Giornata europea antibiotici, Ue: fermare l’uso non necessario
Fermare l’uso non necessario degli antibiotici. Perché la diffusione dell’antibiotico-resistenza minaccia la salute pubblica e allarma sempre di più la comunità scientifica e le istituzioni. Secondo uno studio del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) recentemente pubblicato su “The Lancet”, si stima che le infezioni da batteri resistenti agli antibiotici abbiano provocato 33 mila decessi nel 2015 in Europa. Bisogna dunque fare di più anche fra la popolazione, evidenzia la Commissione europea.
Bruxelles ha pubblicato i risultati del nuovo sondaggio Eurobarometro sulla conoscenza degli antibiotici nel pubblico e sulle tendenze globali d’uso. Qualcosa sta cambiando in senso positivo, ma non basta ancora.
I dati accompagnano la prossima Giornata europea degli antibiotici, in calendario per domenica 18 novembre. Come informa una nota della Commissione, c’è una “evoluzione positiva” nell’uso degli antibiotici. “Il 32% degli intervistati ha dichiarato di aver assunto antibiotici negli ultimi dodici mesi, rispetto al 40% dell’indagine del 2009 – dice la Commissione europea – Molti di questi antibiotici sono stati però assunti inutilmente: nel 20% dei casi si sono assunti antibiotici per l’influenza o il raffreddore e il 7% delle persone vi ha fatto ricorso senza prescrizione medica. Il 66% degli intervistati sa che gli antibiotici non servono contro il raffreddore e il 43% è a conoscenza del fatto che non sono efficaci contro i virus. Oltre due terzi delle persone vorrebbero ricevere maggiori informazioni sugli antibiotici”.
Fra i prossimi passi dell’Europa c’è la nuova legislazione sui medicinali veterinari e i mangimi dedicati. Dal 2022 sarà vietato nell’Ue l’uso di antimicrobici per promuovere la crescita degli animali e il ricorso in via preventiva attraverso i mangimi medicati. Viene poi prevista la possibilità di riservare alcuni antimicrobici solo per l’uso umano. Per poter esportare i propri prodotti nell’UE, inoltre, i paesi terzi dovranno rispettare il divieto di impiego degli antimicrobici per la promozione della crescita e le restrizioni sugli antimicrobici riservati all’uso umano. I nuovi regolamenti dell’UE promettono di migliorare la protezione dei consumatori europei contro il rischio di diffusione della resistenza antimicrobica riconducibile alle importazioni di animali o di prodotti di origine animale.
Sostiene il Commissario Vytenis Andriukaitis: “Lo studio Eurobarometro mostra che è necessario fare di più per sensibilizzare e informare i cittadini sul tema degli antimicrobici. Le ultime stime ci dicono che la resistenza antimicrobica è responsabile di 33 000 decessi all’anno in Europa e questo dato deve essere un campanello d’allarme per tutti noi. Molte di queste morti potrebbero essere evitate impedendo l’uso non necessario degli antibiotici e migliorando la diagnosi e la prevenzione delle infezioni negli ospedali e nelle comunità”.
“Oltre a migliorare le conoscenze e fare sensibilizzazione, dobbiamo unire le forze e combattere la resistenza antimicrobica dal punto di vista della salute animale e dell’ambiente, oltre che della salute umana – continua Andriukaitis – Tra pochi giorni il Consiglio darà il via libera alla nuova legislazione europea sui medicinali veterinari e i mangimi medicati, un importantissimo passo avanti in questo settore.” L’Europa ha inoltre adottato un nuovo piano d’azione globale dell’UE sulla resistenza antimicrobica, con il quale la Commissione si è prefissata di combattere la resistenza antimicrobica nelle politiche di salute umana, salute animale e ambiente.
La giornata europea conclude la Settimana mondiale degli antibiotici, promossa dall’Organizzazione mondiale della Sanità. La resistenza agli antibiotici è un tema importante di salute pubblica. Secondo stime dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) riportate dall’Aifa, le infezioni da super-batteri potrebbero provocare circa 2,4 milioni di morti in Europa, Nord America e Australia tra il 2015 e il 2050 se non saranno intensificati gli sforzi per arginare la diffusione della resistenza agli antibiotici.