Inflazione, Istat: a settembre -0,5%. Consumatori: resta stangata per famiglie
Rallenta l’inflazione a settembre ma i rincari dei prezzi continuano ad avere effetti sulle tasche delle famiglie italiane, soprattutto nel comparto dei trasporti, dove gli aumenti sono particolarmente pesanti. Nel mese scorso, l’Istat stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) diminuisca dello 0,5% rispetto al mese precedente e aumenti dell’1,4% su base annua (era +1,6% ad agosto). La stima preliminare era +1,5%.
Il rallentamento dell’inflazione si deve principalmente alla dinamica dei prezzi dei beni alimentari sia lavorati (la cui crescita in termini tendenziali passa da +1,9% a +1,2%) sia non lavorati (da +3,1% a +2,4%) alla quale si aggiunge quella dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +2,8% di agosto a +2,5%) e dei beni energetici non regolamentati (da +9,5% del mese precedente a +9,3%), che tuttavia continuano ad aumentare a ritmi sostenuti.
L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici registrano una decelerazione rispettivamente da +0,8% a +0,7% e da +1,1% a +0,9%.
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dell’1,7% su base mensile, a causa della fine dei saldi estivi di cui il NIC non tiene conto, e dell’1,5% su base annua (da +1,6% rispetto ad agosto). La stima preliminare era +1,6%.
L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, diminuisce dello 0,5% su base mensile e cresce dell’1,3% rispetto a settembre 2017.
“L’inflazione all’1,4% si traduce in una maggiore spesa annua pari a +431 euro per la famiglia “tipo”, spesa che sale a +547 euro all’anno se si considera un nucleo con due figli”, spiega il presidente di Codacons, Carlo Rienzi. “A pesare in particolare sulle tasche dei consumatori è ancora una volta il comparto trasporti, che segna a settembre un incremento tendenziale del +4,1%: ciò significa che una famiglia con due figli spende su base annua +218 euro per i propri spostamenti”.
Secondo l’associazione, a livello territoriale, poi, la Liguria ruba al Trentino Alto Adige lo scettro di regione dove i prezzi aumentano più velocemente: con un tasso all’1,8% una famiglia media residente in Liguria subisce un aggravio di spesa pari a +530 euro annui, mentre un nucleo che risiede in Basilicata, regione dove i prezzi crescono meno (+0,7%), spende appena 170 euro in più all’anno a causa dell’inflazione.
Anche secondo Federconsumatori, il tasso di inflazione a questi livelli comporterà aggravi di circa 414 euro annui che andrà ad accentuare la difficoltà delle famiglie nel far fronte alle spese quotidiane. Una difficoltà dettata, nella maggior parte dei casi, dal divario tra l’incremento della spesa e quello, ancora esiguo e insufficiente, dei redditi. “Da un nostro recente studio”, si spiega, “è infatti emerso come dal 2013 al 2018, vi sia stata una crescita del reddito medio del +4,4% (3,8% al netto dell’inflazione), a fronte di un aumento della spesa del +6,4%. La spesa cresce più velocemente del reddito, specialmente per i redditi medio-bassi”.
