Giornata Ue Privacy, Soro: scuola fondamentale nell’educazione digitale
Possiamo immaginare l’educazione digitale come materia di studio a partire dalla scuola di base? E’ la domanda che il Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, ha rivolto al ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Maria Chiara Carrozza. Perché proprio il tema della formazione dei giovani e dei cittadini è stato al centro del convegno, ”Educare la rete: l’alfabeto della nuova cittadinanza nella società digitale”, organizzato dall’Authority nell’ambito della Giornata Europea per la Privacy.“La scuola – ha proseguito Soro – potrebbe svolgere un ruolo di primo piano prevedendo, nell’ambito dei programmi scolastici, specifici progetti educativi che insegnino ai giovani il modo di confrontarsi costruttivamente con le nuove forme espressive che la Rete offre loro, al fine di promuovere una gestione consapevole di tutti gli aspetti della propria vita che vengono consegnati al mondo online”.
Sul tema il Ministro Carrozza ha precisato che l’educazione digitale è un “tema trasversale che deve essere affrontato a livello nazionale come un tema di Stato. Deve essere a disposizione come preparazione a un’etica dell’utilizzo della tecnologia digitale sia per chi usufruisce di servizi come la rete sia per chi sviluppa questi servizi. Può essere considerata una evoluzione dell’educazione civica perché oggi gli strumenti di accesso alla comunicazione tramite le tecnologie digitali sono talmente evoluti e pervasivi che necessitano di una formazione appropriata anche ai profili etici e non solo tecnici.”
La scuola quindi, è parte dell’Agenda Digitale. L’educazione dei cittadini, in primis dei ragazzi, diventa necessaria ed essenziale vista la velocità a cui viaggia il cd mondo virtuale. E con esso i pericoli, insidiosi per grandi e piccoli. “Nella maggior parte dei casi i ragazzi ha spiegato Soro – che pure conoscono alla perfezione i meccanismi e la forza del web e delle innovazioni, non sanno ancora valutare appieno le conseguenze delle proprie azioni: e questo li rende particolarmente vulnerabili. Bisogna convincere i ragazzi, che si muovono a volte in modo compulsivo tra il mondo digitale e quello reale, che la vita vera è ovunque: in Rete e fuori dalla Rete”.
Cyberbullismo, furti di identità, sono sempre più raccontate dai media talvolta accompagnati da finali tragici. “L’illusorio anonimato che Internet sembra garantire (attraverso ad esempio l’utilizzo di nickname o profili falsi) spesso consente di ledere e calpestare senza rispetto i dati sensibili, rubare identità, demolire psicologicamente, con comportamenti aggressivi, i compagni. Molestie, minacce, diffamazione, gravi fattispecie sanzionate dal codice penale, non perdono certo di significato se realizzate nel web. Tutto ciò che facciamo in Rete diventa il contenuto delle nostre vite, delle nostre biografie, che ne saranno condizionate per sempre, soprattutto a causa della stessa dimensione indeterminata ed indefinita della Rete”.
“Occorre invertire la rotta ed evitare che i giovani siano sfruttati e percepiti soltanto come consumatori passivi di tecnologia, incoraggiandoli a comprendere i principi fondamentali e, soprattutto, i rischi (sempre più invisibili) che si corrono”, ha concluso il Presidente.
A cura di Silvia Biasotto
In più di una occasione, ho avuto l’occasione di brevemente esporre alcuni commenti su questo argomento, pur-troppo del tutto inascoltati.
Ne riporto qui uno dei testi, ringraziandovi della Vostra cortese, quanto gradita, ospitalità:
Il mio concetto è che, se uno compie qualcosa contro le léggi, perde il diritto alla privacy; nel senso che preciserò qui più sotto.
Quindi, che ben vengano telecamere, foto, filmati col telefonino e ogni altro mezzo.
Ciò che verrebbe documentato, però, potrà essere presentato soltanto alle Autorità competenti senza trasmetterlo ad alcun altro.
Purtroppo non siamo (ancora?) arrivati a questo: io lo àuspico per il bene delle persone corrette, o […] purtroppo indifese.
Spero che qualcuno prima o poi (sperando nel “prima”) accolga il contenuto di uno dei miei tanti post circa un serio argomento come questo, finora purtroppo disatteso dal legislatore.
Tommaso Mazzoni Dpro.
Non se ne può più della valanga di offerte non richieste che ogni giorno aprendo il proprio indirizzo di posta appaiono sullo schermo. In fondo a molte di esse c’è la scritta : per non ricevere più posta da questo indirizzo clicca qui. Se si clicca, la risposta dice :” la sua richiesta è stata registrata”, ma non dice che il mio indirizzo (con tutta probabilità venduto dal provider,che poi non è gratuito) è stato cancellato, ma solo che hanno ricevuto la richiesta, infatti continuano a mandarmi spam che occupo un mucchio di tempo a cancellare. In moltissimi altri casi non c’è una procedura per cancellarsi, ma l’invito : se non riesci a cancellarti scrivi una mail al seguente indirizzo di posta elettronica. Non vi dico il seguito pazzesco della telenovela.
Quando le associazioni dei consumatori coinvolgeranno seriamente l’Antitrust per questi comportamenti assurdi, ed illegali che davvero inficiano la privacy dei cittadini?