Italia ancora in deflazione: lo conferma l’Istat secondo cui a maggio l’inflazione è cresciuta dello 0,3% su aprile ma è calata dello 0,3% rispetto a maggio 2015. Il fatto che l’Italia sia ben lungi da una ripresa dei prezzi è dimostrato dai dati sui capoluoghi di regione: ben 13 città sono ancora in deflazione sulle 19 di cui sono calcolati gli indici generali. “Persino a Bolzano, che si conferma la città più cara d’Italia, i prezzi segnano solo un +0,2%. E’ indicativo il dato di Milano, motore economico del Paese, dove si registra il record della deflazione” commenta Massimiliano Dona Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Nonostante un aumento dei prezzi mensile che non si registra dal febbraio 2015 (+0,4%), l’Italia resta in deflazione. E questo perché, nonostante l’azione della Bce, la domanda non decolla. Per questo occorre che alla politica monetaria accomodante si aggiunga una politica fiscale che miri a restituire capacità di spesa al ceto medio e alle famiglie più in difficoltà” dichiara Dona.
L’Unione Nazionale Consumatori ha stilato la classifica dei capoluoghi di regione dove, grazie alla deflazione, si risparmia di più. Il record spetta a Milano, dove l’abbassamento dei prezzi dell’1% consente ad una famiglia di 4 persone di risparmiare 490 euro su base annua in termini di riduzione del costo della vita. Al secondo posto Ancona, con una deflazione dello 0,7% ed una minor spesa di 287 euro. Al terzo posto Bari, dove una tradizionale famiglia di 4 componenti risparmierà 283 euro.
In testa alla classifica delle città più care d’Italia, Bolzano, dove l’inflazione dello 0,2% si traduce in un aggravio di spesa, per una famiglia di 4 persone, pari a 111 euro su base annua. Seguono, sempre in termini di aumento del costo della vita, Trieste, dove l’inflazione dello 0,2% si traduce in un aumento del costo della vita pari ad 85 euro e Napoli (inflazione +0,2%, + 70 euro).
Tra la città più cara, Bolzano, e quella meno cara, Milano, si determina una differenza annua, in termini di spesa, pari a 601 euro (490+ 111).
Secondo Federconsumatori e Adusfeb siamo ben lontani da una vera ripresa che ha bisogno di una svolta del mondo del lavoro. “È fondamentale che il Governo avvii ogni sforzo necessario per una ripresa seria e duratura del mercato del lavoro, che rimetta in moto la domanda interna e l’intero apparato produttivo – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef – E’ indispensabile convogliare tutte le risorse pubbliche, se necessario ricorrendo alla vendita del 10% delle riserve auree, al fine di realizzare un Piano Straordinario per il Lavoro che preveda congrui investimenti per:

  • sviluppo tecnologico e la ricerca;
  • opere di messa in sicurezza di scuole e ospedali;
  • modernizzazione di infrastrutture, reti e trasporti;
  • avvio di un programma per lo sviluppo e la valorizzazione dell’offerta turistica nel nostro Paese.

“È chiara la necessità di dare prospettive alla nostra economia e ai tanti giovani disoccupati, soprattutto al Sud. Non dimentichiamo che, attualmente, l’unica fronte di sostentamento per questi ultimi sono le famiglie, con un aggravio di circa 400-500 euro al mese”.
Coldiretti punta il dito contro i prezzi alimentari: mentre salgono quelli allo scaffale, pagati dai consumatori (+0,2%), crollano quelli nelle campagne italiane (-18% per il grano duro, -24% per il latte in stalla, -38% per l’olio di oliva), e i compensi agli allevatori non coprono più neanche i costi dell’alimentazione del bestiame.


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