Fiducia consumatori, Istat: a giugno balzo in avanti
A giugno la fiducia dei consumatori italiani fa un balzo in avanti, rispetto al valore minimo registrato a maggio: secondo l’Istat il clima di fiducia dei consumatori passa da 86,4 a 95,7, toccando il livello più alto da marzo 2012. Ma la causa di questo salto, spiega l’Istat, è da ascrivere alle novità introdotte a partire da giugno dall’Istituto sul campione e sulle tecniche di rilevazione. Non è da sottovalutare, però, l’impatto che ha avuto sul miglioramento del clima di fiducia lo stop del pagamento dell’Imu sulla prima casa.
Infatti i valori che registrano gli aumenti principali sono quelli che riguardano la fiducia verso il quadro economico, che passa da 71,7 a 91,6, e la fiducia verso il futuro (da 81,4 a 99,1). Gli italiani esprimono più ottimismo anche per la situazione personale (da 92,0 a 97,7) e per il clima corrente (da 90,1 a 92,6). In particolare si aprono spiragli per lo stato dell’economia, con l’indice che sarebbe ai massimi da giugno 2011, grazie anche a un miglioramento delle attese sulla disoccupazione.
L’Istat segnala uno slancio anche per le prospettive riguardanti i prossimi mesi, al top da oltre tre anni, anche se occorre sempre ricordare come le modifiche sulla rilevazione possano avere alterato le comparazioni. Inoltre, a livello territoriale, evidenzia sempre l’Istituto, la crescita della fiducia risulta diffusa su tutto il Paese.
Federconsumatori e Adusbef non sono affatto soddisfatte di questi dati che “nonostante le novità di rilevazione continuano ad essere completamente inattendibili. “In un momento difficile come quello che le famiglie stanno attraversando, affermare che la fiducia dei consumatori sia in salita è offensivo nei confronti dei cittadini – dichiarano i presidenti delle due Associazioni dei consumatori Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti – Basti pensare che, a causa della crisi, secondo quanto rilevato dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, nel biennio 2012-2013 la contrazione dei consumi ha raggiunto il -7,3%, che equivale ad una diminuzione della spesa complessiva pari a circa 52 miliardi di euro”.
Le Associazioni ribadiscono che bisogna eliminare definitivamente l’aumento dell’Iva (il semplice rinvio non risolve alcun problema) per evitare effetti disastrosi sull’intera economia. “Le ricadute per i cittadini, infatti, sarebbero di oltre +207 euro annui, dovuti non solo agli effetti in termini diretti sui prezzi, ma anche alle ricadute indirette sui carburanti, dal momento che oltre l’86% dei beni è trasportato su gomma, sulle tariffe praticate da artigiani e professionisti e sui costi energetici sostenuti dalle imprese. “Non dimentichiamo, infine, che le ricadute di tale operazione non gioverebbero nemmeno alle casse dello Stato – concludono le Associazioni – l’incremento dell’Iva accentuerà la contrazione delle entrate fiscali, sia a causa dei minori consumi che della deleteria crescita delle prestazioni in nero”.