I social non sono tutti uguali e gli italiani lo sanno bene, tanto che verrebbe da dire che ogni piattaforma svolge una funzione precisa nella nostra vita quotidiana. Ma quali sono le motivazioni profonde che ci spingono ad usare i social? Per quale ragioni ne scegliamo uno, piuttosto che altri? Quanto siamo influenzati dalle campagne di ADV? E quanto invece ci condizionano i cosiddetti influencer? Si tratta di interrogativi che definiscono con più precisione il profilo degli utenti-consumatori che si muovono in maniera sempre più disinvolta nel contesto “socialmediatico” a cui tutti noi apparteniamo.

Tanto per cominciare, secondo quanto rilevato nell’indagine “Italiani e Social Media”, realizzata da Blogmeter, esistono due tipologie di social: quelli di cittadinanza e quelli funzionali.

Ci sono social che usiamo più volte a settimana: questi sono i social di cittadinanza, che contribuiscono a definire le nostre identità di relazione. Tra questi, Facebook si conferma il maggiore rappresentante per l’84% degli intervistati. Altri rilevanti social di cittadinanza sono YouTube e Instagram – che cresce di ben il 6% rispetto all’anno passato (da 40% a 46%). Estremamente rilevante per le relazioni social è WhatsApp, che passa dal 91% al 94% di utilizzo quotidiano: per i consumatori WhatsApp è un social alla pari di altri, e non viene considerato un mero servizio di messaggistica.

Ci sono poi i social funzionali, che utilizziamo saltuariamente poiché soddisfano un need specifico e in questo caso, secondo i risultati della ricerca svolta da Blogmeter, i principali sono Trip Advisor e Facebook Messenger – i quali crescono entrambi del +4%, rispetto alla cifra registrata l’anno scorso. Le aziende che utilizzano i social media come strumento di lavoro devono quindi decidere quando porsi nella veste di “compagni di strada” degli utenti e quando invece diventare dei risolutori di bisogni specifici, se vogliono parlare con efficacia ai loro consumatori.

Quali sono le principali attività alle quali ci si dedica in prevalenza sui social? Dalla ricerca emerge una polarizzazione: il 42% degli intervistati dichiara di limitarsi a leggere contenuti altrui, il 13% dichiara di scrivere prevalentemente propri post originali, senza particolare attenzione ai post delle altre persone. Il restante 45% legge, scrive o commenta.

Interessante è anche il rapporto che gli utenti dei social hanno con le inserzioni pubblicitarie che compaiono sulle pagine durante la navigazione. L’advertising su Facebook e Instagram è considerato utile come fonte di stimoli rispettivamente per il 26% e il 33% degli intervistati. È interessante notare, come su questi social molti utilizzatori tendano a non distinguere l’ADV dai contenuti organici (ciò vale per 1 intervistato su 3).  Decisamente più critica la percezione dell’advertising su YouTube, considerato fastidioso dal 75% degli intervistati.

Ad essere più tolleranti rispetto all’ADV sui social sembrano essere soprattutto i giovani: per il 37% di coloro che hanno tra i 15 e i 24 anni, la pubblicità su Facebook e Instagram risulta utile e il 5% ha ammesso di aver acquistato prodotti perché visti sui profili social di una Social Icon. I giovanissimi preferiscono comunicare con le aziende utilizzando servizi di messaggistica istantanea, in misura decisamente maggiore rispetto ad altre fasce d’età: un’ennesima riprova del fatto che per loro il digitale è “la” forma di relazione sociale e non “una delle tante forme”.

L’e-commerce risulta fortemente correlato all’uso dei social: coloro che acquistano più frequentemente online sono tra i più frequenti utilizzatori dei social network. Rispetto all’anno passato cresce la quota di utenti che dichiara di acquistare cosmetici e prodotti per la persona (+6%), prodotti per animali domestici (+4%), pasti consegnati a domicilio (+3%) e articoli per bambini (+3%). Quest’anno Blogmter ha voluto indagare le propensioni per il futuro, da cui è emersa un’evidenza molto interessante: il 50% degli intervistati ritiene che incrementerà i propri acquisti online nell’anno a venire.


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