Il Fondo ristoro per i risparmiatori vittime delle crisi bancarie è “un primo passo a favore dei danneggiati”. Ma non si può accettare la proposta di “rinuncia tombale” a successive azioni, perché questa diventa “uno scudo per i colpevoli dei crac finanziari”. Così il Movimento Consumatori nei confronti di quanto previsto dal ddl di Bilancio tramite il Fondo ristoro, che prevede un indennizzo del 30% per gli ex azionisti di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza e di Banca Marche, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara, CariChieti.

Il Fondo è rivolto ai risparmiatori che hanno subito un danno ingiusto, riconosciuto con sentenza del giudice o pronuncia dell’Arbitro per le controversie finanziarie, e riguarda le banche poste in liquidazione coatta amministrativa, come le due banche venete, o in risoluzione, come le quattro banche. Il ristoro sarà del 30% nel limite comunque di 100 mila euro. L’accettazione equivale alla rinuncia all’esercizio di qualsiasi diritto legato alle stesse azioni in futuro (fonte: RaiNews). Per il Movimento Consumatori è però “ingiustificabile, privo di ogni logica e profondamente ingiusto” quanto attualmente previsto dall’art. 38, secondo cui l’accettazione del pagamento a carico del Fondo equivale “a rinuncia all’esercizio di qualsiasi diritto e pretesa connessa alle stesse azioni”.

“L’erogazione dei fondi pubblici – dice il Movimento Consumatori – non deve infatti in alcun modo pregiudicare il diritto dei risparmiatori di agire nei confronti di soggetti privati a diverso titolo responsabili, tra cui non soltanto le stesse banche venete in liquidazione, ma anche agenzie di rating, società di revisione dei bilanci, alti dirigenti delle banche e le banche che a seguito della cessione d’azienda in sede di liquidazione coatta amministrativa e risoluzione (le Quattro Banche) hanno acquisito la “parte sana” delle aziende”. L’associazione lo chiama “rinuncia tombale”. Sostiene il segretario generale di MC Alessandro Mostaccio: “La rinuncia tombale ora prevista dalla bozza di legge di Bilancio è una disposizione priva di ogni giustificazione pubblica e costituisce uno scudo per i colpevoli dei crac finanziari che hanno messo in ginocchio centinaia di migliaia di azionisti e un regalo per le banche cessionarie”. 

MC chiede che la rinuncia venga stralciata e che la legge di Bilancio preveda che l’erogazione del ristoro costituisca soltanto un acconto, senza che sia in alcun modo pregiudicata per gli azionisti la possibilità di ottenere un pieno risarcimento del danno nelle competenti sedi giudiziarie. Chiede inoltre che venga estesa la platea dei destinatari a quei risparmiatori che non abbiano sottoscritto le azioni in sede di collocamento e quindi di aumento di capitale, ma a seguito di operazioni di negoziazione, e agli acquirenti di obbligazioni convertibili, poi convertite in azioni della banca. Rispetto al tetto del 30%, l’associazione chiede che si preveda la possibilità di superare il limite del 30% di quanto riconosciuto, in ragione del livello di concentrazione del portafoglio, in azioni delle banche poste in liquidazione ed eventualmente del valore ISEE.


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