“Alza la tua voce, non il livello del mare”: è lo slogan scelto quest’anno per la Giornata mondiale dell’ambiente che si celebra oggi. La Giornata è dedicata alle piccole isole minacciate dall’innalzamento del livello dell’acqua causato dal cambiamento climatico, veri e propri paradisi terrestri come le Barbados, Kiribati, le isole Tuvalu, le Cook, le Marshall e le Maldive. Basti pensare che negli ultimi cento anni il livello del mare si è alzato dai 10 ai 25 centimetri.
WED_2014L’obiettivo della Giornata, si legge sul sito ufficiale del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente dedicato alla Giornata, è quello di sottolineare l’importanza dei cosiddetti Sids, i Piccoli stati insulari in via sviluppo (Small Island Developing States) e ribadire l’urgenza di proteggere le isole da rischi crescenti legati al cambiamento climatico. È quanto accade ad esempio per Barbados: “Quale uno dei più piccoli stati indipendenti del mondo, Barbados affronta molte sfide come l’innalzamento del livello marino indotte dal clima e la vulnerabilità ai disastri naturali”. Spiega l’Unep che “il livello globale dei mari è aumentato da 10 a 25 cm circa negli ultimi 100 anni. L’innalzamento del livello del mare è attribuibile al riscaldamento globale. I gas a effetto serra stanno portando a cambiamenti nei modelli climatici. Il gas serra più nocivo emesso dalle attività umane – l’anidride carbonica – rappresenta l’85% dell’aumento della temperatura terrestre negli ultimi dieci anni”.
Numerose sono le iniziative lanciate per questa giornata. Sullo stesso sito ufficiale del World Environment Day c’è un vero e proprio elenco in ordine alfabetico di azioni quotidiane che ognuno può seguire, perché “ognuno può fare la differenza”: dall’evitare l’uso delle borse in plastica a ricorrere quanto più possibile alla bicicletta e al trasporto pubblico, dal consumo intelligente – “meno rifiuti buttiamo in discarica, meno gas nocivi a effetto serra vengono rilasciati nell’atmosfera” – al risparmio energetico, al tris “Riduci-Riusa-Ricicla” e al controllo nell’uso di una risorsa fondamentale quale l’acqua.
Fra le iniziative che si possono ricordare, il monito del WWF: “Non mangiamoci l’Amazzonia”. La foresta tropicale è infatti minacciata, spiega l’associazione ambientalista, dalla coltivazione della soia, utilizzata come mangime per alimentare soprattutto pollame e suini, e ciò costituisce una delle principali cause della deforestazione amazzonica oltre che dell’allontanamento di molte comunità indigene. Spiega il WWF: “Se il 6% della soia prodotta al mondo è destinata direttamente al consumo umano, circa tre quarti vengono invece utilizzati per l’alimentazione animale, soprattutto per pollame e suini (per produrre 1 chilogrammo di carne suina vengono utilizzati 263 grammi di soia, ben 575 per il pollo, 173 per il manzo e 307 un analogo quantitativo di uova)”. Negli ultimi cinquant’anni si è già perso quasi un quinto della superficie della foresta amazzonica e le previsioni non sono affatto buone: “Se i tassi di deforestazione degli ultimi decenni continuassero ai ritmi attuali, quasi un quarto della restante foresta amazzonica potrebbe essere persa entro i prossimi 30 anni e il 37% entro i prossimi 50 anni – afferma il WWF –Stime più pessimistiche indicano come oltre la metà (55%) potrebbe essere persa nei prossimi 20 anni perché l’aumento della domanda di prodotti agricoli innesca  un circolo vizioso di feedback climatico che prevede, per  esempio, l’aumento della siccità e degli incendi boschivi”.
La Giornata dell’ambiente è anche occasione di lotta allo spreco e in quest’ottica il WWF, in connessione col Piano Nazionale contro lo spreco alimentare promosso dal Ministero dell’Ambiente, sta portando avanti, con la collaborazione  delle catene della Grande Distribuzione Auchan e Simply, una campagna integrata di sensibilizzazione che  prevede sia iniziative in-store che attività sul web e sui social che consentiranno ai cittadini di approfondire il tema dello spreco alimentare e ricevere consigli per evitare ogni forma di spreco in cucina.
C’è poi la consapevolezza del valore del riuso e dell’impronta di carbonio o “carbon footprint” – la quantificazione di tutte le emissioni di gas ad effetto serra lungo tutto il ciclo di vita del prodotto – che i prodotti utilizzati portano con sé. Per questa giornata, ad esempio, Subito.it (servizio per la compravendita dell’usato) e Rete clima hanno lanciato un progetto per promuovere il valore del gesto del riuso: sul sito di Subito.it è stato lanciato un tool interattivo che illustra la logica di “ciclo di vita” dei prodotti e permette di capire l’impronta di carbonio collegata alla produzione delle categorie di prodotti maggiormente scambiati sul portale (dal tablet al passeggino, dalla cucina all’ultimo smarthphone). “Un quantità di gas serra che può essere virtualmente “risparmiata” all’ambiente qualora ci si orienti verso il riuso di prodotti usati, sostituendo l’acquisto di prodotti nuovi”, spiegano i promotori dell’iniziativa. Sul portale si può ad esempio vedere come la produzione di una console emetta 140 kg CO2eq, equivalenti all’emissione di un aspirapolvere in funzione 2 ore al giorno per oltre 5 mesi, o come la produzione di un notebook emetta 250 kg CO2eq, equivalente all’emissione di un volo Milano-Roma (a/r) per due persone in Economy class. Ancora: produrre un PC ha una carbon footprint di 1.015 Kg CO2eq, come 2 auto che percorrono circa 3.200 km.
In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, Greenpeace ha diffuso una serie di immagini che mostrano le conseguenze dirette dei cambiamenti climatici sulla vita delle popolazioni che abitano le aree costiere, dal Bangladesh alle Maldive alle Isole Kiribati (Oceano Pacifico). Sono aree del Pianeta gravemente minacciate da fenomeni come innalzamento del livello degli oceani, sconvolgimenti atmosferici, erosione delle coste. “Mai come in questo periodo, il tema dei cambiamenti climatici si intreccia con l’agenda politica globale – afferma Andrea Boraschi, responsabile della Campagna Energia e Clima per Greenpeace ItaliaFinalmente le grandi potenze mondiali esprimono buona volontà e impegno per contrastare i cambiamenti climatici come dimostrano i recenti provvedimenti di Obama sul taglio delle emissioni di gas serra negli Stati Uniti e l’immediata risposta della Cina, con piani di ingenti investimenti in rinnovabili e annunci di misure per l’abbattimento delle emissioni di CO2 nei prossimi anni. Sono solo i primi positivi segnali, questi, di un indirizzo che deve essere confermato e accelerato presto”.
A sua volta, Legambiente sottolinea che aprile 2014 è stato “il mese più inquinato della storia con il livello medio di anidride carbonica in atmosfera che ha superato “in modo costante” le 400 parti per milione (ppm)”. Spiega l’associazione: “Le più importanti modifiche climatiche previste per i prossimi anni, come ha sottolineato il rapporto Ipcc, sono: l’aumento delle temperature globali compreso tra 2 e 4 gradi entro fine secolo; l’aumento del livello medio del mare da 50 ad 80 cm entro fine secolo; una forte diminuzione della copertura glaciale tra -15% e -55% entro fine secolo (escluso l’Antartide); precipitazioni più intense ed aumento sia delle alluvioni che dei fenomeni di siccità.” Per questo Legambiente chiede una politica più ambiziosa a livello nazionale ed europeo, approfittando anche, in questo senso, della presidenza italiana. “L’Italia, con il semestre italiano di presidenza europea – ha detto Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente – è chiamata a svolgere un ruolo importante e incisivo nella lotta ai cambiamenti climatici, stabilendo politiche più risolutive e ambiziose e significativi impegni di riduzione delle emissioni di carbonio per tutti i paesi europei. In particolare per contenere il surriscaldamento sotto i 2°C ed evitare la catastrofe climatica, l’Unione europea e l’Italia dovranno impegnarsi a ridurre almeno del 55% le emissioni interne entro il 2030, a raggiungere il 45% di energia rinnovabile e tagliare il consumo di energia del 40% per portare avanti una reale transizione verso un sistema energetico a zero emissioni di carbonio”.
 
a cura di Sabrina Bergamini
twitter: @sabrybergamini

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