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Dopo quasi una nottata intera di negoziazioni in procinto di terminare, i 27 leader europei sembrano aver trovato un accordo di massima per i prossimi sette anni di bilancio Ue. La bozza quasi definitiva preparata dal Presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy (aggiornata alle ore 16.30) prevede pagamenti di 913 miliardi e impegni di spesa per 960 miliardi. I tagli principali riguardano il capitolo dedicato a ricerca, competitività e infrastrutture che passa da 139,543 miliardi di euro a 125,694 miliardi. Massimo Gaudina, Capo Unità Comunicazione del Consiglio Europeo della Ricerca ci spiega i possibili effetti di questi tagli.
 
Perché quando c’è da tagliare si taglia sempre sulla ricerca?
Citando le parole della presidente del Consiglio Europeo della Ricerca Helga Nowotny, a differenza dell’agricoltura e di altri grandi settori, gli scienziati non hanno una forte lobby a livello internazionale per fare sentire la loro voce. Inoltre l’agricoltura è una politica comune europea mentre la ricerca è una competenza mista, nazionale ed europea, quindi non si riesce a difenderla allo stesso modo. Ecco che allora ben 44 premi Nobel lo scorso ottobre hanno scritto direttamente ai capi di Stato e di Governo e al vertici europeo per chiedere loro di non tagliare i finanziamenti alla ricerca. Inoltre è stata anche lanciata una petizione online che ha raccolto 150mila firme in tutta Europa. Da ultimo, temendo i tagli che sembra si stiano concretizzando, negli ultimi giorni ci sono stati vari appelli della comunità scientifica. Ammetto che, tenendo in considerazione gli ultimi dati, si era temuto tagli addirittura superiori, rispetto a quelli di cui si parla in questo momento, che comunque non son ancora definitivi.
 
Quale sarà l’effetto diretto dei tagli annunciati alla ricerca?
Per ogni miliardo in meno alla ricerca avremo centinaia di ricercatori, centinaia di progetti destinati alle Pmi e collaborazioni internazionali che non possono essere finanziati, insomma centinaia di occasioni mancate. Ecco che così facendo si fa pagare il prezzo dell’austerità e della crisi per i prossimi sette anni proprio ai ricercatori, che magari andranno a cercare queste occasioni al di fuori dell’Europa.
 
Insomma una bella doccia fredda per la ricerca europea.
Si dice che un aereo ha bisogno di più gas proprio al momento del decollo. Ecco la ricerca in Europa oggi è in fase di decollo, è adesso che programmi come Horizon 2020, che raccoglie l’eredità dei precedenti programmi quadro per la ricerca, stanno per decollare. Bisogna inoltre sottolineare che per i programmi di ricerca europei è da più di vent’anni che il bilancio aumenta progressivamente ogni anno. Il 2014 potrebbe essere il primo anno dove ci sarà meno a disposizione che l’anno precedente, se le cifre di cui si parla dovessero essere confermate.
 
Quali effetti ci potranno essere per i ricercatori italiani?
E’ presto per dirlo. Ad ogni modo ad oggi i ricercatori italiani costituiscono quasi il 10 per cento totale dei borsisti, il che vuol dire che dal 2007 al 2012 su 3000 borse aggiudicate circa 270 sono andate ad italiani. A questo riguardo, ci troviamo di fronte ad un fenomeno unico in Europa che vede quasi la metà dei borsisti italiani decidere di condurre la propria ricerca in un altro Paese europeo dove, dicono, trovano condizioni più favorevoli, maggiore autonomia e maggiori opportunità di carriera.
 
I tagli previsti dalla bozza quasi definitiva di Van Rompuy. Bisogna precisare subito che l’accordo è il frutto dei compromessi con i 27 capi di Stato e di Governo dei Paesi Ue. Al momento prevede 14 miliardi di tagli nel capitolo dedicato a ricerca, competitività e programmi di investimenti per le infrastrutture (compresi Galileo e Iter) e reti transeuropee (Tlc, trasporti energia) del “Connecting Europe Facility” i cui fondi vengono ridotti da 41,249 miliardi a 29,299 miliardi. Nonostante questa riduzione, rimane un aumento del 40% rispetto al bilancio 2007-2013 e un “aumento in termini reali” dei finanziamenti per il programma di ricerca Horizon e per il programma Erasmus per la mobilità degli studenti.
Il Consiglio Europeo della Ricerca (ERC) è la prima agenzia dell’Unione Europea dedicato al supporto della ricerca scientifica di frontiera incentrata sul ruolo del ricercatore investigator che fa parte del Settimo Programma Quadro (FP7). Si tratta di un’agenzia indipendente per il finanziamento in Europa della ricerca di frontiera in tutte le discipline, dalle scienze matematiche, fisiche e naturali all’ingegneria alle discipline umanistiche.
 
@AlessioPisano


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