Il Governo vieta la produzione della "carne coltivata". Animalisti: "scelta antiscientifica e ideologica"

Il Governo vieta la produzione della "carne coltivata". Animalisti: "scelta antiscientifica e ideologica" (foto Pixabay)

Dopo i decreti sull’etichettatura dei prodotti a base di insetti, il Governo interviene nuovamente in tema di alimentazione, questa volta sulla “carne coltivata in vitro. Il Consiglio dei Ministri ha approvato, infatti, un disegno di legge che introduce disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici. Divieto che riguarda sia gli alimenti destinati al consumo umano sia i mangimi animali.

“Abbiamo voluto tutelare la nostra cultura e la nostra tradizione, anche enogastronomica – ha affermato il ministro Francesco Lollobrigida. – Se si dovesse imporre sui mercati la produzione di cibi sintetici, ci sarebbe maggiore disoccupazione, più rischi per la biodiversità e prodotti che, a nostro avviso, non garantirebbero benessere”. In particolare, “viene sancito il divieto di impiegare, nella preparazione di alimenti o bevande, vendere, detenere per vendere, importare, produrre per esportare, somministrare o comunque distribuire per il consumo alimentare, cibi o mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati“.

“In caso di violazione delle norme – si legge in una nota del Consiglio dei Ministri – sono previste sanzioni amministrative pecuniarie da un minimo di euro 10.000 fino ad un massimo di euro 60.000 ovvero fino al 10% del fatturato totale annuo, con l’indicazione comunque di un tetto massimo, oltre alla confisca del prodotto illecito. Si prevedono ulteriori sanzioni amministrative che intervengono sulla possibilità di svolgere attività di impresa, inibendo l’accesso a contributi, finanziamenti o agevolazioni erogati da parte dello Stato, da altri enti pubblici o dall’Unione europea, per un periodo da uno a tre anni”.

Soddisfatta la Coldiretti, secondo cui dietro la carne coltivata in vitro “c’è una precisa strategia delle multinazionali, che con abili operazioni di marketing puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione. La verità è che non si tratta di carne ma di un prodotto sintetico e ingegnerizzato, che non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali – afferma il presidente Ettore Prandininon aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare e, inoltre, non è accessibile a tutti poiché è nelle mani di grandi multinazionali”.

Governo: no alla “carne coltivata” in vitro, il parere degli animalisti

Non sono d’accordo le Associazioni animaliste. Per l’OIPA (Organizzazione internazionale protezione animali) il termine utilizzato – carne sintetica – è una “definizione volutamente erronea atta a suscitare un’ingiustificata repulsione. In realtà si tratta di carne coltivata derivante da cellule, un prodotto alimentare che viene realizzato utilizzando cellule animali”.

 

allevamento

 

Come spiegato anche da Animal Equality, la carne coltivata, conosciuta anche come clean meat (carne in vitro), in quanto non deriva dalla macellazione degli animali, è “un prodotto che replica in laboratorio carne, pesce e uova. La tecnica consiste nel prelevare cellule muscolari e nutrirle con proteine che aiutano la crescita del tessuto. Una volta che il processo è partito, teoricamente è possibile continuare a produrre carne all’infinito, senza aggiungere nuove cellule da un organismo vivente”.

Secondo il parere delle Associazioni Animal Equality, Animal Law Italia, Essere Animali, LAV e LNDC, quella del Governo è “una scelta ideologica, sostenuta da tesi faziose e da una comunicazione allarmistica e antiscientifica, che non punta alla tutela reale dei consumatori ma a quella del comparto zootecnico tradizionale e intensivo. Il risultato di un simile divieto sarà solo quello di frenare la ricerca e la competitività italiana in un nuovo settore, lasciando indietro il nostro Paese in mercati che in futuro avranno un’enorme rilevanza globale, offriranno possibilità di crescita economica e posti di lavoro”.

“Tutelare un settore produttivo ostacolando o vietando lo sviluppo di un altro rappresenta una grave limitazione alla libertà di scelta dei cittadini. Inoltre, se per la carne coltivata si prospetta una grossa crescita a livello globale, la posizione attuale del Governo non si dimostra certo lungimirante per l’Italia. Oggi la scienza e le aziende ci stanno offrendo un’alternativa più sostenibile agli allevamenti intensivi, ma il Governo sembra voler rimanere ancorato a un sistema che sa solo di passato, inefficiente e insostenibile dal punto di vista ambientale”, dichiarano le associazioni in un comunicato congiunto.

Le Associazioni riportano, quindi, i risultati di un sondaggio commissionato da Good Food Institute Europe , secondo cui gli italiani sono tra i cittadini più ricettivi in Europa, con il 55% degli intervistati interessati ad assaggiarla, percentuale che sale al 72% nella fascia più giovane della popolazione.

“Il motivo principale per farlo è proprio l’interesse a ridurre l’impatto ambientale del cibo – spiegano. – La carne coltivata offre infatti la possibilità di consumare un alimento simile alla carne in commercio attualmente, prodotto con un processo più sostenibile e meno inquinante rispetto agli attuali allevamenti intensivi. E, aspetto più importante, risparmierebbe la vita di milioni di animali. Uno studio pubblicato anche sul sito della Commissione europea rimarca che se tutta la carne prodotta in UE venisse rimpiazzata con carne coltivata, le emissioni di gas serra e il consumo di suolo e acqua diminuirebbero rispettivamente del 98,8%, 99,7% e 94%”.

Per quanto riguarda, invece, la questione “salute“, gli Animalisti sostengono che “la carne coltivata offre sostanziali vantaggi, perché porterebbe a un uso minimo o pari a zero di antibiotici. Inoltre l’ambiente sterile in cui viene prodotta riduce la possibilità di esposizione ad agenti patogeni, oggi inevitabile con le carni derivanti da allevamento e macellazione degli animali”. Certo è che la carne coltivata non arriverà sulle nostre tavole dall’oggi al domani, pertanto – spiegano ancora le Associazioni – “non saranno affatto messi a rischio i cittadini, visto che deve passare severi processi di validazione“.


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