Glifosato, inviate 1 mln 300 mila firme per chiederne il bando
Il glifosato non piace ai cittadini europei. In meno di cinque mesi, il tempo più rapido da quanto è stato introdotto questo strumento, l’Iniziativa dei Cittadini europei che chiede di mettere al bando il glifosato ha raggiunto un milione e 300 mila firme che ieri sono state inviate a tutte le autorità degli Stati membri Ue. A questo successo ha contribuito anche l’Italia con la raccolta di oltre 73 mila firme. Fra le richieste dell’Iniziativa, c’è anche quella di riformare il processo di approvazione dei pesticidi e di fissare obiettivi vincolanti per ridurne l’uso nell’Unione europea.
La campagna ICE StopGlyphosate, sostenuta da una coalizione paneuropea di oltre 100 organizzazioni, aveva l’obiettivo di raggiungere un milione di firme entro il 30 giugno scorso per vietare in Europa gli erbicidi a base di glifosato, una sostanza messa in relazione con il cancro negli esseri umani e con il degrado degli ecosistemi; garantire che la valutazione scientifica dei pesticidi per l’approvazione regolamentare dell’Ue si basasse unicamente su studi pubblicati, commissionati dalle autorità pubbliche competenti anziché dall’industria dei pesticidi; fissare obiettivi di riduzione obbligatori per l’uso dei pesticidi al livello dell’Ue.
Ci sono voluti una manciata di mesi per raccogliere le adesioni richieste e ora la Commissione europea sarà legalmente tenuta a rispondere alle richieste degli europei e a prenderle in considerazione nelle prossime decisioni. La petizione rimarrà comunque aperta, affinché le persone abbiano ancora l’opportunità di dire la propria contro il glifosato e a favore della riduzione dell’uso dei pesticidi nell’Ue. “Ottimo questo primo risultato – afferma Alessandro Mostaccio, segretario generale del Movimento Consumatori, fra le associazioni sostenitrici dell’iniziativa – ora continuiamo insieme a tenere alta l’attenzione su questo ‘dossier’, continuiamo a informare i consumatori sugli effetti dell’utilizzo del glifosato e a controllare i prossimi passi formali che i governi Ue dovranno fare, compreso quello italiano. Sarà una battaglia ancora difficile e lunga, ma la consapevolezza sull’importanza di questa partita si sta diffondendo a macchia d’olio. Insieme possiamo farcela”.
Il futuro di questo potente e diffuso erbicida è da tempo al centro del dibattito pubblico e le stesse istituzioni non hanno raggiunto un accordo unanime sulla sua valutazione. Nel 2015 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha infatti classificato il glifosato come “probabilmente cancerogeno per l’uomo”, mentre l’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha valutato che non vi siano sufficienti prove scientifiche che attestino un legame col cancro. Oggetto della discussione, e delle denunce da parte di associazioni ambientaliste e delle società civile, è però anche la reale indipendenza degli studi che vengono usati come base per le valutazioni scientifiche sul glifosato. Le associazioni che fanno parte della Coalizione chiedono da tempo che gli studi vengano fatti nel rispetto dell’indipendenza della ricerca e che non siano influenzati dalle multinazionali. Di recente è stata annunciata l’intenzione di rinnovare la licenza del glifosato in Europa per altri dieci anni e su questa proposta i governi della Ue dovranno votare dopo l’estate. Sulla base dell’esito, la Commissione prenderà una decisione definitiva entro la fine dell’anno in cui scade l’attuale licenza sul glifosato.