Istat: giù propensione al risparmio (siamo ai livelli del 1995)
Nel 2011 la propensione al risparmio delle famiglie si è attestata al 12%, il valore più basso dal 1995, con una diminuzione di 0,7 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Lo comunica l’Istat nel rapporto su “Reddito e risparmio delle famiglie”. Nel quarto trimestre, aggiunge l’Istituto, la propensione al risparmio è stata pari al 12,1%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, ma più bassa di 0,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2010.
Quanto al potere d’acquisto, l’Istat rileva che, alla luce dell’inflazione, nel 2011 esso è diminuito dello 0,5%, nonostante un aumento del reddito disponibile in valori correnti pari al 2,1% mentre nell’ultimo trimestre del 2011 è diminuito dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e del 1,9% rispetto allo stesso periodo del 2010. Il reddito disponibile, invece, ha registrato un aumento dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e dell’1,1% rispetto allo stesso periodo del 2010.
“Non è possibile continuare a passeggiare lungo quello che sempre di più appare come un baratro nel quale tantissime famiglie sono precipitate o rischiano di precipitare” commenta Pietro Giordano, segretario generale di Adiconsum che chiede al Governo, e alla maggioranza che lo sostiene, l’immediata trasformazione in decreto legge del disegno di legge sul default dei consumatori; il taglio delle accise sui carburanti e l’istituzione dell’Iva mobile; il varo di una reale riforma fiscale che tagli le aliquote IRPEF dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, utilizzando le risorse recuperate con la lotta all’evasione fiscale e con l’aumento dell’IVA; la cantierizzazione immediata di opere pubbliche capaci di iniettare risorse per lo sviluppo e creare occupazione diretta e da indotto produttivo.
“Ormai non si può neanche più parlare di “propensione al risparmio”, ma solo di “propensione”. È rimasta solo quella, nei desideri degli italiani” dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti Federconsumatori e Adusbef che aggiungono: “Le famiglie difficilmente riescono ad arrivare a fine mese, figuriamoci se riescono a mettere da parte qualche risparmio”.
“Basterebbero questi dati, sommati a quelli della brusca frenata dei consumi (come emerge anche dai dati odierni della Confcommercio, anche se ancora sottostimati a nostro parere) e delle vendite a rate, ed a quelli sulla disoccupazione, per destare l’allarme del Governo, che si dovrebbe decidere ad intervenire seriamente su questo versante. È urgente, infatti, avviare misure per risollevare il potere di acquisto delle famiglie e per rilanciare gli investimenti per lo sviluppo tecnologico e la ricerca. Oltre, ovviamente, ad un tassativo ripensamento sull’aumento dell’IVA a settembre. Si tratta di operazioni indispensabili se si vogliono evitare ulteriori danni all’economia ed ai bilanci delle famiglie” concludono i Presidenti.
Secondo la Cia “quasi 10 milioni di famiglie oggi riempiono di meno le buste della spesa, spesso perdendo anche in qualità del prodotto. Una situazione che non sembra destinata a cambiare quest’anno, visto che le difficoltà economiche delle famiglie restano forti, e certo non aiuta né il salasso giornaliero per il pieno né i rincari sul carrello della spesa (più 4,6 per cento a marzo) né il previsto nuovo aumento dell’Iva”. La Confederazione è pessimista anche per le prossime festività pasquali: “le tavole saranno un po’ più vuote, anche se non meno care, con un calo stimato delle quantità acquistate tra il 5 e il 7 per cento. Ma senza interventi per le famiglie che possano aiutare la ripresa dei consumi, prima di tutto quelli alimentari -conclude la Cia- non ci può essere certo l’auspicata ripresa dell’economia e del Paese”.