Ancora numeri negativi sul fronte del lavoro, con tassi di disoccupazione record dal 1977 e un peggioramento rispetto ai dati di  ottobre: a novembre, stima l’Istat, il tasso di disoccupazione è pari al 12,7%, in aumento di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali e di 1,4 punti nei dodici mesi. Il tasso di disoccupazione si attesta al 41,6% fra i giovani. Preoccupati i Consumatori che sottolineano la drammaticità della situazione.
Il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 254 mila, aumenta dell’1,8% rispetto al mese precedente (+57 mila) e del 12,1% su base annua (+351 mila). La crescita tendenziale della disoccupazione è più forte per gli uomini (+17,2%) che per le donne (+6,1%).
Nelle fascia giovanile, i disoccupati tra i 15-24enni sono 659 mila. L’incidenza dei disoccupati di 15-24 anni sulla popolazione in questa fascia di età è pari all’11,0%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e in aumento di 0,4 punti su base annua. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero la quota dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 41,6%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 4,0 punti nel confronto annuale.
Quelli resi noti dall’Istat sono “dati drammatici che lasciano percepire chiaramente la situazione di profonda e perdurante crisi che famiglie ed imprese vivono da tempo – affermano Federconsumatori e Adusbef – Una vera e propria spirale depressiva, fatta di perdita del potere di acquisto, caduta dei consumi (-8,1% solo nel biennio 2012-2013), contrazione della produzione, chiusura di esercizi commerciali ed aziende, perdita del lavoro e aumento della cassa integrazione”.
“È ora di smetterla. Ogni volta che si discute di occupazione, oltre a sentire le solite proposte inefficaci, si parla della cancellazione di articoli e diritti. Vogliamo sentir parlare, piuttosto, di rilancio e investimenti”, dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti Federconsumatori e Adusbef, che chiedono investimenti per il lavoro, lo sviluppo tecnologico e la ricerca, tagli agli sprechi e alle inefficienze, lotta all’evasione fiscale e riduzione della tassazione sui redditi fissi.
Per il Codacons “questi dati drammatici sono angoscianti per tutti i disoccupati che stanno cercando un posto di lavoro e che  vedono sempre più ridursi le loro speranze” e rappresentano “la triste dimostrazione che quanto fatto finora per aiutare le imprese, fin dal decreto Salva Italia, sotto forma di riduzioni di Irap, di aiuti alla crescita economica (Ace), di modifica dell’art. 18 e delle regole del mercato del lavoro, di incentivi per assumere giovani, non sono serviti a nulla. Così come, purtroppo, non servirà a niente la riduzione del cuneo fiscale. Il costo del lavoro e le troppe tasse, infatti, sono certo un problema importante per le imprese, ma non tanto quanto la mancanza totale di ordinativi – spiega l’associazione – Fino a che le imprese non avranno il Lavoro, quello con la L maiuscola, ossia fino a che non torneranno a vendere i loro prodotti alle famiglie, non ci sarà alcuna speranza di uscita dal tunnel della crisi, salvo per le poche imprese che puntano sulla domanda estera ed esportano i loro prodotti. Insomma la soluzione dei problemi delle imprese ci sarà solo con la soluzione dei problemi delle famiglie ridotte sul lastrico e costrette a ridurre al minimo i loro consumi, soluzione che non può certo arrivare fingendo di abbassare una tassa come l’Imu, per poi riprendersi i soldi due volte, una con l’Iva che, non a caso, ha  4 miliardi di gettito come l’Imu, ed una con la Tasi”.


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