Torna la rubrica HC Istruzioni per l’uso con un approfondimento sul packaging alimentare.

Packaging intelligente, tecnologico, rispettoso dell’ambiente, sostenibile e trasparente per il consumatore. Ma anche packaging in grado di comunicare pienamente l’identità del brand e i valori di cui questo è portatore. Ancora: packaging capace di allungare la vita del prodotto sullo scaffale e di contribuire alla lotta allo spreco alimentare. Sono tantissime le funzioni che l’imballaggio, con le sue mille e più declinazioni, porta con sé. Un settore in pieno fermento, diventato veicolo d’innovazione che si gioca su nuovi materiali, tecnologie a basso consumo energetico, soluzioni in grado di migliorare la conservazione degli alimenti, unite a tendenze creative e innovative in grado di catturare l’attenzione di un consumatore a sua volta sempre più esigente e tecnologico.

Il packaging alimentare deve, prima di tutto, contenere e conservare il prodotto fino al suo consumo. Oltre a questo, però, passano dal packaging innumerevoli funzioni. A partire dall’appeal che la confezione deve dispiegare per veicolare il messaggio del brand e coinvolgere i consumatori. Interessanti sono, al riguardo, tre nuove tendenze ben sintetizzate da MarkUp e riprese dagli esperti di TrendHunter. Uno è l’audio packaging, con un’interattività basata sulla musica. L’altra è il ricorso alla realtà “aumentata” per dare vita a forme di coinvolgimento del consumatore attraverso smartphone e app. La terza è il packaging creativo e artistico, spesso associati a messaggi dal forte impatto, come è il caso – citato da MarkUp – delle lattine di birra “femministe” Her che riportano il ritratto di figure come Frida Kahlo o Yoko Ono.

Le innovazioni del settore vengono periodicamente premiate dall’Oscar dell’Imballaggio, diventato quest’anno Best Packaging 2017, organizzato dall’Istituto Italiano Imballaggio col patrocinio di Conai, Altroconsumo e Politecnico di Milano. Nell’ultima edizione, quella di maggio, l’Istituto Italiano Imballaggio evidenzia che le esperienze premiate rappresentano “esempi di innovazione in alcuni dei settori di maggior sviluppo e rispondono a precise richieste del mercato e dei consumatori, quali la sicurezza e l’igiene dei prodotti alimentari, la semplificazione nell’utilizzo per il consumatore, il supporto nella lotta allo spreco alimentare, con packaging che allungano la shelf life, l’esigenza di attenzione all’ambiente e alle prestazioni nella logistica di un settore in espansione, come l’ortofrutta, a seguito delle scelte salutiste e vegetariane di una crescente parte della popolazione”.

Fra i premiati (qui l’elenco completo: http://www.istitutoimballaggio.it/wp-content/uploads/2015/06/BEST-PACKAGING-2017_schede-prodotto-1.pdf) c’è ad esempio Bustarame di Aldecarta: si tratta una busta “busta salvafreschezza riciclabile al 100%, con elevata barriera alla luce e con capacità antibatteriche, per il confezionamento dei prodotti freschi da banco, come salumi e formaggi, per la GDO e l’industria alimentare”.

Nella sezione tecnologia un riconoscimento è andato invece a Darfresh Range di Sealed Air, una “confezione sottovuoto “skin”, realizzata con due materiali che avvolgono il prodotto come una seconda pelle”, adatto a unità industriali e unità consumatore di carni rosse, carni lavorate e affumicate, prodotti ittici, tagli di carni avicole, prodotti caseari e piatti pronti, sia congelati che freschi, che estende la durata dei cibi e ne mantiene le proprietà nutrizionali.

Un riconoscimento è poi andato al barattolo riutilizzabile Nutella Embossed di MRSMITH per Ferrero, ideato per permettere il riutilizzo del vaso una volta consumata la Nutella. Si tratta, hanno spiegato dall’Oscar, di “un riconoscimento alla longevità del vasetto di Nutella, aggiornato e attualizzato grazie all’esplicitazione dell’idea di riuso domestico, ottenuta attraverso la lavorazione del vetro e l’introduzione di una capsula icona delle conserve casalinghe”.

E non è solo una questione di stile e d’innovazione. “Il packaging allunga la vita” , evidenzia una ricerca presentata dall’Istituto lo scorso novembre, con un’analisi che mette in stretta correlazione lo spreco alimentare e il ruolo del packaging, come funzione di contrasto allo spreco, in un’ottica di sostenibilità ambientale. Lo studio evidenzia come il packaging possa “ridurre o eliminare le perdite di alimenti, sia che esse avvengano nelle fasi di produzione e distribuzione, prima dell’acquisto, sia nelle nostre case”.

L’ultima frontiera anti spreco, sottolinea la ricerca, è il “packaging intelligente, interattivo e a volte addirittura parlante. Si tratta d’imballaggi dotati di sensori e di dispositivi elettronici in grado di tenere sotto controllo lo stato di freschezza dell’alimento, verificarne le condizioni di conservazione e di informare il consumatore. Ci sono confezioni che reagiscono agli sbalzi di temperatura: se, per esempio, la catena del freddo è stata interrotta e un surgelato è stato scongelato e ricongelato, cambiano colore. E film intelligenti in grado di captare le variazioni del ph e rivelare che un prodotto si sta irrancidendo. O ancora, sensori capaci di rilevare la presenza anomala di ossigeno e denunciare che una confezione sottovuoto è stata manomessa oppure ha saldature difettose”.

Tante dunque le potenzialità del packaging. Le esigenze di comunicazione del brand e il rispetto dell’ambiente chiesto dai consumatori possono andare di pari passo, come evidenzia bene il CelVil, azienda produttrice di packaging personalizzato, che utilizza tecnologie innovative per garantire la massima sicurezza nella protezione e conservazione dei prodotti. Comunicazione e sostenibilità sono infatti messe insieme dall’uso delle bioplastiche, cui si può fare ricorso per gli shopper, nel packaging alimentare – perché grazie al fatto di essere ricavata da sostanze naturali, la bioplastica è un materiale che può stare a contatto con gli alimenti – e per bicchieri, posate e piatti usa e getta.

Il packaging, poi, sta cercando di diventare sempre più “etico”. Che sia un settore in fermento è testimoniato anche dal fatto che si sta dotando di una Carta Etica del Packaging, patrocinata dall’Istituto Italiano Imballaggio. Il packaging infatti “sta vivendo una fase di piena maturità”; come tale, richiede di aprire un percorso di riflessione condiviso per consentirne un’evoluzione nel rispetto dei bisogni del consumatore, dell’utilizzatore, dell’ambiente, della società.

La Carta etica del Packaging – dicono i promotori – vuole essere, quindi, uno strumento di riflessione e d’impegno, attorno al quale convergere. Un documento di principi da condividere per accompagnare il packaging verso un futuro più consapevole. La Carta etica del Packaging si pone come strumento per una “cultura di sistema”: intende mettere in rapporto obblighi e diritti che legano il momento della produzione con quello dell’utilizzo e consumo, soggetti che sono portatori di obblighi e soggetti che godono di diritti e aspettative”. Chi aderisce s’impegna a un imballaggio che risponda a dieci caratteristiche: sia responsabile, equilibrato, sicuro, accessibile, trasparente, informativo, contemporaneo, lungimirante, educativo e sostenibile.


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