L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni torna a occuparsi di hate speech online. Ed esprime la necessità di unire l’azione dell’intelligenza artificiale – che permette di rilevare in automatico i discorsi d’odio – col necessario intervento umano. Con la valutazione, quindi, affidata a una persona in carne e ossa. Questo il fulcro dell’intervento che il presidente Agcom Angelo Marcello Cardani ha tenuto nel corso della tavola rotonda “Hate Speech and Artificial Intelligence Tools” che si è svolta ieri a Bruxelles.

Ha detto Cardani: “L’Agcom si impegna a includere il rilevamento automatizzato e il monitoraggio dell’hate speech on line in un quadro regolatorio in cui l’Intelligenza Artificiale non sostituisce la valutazione umana nel perseguimento dei crimini di odio ma è limitata alla prevenzione e al monitoraggio”.

Durante l’evento, promosso da Agcom, Ofcom e Facebook, il presidente Cardani ha rimarcato quanto l’Agcom sia consapevole del potenziale e delle opportunità derivanti dall’uso dell’Intelligenza Artificiale nella rilevazione dell’odio razziale online. Per il momento, ha spiegato, le attuali forme di moderazione e supervisione dei contenuti da parte di persone che si occupano proprio di questo sono insufficienti a causa dell’enorme estensione del fenomeno dell’hate speech. D’altra parte, ha detto Cardani, “gli strumenti di Intelligenza Artificiale esistenti necessitano di una messa a punto prima di essere implementati per un’efficace individuazione automatica dei contenuti di incitamento all’odio”.

L’orizzonte in cui si sta muovendo l’Autorità è quello di sviluppare strumenti normativi che comprendano prevenzione e controllo nei confronti dell’hate speech. Già qualche mese fa, l’Agcom si era soffermata sui discorsi d’odio veicolati dai media audiovisivi, preoccupata della possibile correlazione fra hate speech sui media e sui social network e aumento di azioni violente e di aggressioni fisiche. Secondo dati citati allora dall’Autorità, i crimini generati dall’odio e basati su razzismo e xenofobia sono quasi raddoppiati dal 2013 al 2016 e questo alimenta il timore della possibile correlazione fra hate speech sui media e aumento di aggressioni violente.

L’Agcom, ha detto Cardani a Bruxelles, è impegnata “nella promozione di ulteriori ricerche con esperti nazionali e internazionali al fine di sviluppare un pacchetto di strumenti normativi che includa sia strumenti di monitoraggio-prevenzione – che potrebbero essere attuati attraverso iniziative di autoregolamentazione e co-regolamentazione -, sia strumenti tradizionali di comando e controllo per la qualificazione e il perseguimento giudiziario dell’hate speech”.


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