Liberalizzazioni: si poteva fare di più
Liberalizzazioni: tutti contenti? Non proprio. Non solo sono in agitazione diverse categorie che da oggi incrociano le braccia, ma dalle stesse associazioni dei consumatori le valutazioni sulla portata dei provvedimenti sono piuttosto articolate: porteranno risparmi – questa l’indicazione generale – ma non tanto quanto si poteva.
Adusbef e Federconsumatori danno un giudizio complessivamente positivo anche se affermano che “si poteva fare di più”. “Comunque i processi di liberalizzazione e di modernizzazione avranno a regime ricadute positive – sostengono Elio Lannutti e Rosario Trefiletti – sia per quanto riguarda il miglioramento della qualità dei servizi sia per quanto riguarda maggiore occupazione per le giovani generazioni e sia per i risparmi che le famiglie italiane conseguiranno dalla maggiore competitività di sistema”. Le stime delle due associazioni parlano di 946 euro annui di risparmio per le famiglie, con una prima previsione di riduzione dei costi pari a 116 euro sui carburanti, 184 euro sulle professioni, 247 euro sul commercio, 42 euro sulle farmacie, 114 euro sulle assicurazioni, 48 euro sui trasporti, 86 euro su taxi e servizi pubblici locali, 109 euro sulle bollette dell’energia, e un risparmio pari all’1,5% sul Pil.
Diversa invece la valutazione espressa venerdì da Casper-Comitato contro le speculazioni e per il risparmio (Adoc, Codacons, Movimento Difesa del cittadino e Unione Nazionale Consumatori), per il quale con il ridimensionamento generale dei provvedimenti gli effetti positivi scenderanno da 900 a 465 euro annui a famiglia.
Particolarmente critico il Movimento Consumatori per il quale, afferma il presidente Lorenzo Miozzi, “i pochi interventi significativi sono stati tutti rinviati a decisioni future di future autorità di regolazione. A partire da quella dei trasporti che si dovrà occupare di rete ferroviaria, che rimane intanto a FS, al numero delle licenze taxi da valutare città per città, mentre non sono previste le gare obbligatorie del trasporto ferroviario regionale, oggi tutto in mano a Trenitalia. Anche lo scorporo della rete gas di Snam da Eni non è efficace da ora, ma servirà un ulteriore provvedimento normativo”. Critica anche la valutazione sul settore del credito dove, afferma MC, “il decreto è più limitativo rispetto allo stesso provvedimento dell’ISVAP che vieta alle banche di vendere polizze vita legate ai mutui. Anche sul settore assicurativo, l’analoga presentazione di preventivi non serve a nulla mentre erano altri gli elementi necessari per una maggiore concorrenza, a partire da un effettivo plurimandato degli agenti di assicurazione”. Ancora: “Il Governo Monti – afferma l’associazione – ha deciso di bocciare ancora la class action, l’unico efficace strumento a disposizione dei cittadini contro i grandi poteri dell’economia, lasciando la norma inapplicabile con una finta modifica dell’aggettivo ‘identici’ a ‘del tutto omogenei’”.
Un capitolo a parte meritano i provvedimenti su farmacie e farmaci. Le parafarmacie si scontrano con la mancata uscita dei farmaci di fascia C dalle farmacie. Dice il Movimento nazionale liberi farmacisti (MNLF) che il provvedimento del Governo “non aumenta la concorrenza nel settore”. “Il positivo aumento del numero delle farmacie, che dovremmo verificare se resisterà durante il passaggio parlamentare perché già oggetto di attacco da parte della corporazione dei titolari di farmacia, non è sufficiente per aumentare la concorrenza nel settore – afferma il Movimento – La raccomandazione di alcune settimane fa dell’Antitrust favorevole alla liberalizzazione dei farmaci di fascia C non è stata ascoltata dal Governo e così le raccomandazioni di numerose Associazioni dei consumatori. I vantaggi in termini economici per i consumatori non ci saranno”.
L’ANPI (Associazione nazionale parafarmacie) è tranchant: “ Dopo 5 anni è prematuramente scomparsa la parafarmacia. Ne danno il triste annuncio i titolari di parafarmacia”.
Messa così la questione della liberalizzazioni nel mondo farmaceutico è meglio che l’art 11 del “cresci Italia” venga trasformato in una delega al governo per un Decreto legge che entro 30-60 gg stabilisca la tipologia di liberalizzazione che più serva a consentire una riduzione dei costi dei farmaci: questo deve interessare al PD che continui coerentemente con la politica delle lenzuolate di bersani una liberalizzazione che tutti riconoscono di successo.
la fascia C fuori dalle farmacie?
allora tanto vale dire: “tutte le 18000 farmacie italiane chiudono subito e al loro posto delle strutture che chiamiameremo per convenzione parafarmacie!”
Già l’aumento attuale di 5000 farmacie è un’ecatombe molte farmacie soprattutto nei centri storici dove hanno in media ci sono1000 abitanti per farmacia.
Mente sapendo di mentire chi dice che all’estero è diverso.
-Gran Bretagna: 1 farmacia ogni 4700 abitanti ed è il paese più “liberale”
-Germania: 1 farmacia ogni 3800 abitanti
-Francia: 1 farmacia ogni 2500 abitanti e stanno cercando in tutti i modi di ridurne il numero
in italia saranno 1 ogni 2200 abitanti cioe’ una manovra indegna.