
Giovani, contraffazione e pirateria online: cosa ci dice il dossier We All Say No
Giovani, contraffazione e pirateria online: cosa ci dice il dossier We All Say No
Pirati si nasce o si diventa? Adiconsum e Agenzia Dire presentano i risultati del progetto We All Say No sul rapporto fra giovani, contraffazione e pirateria online. Quasi nove su dieci conoscono il simbolo del copyright; quattro su dieci hanno scaricato film o videogiochi pirata; quasi il 15% ritiene che tutto sommato sia giusto scaricare contenuti pirata perché gli originali costano troppo
Qual è il rapporto fra giovani, contraffazione e pirateria online? Quasi nove su dieci conoscono il simbolo del copyright; quattro su dieci hanno scaricato film o videogiochi pirata; quasi il 15% ritiene che tutto sommato sia giusto scaricare contenuti pirata perché gli originali costano troppo. Sono alcuni dei dati che emergono dal Report Pirati si nasce o si diventa?, presentati da Adiconsum e Agenzia Dire nell’ambito del progetto “We All Say NO” su copyright, contraffazione, pirateria online, che ha riguardato i ragazzi delle scuole primarie e secondarie e gli studenti universitari.
In occasione del lancio da parte dell’Osservatorio EUIPO (European Union Intellectual Property Office) di cui Adiconsum fa parte, della Campagna paneuropea di sensibilizzazione dei media sul tema della contraffazione e della pirateria (IP Youth Scoreboard) aggiornata al 2022, Adiconsum ha diffuso opinioni, esperienze e testimonianze dei giovani raccolte nel corso degli incontri nelle scuole nell’ambito del progetto “We All Say NO” finanziato da EUIPO, patrocinato dal Ministero dell’Istruzione e condotto in collaborazione con l’Agenzia di stampa Dire.

I giovani e la pirateria
Alla domanda “Sai cos’è il copyright? Conosci il suo simbolo?”, l’89% degli intervistati ha risposto di conoscere il significato del termine.
Interrogati sulla pirateria (Hai mai usato un videogioco o un film pirata? Hai mai scaricato un contenuto da internet sapendo che era illegale?) il 39,8% ha risposto SÌ, il 28,6% ha risposto NO mentre il 31,6% ha risposto che avrebbe potuto farlo non accorgendosi che fosse un contenuto “pirata”.
Dalla ricerca emergono dati interessanti. Ad esempio, la pirateria audiovisiva viene spesso vista come “l’ultima spiaggia” quando i contenuti cercati dai ragazzi non vengono trasmessi attraverso i canali che hanno a disposizione. Il primo approccio dei giovani è quello di cercare film e serie tv attraverso via legali. Si tende poi a ignorare il fatto che malware e furto di dati potrebbero rendere evidenti i loro effetti solo a distanza di tempo.
Ai ragazzi è stato poi chiesto se pensavano fosse giusto usare copie pirata e download pirata. In questo caso, il 10,8% ha risposto “SÌ, perché gli originali costano troppo” e un altro 3,9% “SÌ, perché non danneggia nessuno”. Per il 17,3% “NO, perché è illegale e può essere punito”, per il 33,8% “NO, perché è rischioso”, un altro 19,9% risponde “NO, perché è scorretto e ingiusto”.
La questione, spiega il report, diventa più complessa quando si passa sul piano etico e si chiede ai ragazzi se sia giusto scaricare contenuti illegali. Rimane infatti, come evidenziato dai dati, una percentuale “ribelle” di giovani.
Ma se si conoscono i rischi, perché si finisce per “piratare”? La risposta più gettonata è stata che, nonostante tutti possedessero piattaforme legali per la visione dei contenuti multimediali (Chili, Amazon Prime Video, Netflix) ci sono serie tv o interi filoni di contenuti apprezzati dai giovani, come le serie tv coreane, che spesso non sono proprio reperibili sul mercato italiano.
«Cercare di accontentare tutti è difficile, soprattutto perché i fani di film e serie tv straniere richiedono sempre di più accessi in simulcast, ovvero di poter vedere i contenuti in contemporanea all’uscita del paese d’origine», si legge nel dossier.

I giovani e la contraffazione
Ai giovani è stato chiesto anche se avessero comprato prodotti falsi. “Ti è mai capitato di acquistare un prodotto contraffatto, spesso imitazioni di prodotti di marca venduti a basso prezzo?”
Alla domanda il 15,5% ha risposto di sì consapevolmente e il 16,3% non lo sa, perché ha avuto il dubbio che fossero falsi ma dice che non si riconoscono facilmente. Sei studenti su dieci sono invece sicuri di non aver mai comprato prodotti contraffatti.
I dubbiosi esprimono dubbi legittimi, specialmente quando si tratta di acquisti online. Sempre più contraffattori, spiega il dossier, si sono infatti specializzati in falso d’autore, prodotti esteticamente simili agli originali ma che usano materiale scadente, falsi venduti a prezzo leggermente più basso dell’originale in modo da invogliare il consumatore all’acquisto e allo stesso tempo proclamare una presunta autenticità del prodotto.

“Pirati si diventa”
A quale conclusione arrivano i ricercatori?
«Pirati si diventa. Le motivazioni sono molte e spesso siamo noi adulti a non dare il buon esempio. Negli incontri con i ragazzi – dicono i promotori del progetto – abbiamo cercato di mostrare loro l’altra faccia della contraffazione e della pirateria, quella che rimane nascosta ai più e che fa sembrare la scelta di acquistare prodotti e servizi contraffatti senza conseguenze per l’ambiente, per la sicurezza e la salute delle persone, per i lavoratori e i professionisti, e che invece va ad alimentare le mafie e le attività illegali».
