Prendersi cura della propria famiglia, avere un lavoro, andare a scuola e avere un posto che si possa chiamare “casa”: sogni e speranze che girano nella mente di chi è stato costretto a lasciare il proprio paese per cercare un nuovo inizio altrove. Sogni e speranze che accomunano tantissimi rifugiati. Domani, 20 giugno, in tutto il mondo si celebra la Giornata del rifugiato con la quale le Nazioni Unite ricordano l’importanza di intensificare gli sforzi per prevenire e risolvere i conflitti e contribuire alla pace e alla sicurezza dei rifugiati.

Per quest’anno, l’UNHCR ha lanciato la campagna #withrefugees che durerà fino al 19 settembre. Scopo dell’iniziativa è quello di ricordare ai leader mondiali che i cittadini, la gente comune, è dalla parte dei rifugiati e vogliono migliorare le loro condizioni di vita e permanenza: garantire che ogni bambino rifugiato possa accedere all’istruzione, che ogni famiglia rifugiata abbia un posto sicuro in cui vivere e garantire che ogni rifugiato possa lavorare o acquisire nuove competenze per dare il suo contributo alla comunità.

Negli ultimi dieci anni, l’UNHCR ha presentato la richiesta per il reinsediamento in favore di più di 1 milione di rifugiati a 30 diversi paesi, ma il numero di persone che necessitano di reinsediamento supera di gran lunga le opportunità disponibili in un paese terzo.

Per quanto riguarda l’Italia, rispetto a qualche anno addietro, i richiedenti asilo sono notevolmente aumentati: 63.000 nel 2011 (anno delle “Primavere arabe”), scesi momentaneamente a 43.000 nell’anno successivo e a 13.000 nel 2013, per poi passare a 170.000 nel 2014, 154.000 nel 2015, 181.000 nel 2016, mentre si stima possano essere 200.000 nel 2017 (dati Idos).

L’emergenza, oltre che numerica, è anche di natura giuridica. Secondo il parere espresso in occasione di una causa ancora in corso dall’Avvocato Generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, di fronte ad arrivi così consistenti nel Mediterraneo, non è accettabile limitarsi all’applicazione della vigente normativa europea, addossando l’onere dell’accoglienza ai paesi di primo ingresso (Italia e Grecia in primis) senza pensare a una più equilibrata ripartizione.  Se la regolamentazione europea verrà modificata con un maggior coinvolgimento di tutti gli Stati Membri, potrà essere superata la psicosi dell’accoglienza, salvo restando l’impegno dell’UE di intervenire sulle cause dei flussi.

La Giornata di domani sarà l’occasione per riflettere meglio sulla situazione e avvicinare ancora di più l’opinione pubblica dalla parte dei rifugiati. Centinaia di e attivisti di Amnesty International Italia scenderanno in piazza a organizzare flash mob in numerose città come Bologna, Firenze, Mantova, Marsala, Perugia, Pescara, Roma, Termini Imerese, Torino, Treviso e Ventimiglia, per dimostrare il sostegno ai valori della solidarietà e dell’accoglienza e rimarcare l’urgenza di una gestione ordinaria del fenomeno migratorio che tuteli i diritti di uomini, donne e bambini che cercano protezione internazionale o una vita migliore in Europa. 

In assenza di canali sicuri e legali, sempre più persone in fuga da persecuzioni, conflitti e povertà continuano ad attraversare il Mediterraneo mettendo a rischio la vita, mentre i governi dei paesi europei stanno venendo meno all’obbligo di offrire loro sicurezza” ha dichiarato Amnesty International.

Domani si potrà anche manifestare solidarietà con le Ong impegnate a salvare vite in mare condividendo sui social network le proprie foto con un cartello con la scritta #scelgodisalvarevite o #Ichoosetosavelives. Stare dalla parte di chi è impegnato nelle operazioni di salvataggio nel Mediterraneo centrale significa anche chiedere ai governi europei di destinare le risorse necessarie per le operazioni di ricerca e salvataggio, commisurate ai numeri delle partenze e da utilizzare dove necessario. Salvare vite significa anche non stringere alcun accordo di cooperazione che rinforzi il sistema di detenzione in Libia o essere complici delle orribili violenze perpetrate sui migranti e sui richiedenti asilo in quel paese.

L’Italia che sta dalla parte dei rifugiati è lo slogan che l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha scelto per celebrare la Giornata Mondiale del Rifugiato 2017. Per rinforzare questo impegno torna l’appuntamento con il trofeo di calcio solidale “Io ci sono”, promosso dalla Fondazione Mondo Digitale, che quest’anno, grazie alla partnership con Microsoft e il patrocinio dell’UNHCR, acquista una dimensione nazionale.

Gli studenti delle scuole superiori e ospiti dei centri di accoglienza si incontreranno sui campi di calcio di Milano, Roma, Napoli, Catania e Messina per lanciare un messaggio condiviso di solidarietà e accoglienza. L’iniziativa consolida la collaborazione tra Microsoft e Fondazione Mondo Digitale nell’ambito di un progetto condiviso per favorire l’inclusione sociale di immigrati e rifugiati nel paese ospitante attraverso attività di formazione. Tra il 2016 e il 2017, la partnership ha visto infatti l’avvio di due progetti – RefugIS e Co-Host attraverso i quali oltre 2.000 ospiti dei centri di accoglienza sono entrati nelle scuole e hanno partecipato ai programmi di alfabetizzazione digitale, linguistica e civica animati da studenti italiani.


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