Inquinamento, Parlamento Ue: nuovi limiti su emissioni gas serra di auto e furgoni
Il Parlamento europeo ha approvato nuovi limiti sulle emissioni di gas serra di automobili e furgoni, insieme a misure per affrontare l’impatto sociale del passaggio a basse emissioni di carbonio. I deputati europei hanno approvato ieri in via definitiva (con 521 voti favorevoli, 63 contrari e 34 astensioni) il testo legislativo che va ora adottato formalmente dal Consiglio Ue. La riduzione delle emissioni di CO2 deve essere del 37,5% per le automobili nuove entro il 2030 – un obiettivo più alto rispetto al 30% proposto dalla Commissione europea. E del 31%, entro la stessa data, per i nuovi furgoni.
Il settore dei trasporti è l’unico settore dell’UE che non ha registrato un calo significativo delle emissioni di gas serra dal 1990, dice il Parlamento europeo. I dati dell’Agenzia europea dell’ambiente mostrano che, tra tutti i mezzi di trasporto dell’Ue, quello su strada genera la quota maggiore di emissioni di gas a effetto serra (72,9% nel 2016), ed è responsabile di circa il 20% delle emissioni totali di gas serra dell’Unione europea.
Il nuovo provvedimento considera anche l’impatto della transizione a basse emissioni di carbonio e prevede il pagamento di una indennità da parte dei produttori le cui emissioni medie superano i limiti. Entro il 2023, la Commissione europea dovrà valutare se destinare o meno tali importi a un fondo specifico per la transizione verso una mobilità a emissioni zero e per sostenere la formazione dei lavoratori del settore automobilistico. La nuova legge prevede che l’intero ciclo di vita delle emissioni delle autovetture sia valutato a livello europeo.
Ha detto la relatrice Miriam Dalli (S&D, MT): “Come Parlamento, ci siamo fortemente battuti per salvaguardare l’integrità ambientale della proposta e apportare reali benefici in termini di salute, protezione consumatori e innovazione per i cittadini europei. Abbiamo raggiunto questo obiettivo nonostante la feroce opposizione dell’industria automobilistica e di alcuni Stati membri che hanno rifiutato di riconoscere le opportunità derivanti da un obiettivo più ambizioso”.
