Quanto peso hanno i social media nel comportamento assunto dagli utenti della rete? È questo l’interrogativo con il quale si è aperto il terzo panel di discussione del Seminario CESE del 23 e 24 novembre a Madrid. L’osservazione della realtà e diversi studi e ricerche hanno dimostrato che l’”anonimato” garantito dalla rete fornisce a post e commenti casse di risonanza cariche di odio, violenza, xenofobia, sessismo e mobbing che indicono a pensare che ci sia bisogno di un codice di condotta per un uso corretto di Internet.

Non possiamo accettare un digital wild west”, ha dichiarato Luca Jahier, membro del Comitato Economico e Sociale Europeo che ha moderato la tavola rotonda. L’impegno, secondo Jahier deve essere principalmente rivolto verso lo sviluppo di un codice culturale per i social media. “La società civile deve impegnarsi per implementare le best practices che combattono l’odio sulla rete e i cittadini devono fare la loro parte in questa battaglia segnalando i comportamenti criminali”.

Ingrid Broadnig, giornalista e scrittrice austriaca, pone l’accento sugli effetti della disinibizione e dell’odio che si sviluppano sulla rete amplificate dalle cosiddette “camera dell’eco” nelle quali le informazioni, le idee o le credenze vengono amplificate o rafforzate dalla comunicazione e dalla ripetizione all’interno di un sistema definito. All’interno di una camera dell’eco figurativa, le fonti ufficiali spesso non vengono più messe in discussione e le viste diverse o concorrenti sono censurate, non consentite o altrimenti sottorappresentate.

Come si comportano i social media nel contrastare l’incitamento all’odio online? Progressi sono stati fatti: le richieste di rimozione di contenuti che incitano all’odio vengono esaminate con più velocità – nella metà dei casi vengono esaminate nell’arco di 24 ore – e in quasi sei casi su dieci la risposta è la rimozione. Bisogna andare avanti e migliorare le risposte dei social media, specialmente nel feedback di risposta agli utenti.

Il fenomeno è diffuso, se è vero che il 75% delle persone che hanno seguito o partecipato a un dibattito online si è imbattuta in minacce e incitamenti all’odio. Per contrastare tutto questo, il 31 maggio dello scorso anno la Commissione europea e quattro grandi società informatiche – Microsoft, Facebook, Twitter e YouTube – hanno adottato un codice di condotta con una serie di impegni contro l’incitamento all’odio online.

Fra questi, c’è l’impegno di esaminare entro 24 ore la maggior parte delle richieste giustificate di rimozione di contenuti che incitano all’odio, e se del caso di cancellare tali contenuti o di renderli inaccessibili. Le aziende si sono poi impegnate a rafforzare la collaborazione con le organizzazioni delle società civile che segnalano i contenuti che istigano alla violenza, a promuovere “narrazioni alternative indipendenti”, a svolgere presso gli utenti un’opera di educazione e di sensibilizzazione sulle tipologie di contenuti non autorizzati.

 

@ELeoparco

 

Notizia pubblicata il 27/11/2017 ore 17.29


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)