
Legambiente: dopo legge 68, nuova agenda ambientale per il Parlamento
“Dopo 8 mesi dalla sua approvazione, possiamo dire che la legge sta funzionando”. Ha introdotto così il suo intervento Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente, nel corso della presentazione del libro/rapporto “Ecogiustiza è fatta” realizzato dall’associazione ambientalista. I numeri in effetti sembrano dargli ragione: dal 29 maggio al 31 dicembre 2015, sono stati 947 i reati ambientali contestati e 1.185 le persone denunciate. 118 contestazioni riguardano il delitto di inquinamento, mentre per 30 volte è stato evidenziato il reato di disastro ambientale. 24 milioni di euro è, infine, il valore complessivo dei 229 beni sequestrati. La legge .68/2015 che ha introdotto nel nostro codice penale il Titolo VI bis, dedicato ai delitti ambientali comincia quindi a dare i suoi frutti dando l’avvio ad una nuova stagione per il contrasto delle ecomafie. E c’è chi, commentando i dati raccolti, esprime il rammarico del ritardo nella sua approvazione: “Se in soli 8 mesi sono stati raggiunti questi risultati, cosa sarebbe potuto essere il nostro Paese se i reati ambientali fossero stati riconosciuti già 21 anni fa?”, dichiara Salvatore Micillo, capogruppo M5S della Commissione ambiente della Camera.
Prima della sua approvazione definitiva, le forze dell’ordine e l’autorità giudiziaria per poter fermare gli eco criminali dovevano ricorrere ad articoli e commi che riguardavano tutt’altro. La nuova legge introduce, invece, fattispecie specifiche e una lunga serie di aggravanti e drastiche misure sanzionatorie. A livello regionale, nel Lazio si è concentrato il numero di contestazioni più alto relativo alla legge 68 (134), la Campania conta il numero maggiore di denunciati (137), mentre i sequestri più consistenti si sono verificati in Puglia (28). “Il 2016 è un anno strategico per l’attività legislativa in campo ambientale”, ha sottolineato Rossella Muroni, presidente di Legambiente, che continua: “Finalmente abbiamo la possibilità di approvare nuovi provvedimenti a tutela e valorizzazione dell’ambiente con i quali dare concretezza alle idee di sviluppo sostenibile ed economia legale”. Dello stesso avviso anche Donatella Ferranti, presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, che ha precisato come “dopo molti anni, questa legislatura, per quanto strana possa essere o sembrare, è riuscita a riportare l’attenzione e a produrre norme per temi che sono stati a lungo trascurati”.
Per Legambiente, che ha corso per anni la maratona per l’approvazione delle legge sugli eco reati, non è ancora il momento di sedersi sugli allori. Al contrario, sul tavolo ci sono già 8 proposte da mettere in pratica nel prossimo futuro per rafforzare i risultati raggiunti. Nel dettaglio, l’associazione prevede:
- Formare tutti gli attori coinvolti nell’attività di contrasto agli eco reati sulle disposizioni previste dalla nuova legge;
- Definire linee guida nazionali per l’applicazione uniforme della legge;
- Istituire un fondo nazionale presso il Ministero dell’Ambiente da utilizzare per bonificare i siti orfani;
- Potenziare l’attività d’indagine sugli eco reati;
- Approvare il progetto delle Agenzie regionali protezione ambiente;
- Approvare una legge efficace per il consumo del suolo;
- Calendarizzare la discussione del testo sulle agromafie;
- Lavorare per la definizione dei delitti contro gli animali.
“Si tratta di un pacchetto di misure e provvedimenti contro le illegalità ambientali, attuabili in questa legislatura che consentirebbe di rafforzare il quadro normativo a sostengo della riconversione ecologica del nostro Paese. Dopo i primi due anelli (legge sugli eco reati e Collegato ambientale) serve completare la catena”, ha concluso Ciafani.
