Google, Garanti privacy UE contro il colosso: azione repressiva entro l’estate
I Garanti europei per la privacy si mettono insieme per contrastare il motore di ricerca più famoso della rete: Google. Prima dell’estate le Autorità per la protezione dei dati personali dei 27 Stati membri lanceranno un’azione repressiva nei confronti di Google che si rifiuta di modificare le sue norme sulla privacy, nonostante i ripetuti richiami ad allinearsi alle norme europee. Lo hanno annunciato ieri i Garanti europei che nelle prossime settimane torneranno a riunirsi.In particolare, da marzo 2012, Google applica una nuova policy sulla privacy e una sessantina di regole di utilizzo sono state unificate in una sola, raggruppando le informazioni di numerosi servizi, che un tempo erano separati. A ottobre, dopo approfondite analisi e comunicazioni con il motore di ricerca, i 27 Garanti hanno chiesto “un’informazione più chiara e più completa dei dati raccolti” e dei loro utilizzi, vista anche la scarsa conoscenza degli utenti delle leggi a tutela della loro privatezza.
“L’azione congiunta di tutti i Garanti europei nei confronti di Google mira ad affermare l’esigenza del rispetto della riservatezza dei cittadini europei anche da parte dei Big delle Rete e dalle imprese che operano nel settore delle comunicazioni elettroniche ovunque siano stabilite”. Così Antonello Soro, Garante per la privacy italiano, ha commentato la decisione annunciata ieri. “E’ un’azione importante per salvaguardare non solo i cittadini, ma anche le imprese europee. Nel caso in cui non si riuscisse a far in modo che Google si adegui alle indicazioni delle Autorità di protezione dati – spiega Soro – e non modifichi la sua privacy policy per mettersi in regola con le norme che si è data l’Unione in materia, si determinerebbe infatti una situazione paradossale nella quale le imprese europee, che tutelano maggiormente i cittadini in quanto tenute al rispetto di obblighi rigorosi, sarebbero penalizzate rispetto agli Over the Top, come Google. Tutto ciò potrebbe peraltro portare con sé – conclude Soro – il rischio di far passare tra le imprese l’idea sbagliata e certamente dannosa per l’economia europea, specie nel difficile contesto attuale, che sia conveniente stabilirsi in altre parti del mondo per avere le mani libere e operare senza vincoli”.