Austerità contro crescita: quale strada sceglierà la nuova Europa? La domanda è stata al centro di un dibattito con il Senatore a vita Mario Monti, organizzato ieri a Roma dalla Rappresentanza della Commissione Europea in Italia. “L’Europa non ha bisogno di una svolta perché è già in corso una svolta – ha detto Monti – C’è stato un grande avanzamento della governance dell’eurozona, con un orientamento più verso la crescita e una stabilizzazione dei tassi di interesse. Un’evoluzione importante, ma non sufficiente”.
Secondo Monti bisogna finalmente attuare una vera economia sociale di mercato e il nuovo Presidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker potrebbe essere l’uomo giusto per questo.
Che Commissione sarà dunque quella guidata da Juncker? Il Senatore Monti ha conosciuto il nuovo Presidente della Commissione Europea nel 1995, quando il lussemburghese diventò primo Ministro e Monti era Commissario europeo per il mercato interno. L’occasione politica fu quella dell’accordo sul coordinamento della fiscalità che fu proprio approvato il 1° dicembre 1997, durante la presidenza lussemburghese. Monti racconta che, nonostante il Lussemburgo non avesse un grande interesse verso l’accordo sulla fiscalità, Juncker lo sostenne con grande impegno. E questo fu un atto importante perché “la concorrenza fiscale non disciplinata tra Stati porta ad un rigetto del mercato unico”. “Posso dire che Juncker è un uomo dal profilo democratico, fautore di quell’economia sociale di mercato che è anche inserita all’interno del Trattato di Lisbona” ha affermato il Senatore a vita.
Il tema dell’economia sociale di mercato, molto caro a Monti, prevede un maggiore “accordo” tra il mercato e il sociale che il Senatore auspicava già nel suo rapporto su una nuova strategia per il mercato unico, inviato a Barroso nel 2010. Già lì si intravedeva la nascita di nazionalismi, frutto di questo scollamento tra mercato e sociale, a discapito dell’integrazione.
“Quello che si è fatto in questo 4 anni è importante, ma non sufficiente e qui sono d’accordo con il Governo italiano – ha detto Monti – Ma ho un siggerimento per Renzi: lui fa benissimo a parlare di flessibilità, ma in Europa si parla di flessibilità rispetto ai mercati e non alle finanze pubbliche. Per questo suggerisco al Premier di girare completamente la dialettica negoziale: non chiediamo maggiore flessibilità, ma al contrario più rigore nell’attenerci, in questa delicata fase storica, a quel principio fondamentale dei vincoli di bilancio che è fissato a tutela delle generazioni future. Direi che la grande disoccupazione giovanile di oggi è causa di troppa poca Europa in passato. Ma poi chiederei alla Germania: vi sembra etico che, nell’attuale situazione di difficoltà, alcuni Governi (come il vostro) possano indebitarsi a tassi bassissimi? Questo va proprio a discapito delle prossime generazioni”.
Il Senatore Monti, quindi, invita Renzi a sfruttare il suo successo elettorale, riconosciuto ancora di più in Europa vista l’avanzata dei partiti nazionalisti, ma di parlare (soprattutto con la Germania) meno di solidarietà e più di riforme. “La riforma del Senato mette finalmente fine al devastante bicameralismo perfetto, ma io mi concentrerei più sulle riforme economiche che all’estero fanno più effetto. Credo che venga apprezzato tutto ciò che è considerato come premessa di decisioni robuste e stabili che possano cambiare davvero le prospettive di crescita dell’Italia”.
Quali provvedimenti dovrebbe fare la Commissione Europea nei suoi primi 100 giorni?
“Mi concentrerei su quelli che sono al momento i due grandi nemici dell’Europa e quindi i popoli e il Presidente Putin. Per ricostruire un ponte con i cittadini è necessario mettere subito all’opera quel tentativo di mercato sociale. Rispetto all’altro problema, costringerei i Governi ad abbandonare i propri nazionalismi energetici verso un modello di mercato unico dell’energia che ci renda meno dipendenti dalla Russia e metta in atto quei cambiamenti strutturali di cui l’Europa ha un gran bisogno”.
di Antonella Giordano
@Anto_Gior
 


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