TopNews. Giornata acqua: diritto umano negato, risorsa preziosa in pericolo
Acqua, diritto umano negato a milioni di persone. Diritto umano violato nel momento in cui nelle acque si riversano sostanze tossiche, inquinanti, pesticidi. Acqua al centro dei conflitti e delle guerre. E al centro del futuro. Se si mettono insieme tutti i temi che l’acqua porta con sé, come diritto e come risorsa preziosa soggetta a crisi, cambiamento climatico, lotte, si comprende l’importanza di una giornata come quella di oggi, dedicata all’oro blu. Il tema della Giornata mondiale 2019 “Leaving No One Behind” invita a porre attenzione alle difficoltà che ancora oggi incontrano milioni di persone per l’accesso all’acqua sicura.
Numeri già ricordati qualche giorno fa dall’Unesco: 2,1 miliardi di persone, pari al 30% della popolazione mondiale, non hanno acqua potabile in casa e circa 4,5 miliardi non dispongono di servizi igienici sicuri. Tutto questo nonostante i progressi che ci sono stati negli ultimi 15 anni. E con forti differenze territoriali, fra paesi e fra classi sociali. Su scala mondiale, la metà della persone che beve acqua da fonti non sicure vive in Africa. In Africa sub-sahariana, solo il 24% della popolazione ha accesso all’acqua potabile e solo il 28% dispone di servizi igienici di base non condivisi con altre famiglie. Ci sono poi le differenze fra ricchi e poveri, che in contesti urbanizzati rendono più costoso l’accesso all’acqua delle persone indigenti rispetto a chi ha più disponibilità economiche.
A oggi circa 870 milioni di persone usano acqua contaminata, 840 mila ogni anno muoiono per questo motivo, mille bambini al giorno sotto i cinque anni. I diversi aspetti dell’acqua come diritto umano e come risorsa preziosa ma soggetta a crisi idrica, cambiamento climatico, minaccia alla qualità delle fonti sono ben illustrati dall’Istituto di Ricerca sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche CNR-IRSA.
L’Istituto ricorda che “sulla qualità delle acque incombono infatti minacce ben documentate da moltissime pubblicazioni scientifiche internazionali, che riferiscono di circa 9.420 interferenti endocrini (ftalati, bisfenolo A, PBDE, alchilfenoli, etere di difenile polibromurato (PBDE) e policlorobifenili (PCB), etc.) corresponsabili di obesità, infertilità, dismetabolismo dei lipidi, danni genetici secondari e casi di cancro. Tra essi possiamo citare i PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) che nelle sole province di Vicenza, Verona e Padova hanno provocato un danno ambientale che è stimabile in circa 136,8 milioni di euro. In aggiunta nelle acque, e quindi negli alimenti, possiamo rinvenire anche le cosiddette sostanze neurotossiche: sono circa 1.200 molecole capaci di agire sullo sviluppo del cervello che possono comportare disturbi dell’apprendimento, disturbi da deficit di attenzione e riduzione del QI e della memoria, disturbi dell’emozionalità, influenzando la qualità della vita e le relazioni sociali”.
Nelle acque finiscono le microplastiche, le molecole di antibiotici, i fitofarmaci, i pesticidi. L’Italia, con quasi sessanta milioni di kg di pesticidi venduti, è terza in Europa, preceduta da Spagna e Francia, seguita dalla Germania. Quattro paesi che da soli, dice il CNR-Irsa, rappresentano il 79% del totale dei pesticidi venduti in Europa. I pesticidi, oltre a determinare effetti neurotossici, sono interferenti endocrini e possono provocare infertilità. “Alcuni di questi fitofarmaci sono estremamente persistenti nell’ambiente – dice il Direttore del CNR-IRSA Vito Felice Uricchio – alla diminuzione delle vendite però non corrisponde un’analoga diminuzione della frequenza di pesticidi nelle acque. Negli ultimi anni si è riscontrato un aumento del 20 % nelle acque superficiali e del 10 % in quelle sotterranee, un dato allarmante legato alla persistenza delle sostanze chimiche ma anche a canali illegali di possibili traffici illeciti di tali sostanze”.
L’accesso all’acqua è un diritto. Con esso, bisogna garantire la qualità dell’acqua disponibile. E favorirne un uso razionale e senza sprechi. Lo stesso Istituto ricordo che oggi in Italia si recupera poca acqua piovana, solo l’11%, e si spreca molta acqua prelevata dai corpi idrici (23%). Le cifre della dispersione idrica dicono che va perso circa il 41% dell’acqua immessa ogni giorno nelle reti di distribuzione. In Italia, ancora, si investe poco più di 30 euro a persona in infrastrutture idriche, contro i 100 euro della media europea.
Notizia pubblicata il 22/03/2019 ore 17.01