Il 2013 sarà ricordato come l’anno dell’abolizione dell’Imu sulla prima casa. Ma qualcuno se lo ricorderà anche per il calcolo piuttosto complicato che ha dovuto fare per determinare la differenza da pagare al proprio Comune. Se, infatti, il Comune in cui viviamo ha aumentato l’aliquota sulle abitazioni principali rispetto a quella di base dello 0,4% stabilita dallo Stato, bisognerà pagare questa differenza entro il 24 gennaio 2014. I Comuni hanno avuto tempo fino al 30 novembre per deliberare le modifiche ed hanno dovuto pubblicarle entro il 9 dicembre.
Quindi la prima cosa da fare è controllare sul sito del Comune se ci sono state variazioni. Se al 9 dicembre non risulta alcuna modifica, non dobbiamo pagare nulla.
Se invece il Comune ha deliberato l’aumento (numerosi capoluoghi e diversi Comuni medio piccoli lo hanno fatto), entro il 24 gennaio dovremo pagare una cifra ottenuta da questo calcolo complicato: il 40% della differenza tra l’Imu calcolata con l’aliquota dello 0,4% e la detrazione base di 200 euro (oltre che 50 euro per ogni figlio convivente minore di 26 anni) e l’Imu calcolata con le aliquote e le detrazioni deliberate dal Comune per il 2013.
Ad esempio chi vive a Milano in una casa con rendita catastale di 500 euro e non ha figli, dovrà pagare una differenza di poco meno di 70 euro. A Roma l’aliquota è stata alzata al 5 per mille.
Ecco un elenco di alcune aliquote aggiornate:
aliquota allo 0,6% nelle città di Agrigento, Alessandria, Ancona, Benevento, Caltanissetta, Caserta, Catania, Catanzaro, Cosenza, Cremona, Crotone, Frosinone, Messina, Milano, Napoli, Parma, Perugia, Piacenza, Potenza, Rieti, Rovigo, Siena, Vibo Valentia.
aliquota allo 0,5% a Belluno, Bologna, Campobasso, Novara, Reggio Emilia, Rimini, Roma, Verona.
aliquota allo 0,55% ad Avellino, Foggia, Forlì, Terni, Verbania.
aliquota allo 0,58% a Genova, allo 0,44% a Grosseto, allo 0,56% a Livorno, allo 0,52% a Modena, allo 0,48% a Palermo e Pavia, allo 0,47% a Salerno, allo 0,46% a Teramo, allo 0,45% a Varese, allo 0,575% a Torino.
Per quanto riguarda le seconde case, l’Imu è rimasto e la seconda rata è scaduta il 16 dicembre. Lo Stato ha però concesso maggior libertà ai Comuni nell’equiparare gli immobili all’abitazione principale quindi, prima di pagare, si consiglia di controllare se la classe catastale del proprio immobile è stata equiparata all’abitazione principale: un caso tipico è quello delle case di anziani ricoverati presso una casa di cura o quelle concesse in uso gratuito ai figli.


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3 thoughts on “Imu sulla prima casa, ecco chi pagherà una mini tassa

  1. sti cialtroni,corrotti ed incapaci,che non sono neanche in grado
    di far pagare le tasse a chi e’ disposto a pagarle,da me verranno puniti nel modo che essi piu’ temono:non andro a votare.
    Per il resto vadano all’inferno!!!

  2. Caro Enrico de Maria, l’unico modo per fargli capire che sono dei ladri e che stanno esagerando e’ smettere TUTTI di pagare QUALUNQUE tassa: sciopero generale dei contribuenti. Non andare a votare non serve a nulla.

  3. Quanto è successo con l’Imu,oltre a comprovare che lo Stato Italiano e’ proprio giunto alla frutta,denota l’insicurezza e l’incapacità’ dei nostri governanti.Non trovare circa 380 milioni in un bilancio statale di 800 miliardi,per non far pagare la mini Imu,la dice veramente lunga.Si un gran parlare del taglio del costo della politica,ma di concreto non succede mai niente in questo senso.A noi non resta che agire di conseguenza in occasione delle elezioni.

Parliamone ;-)

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