Fisco, Oxfam: paradisi fiscali alimentano la disuguaglianza
“L’elusione fiscale delle multinazionali costa ai paesi più poveri almeno 100 miliardi di dollari ogni anno, una cifra sufficiente a mandare a scuola 124 milioni di ragazzi e a coprire le spese sanitarie per salvare la vita di 6 milioni di bambini”. A denunciarlo è Oxfam, che nel rapporto “Battaglia fiscale” ha stilato la classifica dei quindici paradisi fiscali più aggressivi in tutto il mondo, denunciando la pericolosità della corsa globale al ribasso nella tassazione d’impresa. L’Europa è nelle prime posizioni e in piena classifica: fra i suoi paradisi fiscali conta infatti Paesi Bassi, Svizzera, Irlanda, Lussemburgo e Isola di Jersey.
La classifica dei paradisi fiscali più aggressivi stilata da Oxfam pone sul podio Bermuda, Isole Cayman e Paesi Bassi, seguiti nell’ordine da Svizzera, Singapore, Irlanda, Lussemburgo, Curaçao, Hong Kong, Cipro, Bahamas, Jersey, Barbados, Mauritius, Isole Vergini britanniche. “Questi paradisi fiscali sono tra i principali responsabili a livello globale della dilagante corsa al ribasso sulla tassazione degli utili d’impresa che sottrae miliardi di euro alla lotta alla disuguaglianza e alla povertà”, denuncia l’associazione. Bermuda rappresenta una vera attrazione per le multinazionali: basti pensare che nel 2012 le multinazionali statunitensi hanno dichiarato più profitti alle Bermuda che in Giappone, Cina, Germania e Francia messi insieme. I Paesi Bassi sono il paradiso fiscale più aggressivo d’Europa. “L’imposta sul reddito per le multinazionali del 25% – spiega Oxfam – è spesso usata per oscurare la sua natura di paradiso fiscale societario. Il paese concede infatti tra i più alti incentivi fiscali alle multinazionali e tante corporation vi trasferiscono enormi quantità di profitti eludendo il pagamento delle tasse altrove”.
Il rapporto parte da un assunto di base: “Il gettito fiscale è uno dei principali strumenti a cui i governi possono ricorrere per combattere la povertà. Le grandi imprese riescono però ad aggirare il fisco su larga scala, sottraendo ai governi di ogni parte del mondo risorse finanziarie che potrebbero essere impiegate per far fronte alla povertà e investite in sanità, istruzione e creazione di nuovi posti di lavoro”. E quando gli introiti pagati dalle multinazionali si riducono drasticamente, per compensare le perdite gli Stati hanno due possibilità: tagliare la spesa pubblica oppure aumentare le tasse sui consumi come l’Iva, misure che danneggiano i più poveri. Nei Paesi OCSE, calcola Oxfam, il taglio dello 0,8% dell’aliquota sugli utili d’impresa tra il 2007 e il 2014 è stato parzialmente compensato con un aumento medio dell’1,5% dell’aliquota IVA standard tra il 2008 e il 2015.
La classifica si è basata anche sul ricorso a pratiche fiscali ritenute nocive, come la scelta di aliquote fiscali nulle sui redditi delle imprese non residenti, la concessione di incentivi fiscali iniqui e improduttivi, la mancanza di collaborazione nei processi internazionali per la definizione di misure di contrasto all’elusione fiscale (incluse le misure volte ad accrescere la trasparenza fiscale). Molti paesi sono stati al centro di clamorosi scandali, come accaduto per l’Irlanda, che si è distinta per aver concluso un accordo con Apple in base al quale il gigante di Cupertino ha potuto versare nel paese un’aliquota effettiva pari allo 0,005%.
“I paradisi fiscali aiutano le multinazionali a sottrarre risorse alle casse degli Stati, contribuendo a generare e rafforzare sistemi economici fondati sulla disuguaglianza – dice Elisa Bacciotti, direttrice delle Campagne Oxfam – In questa prospettiva si lasciano milioni di persone senza speranza per un futuro migliore”.
“Non ci sono vincitori nella corsa al ribasso sulla tassazione dei profitti delle grandi imprese. A rimetterci sono le piccole e medie imprese nazionali e i cittadini, soprattutto i più poveri, tanto nelle nostre economie avanzate quanto in quelle dei paesi in via di sviluppo, che pagano più tasse e non hanno accesso a servizi essenziali come istruzione e sanità – aggiunge Bacciotti – I governi devono collaborare e trovare il modo per fermare questa insana corsa al ribasso, assicurando che le imprese multinazionali paghino la loro giusta quota di tasse laddove conducono le proprie attività e creano valore”.
Cosa si può fare? Oxfam chiede di porre fine all’elusione fiscale e alla corsa al ribasso sulla tassazione degli utili di impresa attraverso l’abolizione di incentivi fiscali iniqui e improduttivi e la definizione di un sistema di tassazione dei redditi d’impresa equo, progressivo e che contribuisca al bene comune; la costruzione di una blacklist dei paradisi fiscali basata non solo sulla trasparenza finanziaria ma anche su criteri che prendano in considerazione pratiche quali l’aliquota fiscale nulla sui redditi delle imprese non residenti. Altra richiesta: estendere alle grandi multinazionali, a partire da quelle che operano in Europa, l’obbligo di rendicontazione pubblica delle attività condotte e delle imposte versate in ciascun paese in cui operano tramite proprie sussidiarie.