Femminicidio: un libro per capire, educare e cambiare
Capire, Educare, Cambiare. Tre passi per fermare il femminicidio, un fenomeno distruttivo, ancora non chiarito e su cui il libro dall’omonimo titolo vuole fare luce. Il testo è firma di due donne, madre e figlia: Paola Vinciguerra, psicoterapeuta e presidente dell’Eurodap (Associazione Europea per il Disturbo Attacchi di Panico) ed Eleonora Iacobelli, dottoressa in scienze e tecniche psicologiche e segretaria Eurodap.
Il femminicidio è un “disastro trasversale”, lo ha definito la giornalista Paola Saluzzi, che ha aperto ieri la presentazione del libro. Un fenomeno dai numeri allarmanti: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il 31,9% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subito una violenza fisica o sessuale. Sono in poche a denunciare la barbarie, così che si stima che il sommerso si attesti oltre il 90%.
La prima parte del libro è dedicata alla comprensione del fenomeno. Capire, quindi, il perché della violenza non solo fisica, ma anche psicologica e economica. Tra le cause alla base del femminicidio c’è “la visione arcaica del rapporto di genere diffusa sia tra le donne che tra gli uomini”, ha detto Eleonora Iacobelli citando i dati di un questionario condotto dall’associazione sul tema– “Basti pensare che molte donne affermano che non è compito dell’uomo fare le pulizie di casa e che non mancano gli uomini che giustificano la violenza se provocati dalla donna”.
Non è possibile tracciare un vero e proprio identikit dell’aggressore inserendolo in categorie sociali o economiche. Si possono però tracciare caratteristiche della personalità diffuse: “Aggressivo, permaloso, geloso, ossessivo del controllo, narcisista e talvolta vittima di dipendenze come l’alcol”, ha proseguito Iacobelli. Dall’altra parte ci sono donne che spesso non si ribellano. “La donna è convinta di poter cambiare il proprio compagno e spesso entra in gioco il senso di colpa e dell’abbandono”, ha concluso Iacobelli.
Alla comprensione segue l’intervento e l’Educazione. Prima di tutto aiutare le vittime. “In una prima analisi – ha spiegato Paola Vinciguerra – si potrebbe pensare che le donne che hanno subito la violenza soffrano di disturbo post-traumatico da stress. Ma non è così, perché nel loro caso non smettono mai di vivere uno trauma perenne”. Non basta pensare alle donne. Spettatori e testimoni, i figli, i bambini, si aggiungono ai numeri delle vittime della violenza di genere. Vittime “molte meno note di quelle che riguardano gli atti di violenza direttamente esperiti contro i bambini. Queste figli vanno curati per fare in modo che conducano anche loro una vita sana”.
E’ possibile risolvere gli effetti traumatici di esperienze di violenze. “La tecnica dell’EMDR (Eye Movement Desentization and Reprocessing) né è un esempio – ha proseguito Vinciguerra – Attraverso gesti, come i movimenti oculari, si possono rielaborare e desensibilizzare situazioni traumatiche”.
Il libro di conclude con un augurio sincero delle due autrici. Un augurio che punta dritto al cambiamento, “a riflettere, a guardarsi, a porsi domande, a migliorarsi, a liberarsi dalla paura, ad esistere.
A cura di Silvia Biasotto