Dove trovare le risorse per evitare l’aumento dell’Iva? Sul tema è intervenuto oggi il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, dichiarando a Radio 24 che “entro fine mese bisogna trovare 1 miliardo per evitare l’aumento dell’Iva”, ma che “non si può evitare di aumentarla per sempre” anche perché è “l’Europa che ci chiede di spostare le tasse dalle persone alle cose”. Si apre dunque un nuovo fronte caldo, anche perché le associazioni dei consumatori da tempo chiedono di non ritoccare l’Iva all’insù, pena una nuova contrazione dei consumi.
Il Codacons si appella direttamente alla Costituzione italiana che, spiega l’associazione, all’articolo 53 stabilisce che “il sistema tributario dovrebbe essere ‘informato a criteri di progressività’ e non basato su imposte proporzionali, e quindi per loro natura inique, come l’Iva”, afferma l’associazione, per la quale negli ultimi venti anni “si è ridotta l’Irpef, l’unica imposta realmente progressiva, attenuando la sua progressività (a puro titolo di esempio dal 1992 al 1997 l’aliquota massima era al 51%, poi è scesa al 45,5, poi 45% e dal 2005 è al 43%, aliquota che negli anni ’80 era addirittura al 65%) e si sono aumentate tutte le imposte proporzionali che colpiscono il cittadino indipendentemente dal suo reddito e dalla sua capacità di spesa: Iva, acqua, imposte locali, rifiuti, trasporti, canone Rai, pedaggi autostradali, accise sui carburanti, multe, imposte di bollo ecc ecc. E’ per questo che il ceto medio è ora sul lastrico ed i consumi sono crollati”.
Quale dunque la ricetta dell’associazione? “Basterebbe stabilire, per almeno 3 anni, di portare l’aliquota massima Irpef dal 43% al 48% sopra i 90.000 euro e al 53% sopra i 150.000. Secondo quanto sostenuto dall’allora ministro Tremonti, arriverebbero nelle casse dell’erario 3,7 miliardi che potrebbero essere destinate a ridurre la pressione fiscale sulle famiglie che non arrivano alla terza settimana del mese”.
Cancellazione dell’aumento dell’Iva: questa la richiesta di Federconsumatori e Adusbef, per le quali il provvedimento in programma da ottobre “avrà effetti disastrosi sull’intera economia. A pagarne le conseguenze più gravi saranno le famiglie, specialmente quelle a reddito fisso, che dovranno far fronte a costi sempre più elevati”.
Secondo l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori le ricadute di questa operazione saranno complessivamente di 207 euro annui a famiglia (pari ad un aggravio di circa +0,85% del tasso di inflazione). “Nel dettaglio, a causa dell’incremento dell’Iva, dell’aumento dei costi di trasporto e dei maggiori costi energetici di impresa, le ricadute per una famiglia saranno pari, nei seguenti settori, a: +81 euro nel settore dell’abbigliamento, +25 euro in quello calzaturiero, +12 euro per vini e liquori. Per non parlare, inoltre, delle ripercussioni sui costi dei carburanti, stimabili in un aumento di 1,7 centesimi al litro”.


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