Il Fatto Alimentare: fino al 15% di carne bovina è trattata con sostanze vietate
Sostanze vietate nella carne bovina. Fino al 15% della carne bovina italiana è trattata con steroidi anabolizzanti, corticosteroidi e altre sostanze vietate: è quanto emerge da un monitoraggio fatto dall’Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta che Il Fatto Alimentare è riuscito a visionare. Secondo il monitoraggio commissionato dal Ministero della Salute, fino al 15% della carne bovina italiana è tratta con sostanze vietate quali appunto anabolizzanti e corticosteroidi. Tale percentuale è frutto di indagini condotte con test istologici e metodi biologici alternativi a quelli chimici, che di solito danno risultati più tranquillizzanti.
Come spiega il Fatto Alimentare (dal quale è tratta la tabella a lato) dai rilevamenti fatti in 18 Regioni “risulta che 72 bovini rispetto ad un totale di 514 sono stati classificati come “sospetti” per la presenza di corticosteroidi. Per quanto riguarda il trattamento illecito con ormoni steroidei sessuali i casi “sospetti” sono stati 12 rispetto a un totale di 576 capi esaminati. L’ultimo dato riguarda i casi “dubbi” per trattamento illecito a base di corticosteroidi: 74 su 512 capi”.
“La questione non è nuova – spiega la testata specializzata –Possiamo dire tranquillamente che il trattamento illecito dei bovini è una costante negli ultimi 40 anni non solo in Italia ma anche in Europa”. Alla fine della relazione si trova scritto: “Dall’attività di controllo svolta dalle 18 Regioni aderenti al piano, emerge che il superamento della soglia di positività fissata coinvolge rispettivamente tre regioni nel caso dei tireostatici, sei regioni nel caso degli steroidi sessuali e 15 regioni nel caso dei corticosteroidi”. Negli ultimi cinque anni, inoltre, la positività ai corticosteroidi è costantemente aumentata e questo, anche se notevole, “è probabilmente dovuto al progressivo miglioramento del sistema di monitoraggio. Questo concetto è importante, ma indica che quasi il 15% dei capi presenti negli allevamenti italiani ha subito trattamenti illeciti negli ultimi 5 anni, anche se probabilmente il sistema va avanti da sempre e non è mai stato interrotto”, spiega ancora il Fatto Alimentare, per il quale i controlli devono proseguire e i risultati devono essere resi noti.
Conclude il direttore della testata Roberto La Pira: “Questi controlli devono proseguire e i risultati vanno comunicati al grande pubblico solo così si potrà moralizzare il mercato. Occorre inoltre denunciare le aziende agricole abituate ad usare trattamenti illeciti visto che nella stragrande maggioranza dei casi non vengono “pizzicate”. Solo in questo modo si valorizza il lavoro degli allevatori onesti che, avendo in fase di macellazione rese inferiori, subiscono la concorrenza sleale degli allevatori furbi. Dire no ai trattamenti illeciti salvaguarda anche il buon nome e la qualità della carne made in Italy”.