Era il 30 aprile del 1986 e in quel giorno l’Italia si affacciò per la prima volta sulla rete Internet. Butterfly Gateway, così si chiamava il computer da cui partì il collegamento che metteva in comunicazione il Centro Universitario per il Calcolo Elettronico di Pisa con la stazione di Roaring Creek in Pennsylvania. Oggi, per tutta la giornata, l’Italia festeggia il suo Internet Day, dedicando una serie di eventi alla rivoluzione mediatica della nostra epoca. Già un mese fa, il premier Matteo Renzi, cogliendo l’occasione data dal compleanno della Rete in Italia, aveva annunciato il primo bando di gara sulla banda ultra larga: “Sarà il primo di una serie di bandi con i quali portare a tutti i cittadini entro il 2020 la connessione a Internet ad alta velocità”. Nonostante, infatti, di Internet e del suo sconfinato mondo di App e collegamenti virtuali nessuno possa fare realmente a meno, l’Italia resta uno tra i paesi con il più evidente gap digitale sia su scala europea, sia su scala mondiale.
Ad oggi, infatti, l’Italia si trova al 25esimo posto tra i 28 paesi dell’Unione Europea registrando un livello di copertura della connessione dati da postazione fissa del 20% contro il 62% della media UE e di conseguenza un digital divide doppio rispetto a quello europeo e con situazioni regionali, specie aree rurali, che arrivano al 100% (dati Adoc). Riguardo alle connessioni a banda ultra larga la situazione è ancora più critica: considerando il livello di penetrazione, solo il 4% delle famiglie utilizza connessioni superiori a 30 megabit al secondo (contro il 26% dell’Ue-28) e praticamente nulle sono le connessioni superiori a 100 mbps (9% nell’Ue-20). L’Italia oggi arranca a una velocità media di connessione di 5,4 Mbps rispetto ai 17,4 Mbps della Svezia, numero uno in Europa, ed ai 20,5 Mbps della Corea del Sud, numero uno al mondo.
Questi numeri fotografano il grave ritardo Italiano nella diffusione della banda ultra larga, che invece è fondamentale per portare i servizi della PA digitale in Rete e per consentire alle PMI di scommettere di più sull’e-commerce per aumentare l’export. La media Ue alla voce “shop online” è del 63%, per l’Italia 35%; l’accesso ai contenuti audiovisivi on demand in Italia è al 20%, media Ue al 40%; il selling online vede una media Ue al 15%, in Italia meno del 5%, in Germania oltre il 25%, in Lituania al 20%.
Il mondo della società civile organizzata sta intendo provando a smuovere dal basso le coscienze dei cittadini, in modo da spingere il Governo verso azioni rapide che vadano verso una maggiore efficienza della connessione del Paese sia a livello interno che con il resto del mondo, dove la concorrenza diventa sempre più aspra. “Occorre necessariamente procedere ad una effettiva digitalizzazione del Paese e ad una conseguente alfabetizzazione digitale dei cittadini. A beneficio di tutte le componenti sociali e economiche del Paese. Internet è un’opportunità ed un diritto e si deve agire in modo da garantirlo”, dice Roberto Tascini, presidente di Adoc. “L’avvento del web è stato una rivoluzione ma molti passi devono ancora essere fatti in Italia per farlo diventare un vero e proprio motore di sviluppo del Paese”.
Per gli amanti delle petizioni (chiaramente online) su change.org è possibile aderire al Manifesto di “Campioni Digitali”, un movimento aperto presente in tutti i paesi UE-28 che in Italia sostiene la diffusine di Internet ultra veloce e un aumento del livello di digitalizzazione di tutti. Non rimane altro che restare connessi per vedere a quale velocità riusciremo a viaggiare sulla Rete nei prossimi 30 anni.


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