In un momento di depressione economica e sociale, sembra che almeno a tavola una soluzione per conciliare economicità e qualità di vita ci sia: mangiare tipico e locale. I prodotti del territorio possono conciliare questi due importanti obiettivi delle famiglie italiane e gli effetti positivi indotti non mancano: dal minore impatto ambientale delle produzioni al sostegno delle piccole economie del territorio. Una conferma arriva dalle testimonianze di esperti di settore portate al convegno “Nutrirsi con prodotti tipici locali: una scelta di economia e di salute”, che si è svolto oggi al Sanit (Forum Internazionale della Salute) a Roma. Un evento organizzato dall’Assessorato alle Politiche agricole e valorizzazione dei prodotti locali del Lazio e da Coldiretti.
“Portare sulla tavola dei consumatori i prodotti locali di qualità – ha detto Angela Birindelli, assessore alle Politiche Agricole e Valorizzazione dei prodotti locali del Lazio – ha un doppio vantaggio: la salubrità e il prezzo giusto e contenuto. LaRegione Lazio ha in evidenza, nelle sue politiche agricole, la promozione dei prodotti locali. Credo che il binomio vincente sia proprio il legame  tra qualità e territorio”.
D’altronde Giuseppe Napoletano, di Coldiretti Lazio, ha individuato ben 5 posività dietro lo “slogan del km 0”. Innanzitutto la “salute del consumatore. Dal dopoguerra ad oggi il nostro stile di vita è stato caratterizzato da un consumismo sfrenato che ha svilito il valore del cibo. E’ necessario invertire questa tendenza a favore di un’alimentazione più genuina con prodotti tracciati ed etichettati”. In secondo luogo, si tratta di “prodotti che hanno un prezzo basso  che consentono un risparmio del 30-40%, grazie all’abbattimento della logistica e dei salti della filiera. Sono freschi e legati alla stagionalità  e quindi più buoni e profumati. Inoltre, recenti studi scientifici hanno dimostrato che i prodotti freschi nel tempo perdono velocemente i lori nutrienti”. Non mancano, infatti, i casi di prodotti che per arrivare sulle nostre tavole dall’altra parte del globo viaggiano per giorni e giorni. Infine, ma non in ordine di importanza, Napoletano ha sottolineato l’importante contributo che il consumo del km0 ha nei confronti della difesa della biodiversità agraria.
A questo punto vale la pena chiedersi se i consumatori abbiano coscienza dei vantaggi e del valore aggiunto che derivano dal consumo di prodotti tipici locali.  La dottoressa Anna Saba, dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN) ha sottolineato come sia proprio la “genuinità il fattore che più influenza l’acquisto” di questa categoria di prodotti. Saba ha infatti presentato i dati del dell’indagine nazionale sulle abitudini alimentari in Italia  (svolta su 3.025 soggetti) secondo i quali “è abbastanza alta la frequenza di acquisto settimanale di prodotti di filiera corta. Almeno 2 o più volte la settimana. Si tratta di una abitudine più frequentemente diffusa nelle regioni del sud”.
E se la ricerca di genuinità è il movente principale dell’acquisto dei prodotti a km 0, è interessante notare come “tradizione, tipicità e motivazioni ambientali non sono tra i fattori più importanti che influenzano la scelta di acquisto. Inoltre, la maggior parte di coloro che hanno dichiarato di non consumare prodotti tipici locali ritiene di non trovarli disponibili sul mercato”.
 A cura di Silvia Biasotto


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