Farmaci fascia C, liberi farmacisti contestano pronuncia dell’Avvocato Ue
L’Avvocato Generale della Corte di giustizia dell’Unione europea “a nostro avviso ha commesso l’errore di non verificare la dimensione reale del mercato avvalorando una tesi, il pericolo per la tutela dell’interesse generale, che non trova riscontri oggettivi nei dati”. E’ quanto scrive il Movimento nazionale liberi farmacisti in relazione alla pronuncia dell’Avvocato secondo cui “il principio del diritto UE sulla libertà di stabilimento non osta ad una normativa nazionale che riserva alle farmacie la vendita di medicinali soggetti a ricetta medica, ma posti a carico dell’acquirente”.
Sul tappeto la questione della vendita dei farmaci di fascia C, che sembrerebbe preclusa alle parafarmacie. Ma secondo i liberi farmacisti le conclusioni cui l’Avvocato arriva “si prestano a diverse interpretazioni”, “non sono prive di errori” e soprattutto non quantificano e non citano dati di mercato che l’Avvocato definisce “non trascurabili”.
Il Movimento dei liberi farmacisti propone un’analisi dei dati di mercato, secondo la quale con la “liberalizzazione della fascia C, i fatturati delle farmacie in questo comparto di farmaci calerebbero del 10%, una diminuzione dei margini di ricavo di 15 euro al giorno”. L’Avvocato generale, sostiene il Movimento, “ha commesso l’errore di non verificare la dimensione reale del mercato avvalorando una tesi, il pericolo per la tutela dell’interesse generale, che non trova riscontri oggettivi nei dati”.
Ecco dunque i dati riportati dai liberi farmacisti: “In Italia la spesa farmaceutica per i farmaci di fascia C e A ad acquisto privato nel 2012 (fonte Farmindustria) è di 3.874 milioni di euro. La spesa totale è pari a circa 26 miliardi di euro, di cui il 65% rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale, il 16% composto da farmaci di classe C con prescrizione e A acquistati privatamente, il 10% di farmaci senza obbligo di prescrizione e la parte restante da ticket. Le farmacie in Italia sono, secondo quanto riportato dal sito di Federfarma, 17499 (“depurate” dei 540 dispensari come riportato dallo stesso sito), quindi il reddito generato dalla fascia C per ogni farmacia al netto dell’IVA è di 219.170 per un margine che si aggira intorno al 25% (Health innovation, studi e ricerche in Sanità, dicembre 2012) e un ricavo a farmacia di euro 54792 l’anno (media)”.
Se la fascia C fosse liberalizzata, continua l’analisi, probabilmente accadrebbe “quanto è accaduto per i farmaci SOP e OTC, ovvero quote di mercato non dissimili verrebbero perse dalle farmacie in favore dei nuovi competitors accreditati. A sei anni dalla liberalizzazione dei farmaci di automedicazione la quota di mercato detenuta da parafarmacie e GDO si aggira intorno al 10%. Parafarmacie e GDO acquisirebbero in due o tre anni la stessa quota, con una diminuzione dei fatturati delle farmacie in questo comparto di farmaci del 10%, una diminuzione dei margini di ricavo di 15 euro al giorno”. Non è un dato per il quale le farmacie rischierebbero la chiusura, commenta il Movimento, aggiungendo che la concorrenza porterebbe invece a una diminuzione dei prezzi. I liberi farmacisti riportano inoltre i numeri sulle parafarmacie aperte nei piccoli comuni: non sono tali da mettere a rischio le piccole farmacie. “In conclusione, l’Avvocato Generale, a nostro avviso – spiega il Movimento – ha commesso l’errore di non verificare la dimensione reale del mercato avvalorando una tesi, il pericolo per la tutela dell’interesse generale, che non trova riscontri oggettivi nei dati”.
L avvocato generale dovrebbe prendere esempio dalla Germania dove la pianto organica delle farmacie è stata abolita negli anni 50 ed ogni farmacista abilitato può liberamente intraprendere la professione .La tesi dell avv generale più che una visione liberale di un europa unita proiettata verso la crescità e le pari opportunità sembra una tesi corporativa lobbystica dei tempi che furono
….secondo me…..da come si è sempre mossa “federfofi” in ambito politico “nazionale”, adesso con pure un “senatur”…. il loro zampino è matematico pensarlo…(e come diceva qualcuno che la sapeva lunga…non si fa neppure peccato…!!)
Urge capire che tipo di Europa si vuole costruire, sono sorpreso di quanto scritto dall’avvocato UE. Ognuno di noi ha sempre coltivato l’idea che cio’ che ci e’ ingiustamente negato con scuse risibili in Italia(tutti sanno che i farmacisti titolari di farmacie l’unica cosa che vogliono tutelare non e’ la salute del cittadini bensi’ il proprio conto in banca) ci potesse essere finalmente riconosciuto in sede europea. Qui i casi sono due: o le lobby si sono organizzate in sede europea oppure l’europa stessa ha perso la sua spinta innovatrice. Dovendo sceglierei la prima ipotesi (a pensar male si fa peccato ma ci si prende). Silvio Albertini Crevalcore
ma le regole europee valgono una volta si e una no ,vedi la Germania dove il farmacista abilitato può intraprendere la sua attività l’avv. UE PARLA FORSE A NOME DELLE LOBBY, perchè un farmacista con tanto di laurea abilitazione 30 anni di esperienza come direttore di farmacia,non è più capace a dispensare i farmaci trovandosi a lavorare in parafarmacia dovrebbero riflettere,e non prendere per i fondelli,è una pura questione di guadagni che guarda caso non si possono toccare.