Legambiente, Pendolaria: boom Alta Velocità mentre i treni regionali arrancano
Ai grandi successi dell’Alta Velocità, che in undici anni ha visto un aumento dell’offerta di oltre il 400%, fa da contraltare un trasporto regionale che arranca e rimane difficile, anche perché si sono ridotti i treni intercity e i collegamenti a lunga percorrenza. Dal 2010 a oggi i pendolari hanno dovuto subire aumenti tariffari pari al 17,8%, un calo del 6,5% dei treni regionali e del 15,5% dei treni intercity. L’Alta Velocità arriva poco al Sud, dove circolano meno treni che in Lombardia, più lenti e più vecchi. Ma “dove si investe cresce la voglia di spostarsi in treno”. A dirlo è Legambiente nel rapporto annuale Pendolaria sul trasporto ferroviario in Italia.
“La mobilità su ferro vede muoversi ogni giorno 5,51 milioni di persone In Italia, con una crescita del numero complessivo dei pendolari, ma aumentano anche le differenze tra le varie regioni e quelle sulla rete ferroviaria, segnata da una parte dai continui successi dell’alta velocità e dall’altra dai tagli agli intercity e da treni regionali spesso troppo vecchi e lenti”, evidenzia l’associazione ambientalista. Nel 2017 il numero dei pendolari del treno, che usano il servizio ferroviario regionale, è aumentato con una crescita di 11mila passeggeri al giorno (+0,4% rispetto al 2016), mentre il numero di persone che ogni giorno prende le metropolitane nelle sette città in cui è presente il servizio (Milano, Roma, Napoli, Torino, Genova, Brescia e Catania) ha visto un aumento di 22mila viaggiatori giornalieri (+0,6% rispetto al 2016, stesso trend in positivo come tra 2016 e 2015). Sono 2milioni e 841mila i passeggeri che usufruiscono del servizio ferroviario regionale, e oltre 2milioni e 672mila quelli che ogni giorno prendono le metropolitane. Per completare il numero di coloro che ogni giorno prendono il treno sui collegamenti nazionali, vanno aggiunte 40mila persone che viaggiano sugli intercity e 170mila tra Frecce ed Italo.
Pendolaria fotografa un’Italia a due velocità. Da una parte ci sono i grandi successi dell’Alta Velocità, con un’ampia offerta di treni tra Salerno, Roma, Firenze, Bologna, Milano, Torino e Venezia e un aumento dell’offerta in meno di 11 anni pari al 435%. Dall’altro c’è la situazione difficile del trasporto regionale, che sconta una riduzione dei treni Intercity e dei collegamenti a lunga percorrenza (-15,5 dal 2010 al 2016) con un calo del 40% dei passeggeri e la diminuzione dei collegamenti regionali (-6,5% dal 2010 al 2016). E poi in alcuni casi c’è il peggioramento del servizio con disagi e disservizi come accade sulla Roma-Lido di Ostia o sulla Circumvesuviana. Negli ultimi anni c’è stata poi la chiusura di oltre 1300 chilometri di linee ferroviarie. In Molise, ad esempio, non esiste più un collegamento ferroviario con il mare: sono scomparsi i treni che dal 1882 collegavano Campobasso con l’Adriatico e con Termoli.
Eppure, prosegue Legambiente, “dove si investe nella cura del ferro il numero dei pendolari cresce e aumenta la voglia di spostarsi in treno, come è accaduto in Lombardia, dove nonostante le difficoltà su alcune linee, si è raggiunta quota 735.000 passeggeri ogni giorno sui treni regionali (con un +3,1% nel 2017 e +24% dal 2009 ad oggi, quando erano 559mila) o in Friuli Venezia Giulia dove si è passati da 13mila a 21.500 i viaggiatori con un aumento del +38%”.
“Cambiare e migliorare la situazione che vivono ogni giorno milioni di pendolari – ha dichiarato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – è una sfida possibile e deve diventare una priorità, non solo per ridurre differenze e recuperare ritardi, ma perché è un grande investimento per il futuro del Paese. Occorre porsi l’obiettivo al 2030 di raddoppiare il numero di persone che ogni giorno in Italia prende treni regionali e metropolitane, per farle passare da 5,5 a 10 milioni. Si tratta di una sfida alla portata di un Paese come l’Italia, che produce vantaggi in termini ambientali e positive ricadute occupazionali, legate sia alla costruzione e manutenzione del parco rotabile che alla gestione della mobilità”.
Fra i dati evidenziati da Pendolaria c’è poi la situazione del Sud Italia. Qui circolano meno treni: le corse dei treni regionali in tutta la Sicilia sono 429 contro le 2.396 della Lombardia. Inoltre i convogli sono più vecchi – con una età media nettamente più alta, 19,2 anni rispetto ai 13,3 del Nord e a quella nazionale di 16,8 – e sono più lenti, sia per problemi di infrastruttura sia perché circolano treni vecchi e non più adatti alla domanda di mobilità. Per non parlare del fatto che l’Alta Velocità si ferma a Salerno e che, “malgrado la continuazione di alcune Frecce verso Reggio Calabria, Taranto o Lecce, il numero in rapporto a quelli che circolano al Centro-Nord di questi treni è insignificante”.
“Se vogliamo cambiare la situazione nelle città italiane – aggiunge Zanchini – dobbiamo rendere competitivo il trasporto pubblico su ferro e la mobilità sostenibile. Le tante storie positive che abbiamo raccolto dimostrano la voglia di cambiamento da parte dei cittadini. La prossima legislatura dovrà affrontare la questione delle risorse per garantire un aumento del servizio, con più treni per dare risposta alla domanda dei pendolari e offrire un’alternativa all’auto, e la realizzazione di nuove linee di metro, tram e ferrovie metropolitane. Perché dal 2002 ad oggi la priorità degli investimenti è andata verso strade e autostrade solo per il 13% alle città, mentre è proprio nelle aree urbane che si concentra la domanda di mobilità delle persone”.
Notizia pubblicata il 17/01/2018 ore 15.57