pomodoro

C’era scritto “made in Italy” ma provenivano, in realtà, dalla Cina le quattro tonnellate e mezzo di doppio concentrato di pomodoro sequestrate in provincia di Napoli. Il prodotto asiatico era stato sottoposto soltanto ad alcuni procedimenti di lavorazione in Italia. Tra la provincia di Benevento e quella di Bari, in situazioni analoghe, sono state contestate oltre 700mila euro di sanzioni. L’operazione è la tranche campana che ha portato al sequestro, sull’intero territorio nazionale, di oltre 3.100 tonnellate di vino, dichiarato come DOC/DOCG ma in realtà mai stato registrato sui documenti contabili di cantina poiché destinato alla commercializzazione “in nero”.
Per la tutela del marchio si è poi attivata anche la cooperazione internazionale di polizia, individuando “wine kit” e vari prodotti alimentari con richiami all’Italia pur provenendo dall’estero: menzione di regioni italiane, impiego del tricolore, rappresentazione dello “stivale”, appellativo del prodotto con evidenti assonanze rispetto all’originale. I Nuclei antifrodi carabinieri (Nac) fanno appello ad operatori e consumatori affinché segnalino ogni abuso ai carabinieri, anche attraverso il numero verde 800020320.
Con gli ultimi sequestri hanno superato quota 10 milioni i chili di prodotti alimentari e bevande adulterati tolti dal commercio dalle forze dell’ordine in Italia nel corso del 2012. E’ quanto stima la Coldiretti sottolineando che “le frodi a tavola si moltiplicano nel tempo della crisi soprattutto con la diffusione dei cibi low cost e sono crimini particolarmente odiosi perché si fondano sull’inganno nei confronti di quanti, per la ridotta capacità di spesa, sono costretti a risparmiare sugli acquisti di alimenti”. 
Nei primi sette mesi dell’anno – precisa la Coldiretti – sono state importate dalla Cina oltre 50 milioni di chili di pomodori conservati destinati con la rilavorazione industriale a  trasformarsi magicamente in prodotti Made in Italy perché non è ancora obbligatorio indicare in etichetta la provenienza della materia prima. Gli ottimi risultati dell’attività di contrasto messa in atto dalla Magistratura e da tutte le forze dell’ordine impegnate confermano – continua la Coldiretti – la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie troppo larghe della legislazione a partire dall’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della materia prima impiegata, voluto con una legge nazionale all’inizio dell’anno approvata all’unanimità dal parlamento italiano ma non ancora applicato.
D’altronde anche il recente rapporto di Movimento Difesa del Cittadino e Legambiente, Italia  a Tavola, ha dimostrato che oggi a far notizia è la contraffazione dei prodotti tipici italiani: un patrimonio ricco fatto di 243 denominazioni protette DOP, IGP, STG e oltre 520 denominazioni vitivinicole.
“Ogni anno entrano clandestinamente in Italia prodotti alimentari per un valore di 2 miliardi di euro. E di questi ben tre su quattro vengono dalla Cina. Si tratta di un vero e proprio “scippo” al “made in Italy” agroalimentare, fatto di eccellenza e di trasparenza” conclude la Cia secondo cui è necessario usare “tolleranza zero” nei confronti degli autori delle truffe e degli “inganni a tavola” .


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