Eurispes: Italia depressa, addio risparmi, non si arriva a fine mese
È un’Italia dove tutti sono depressi – poveri, ceti medi in via di impoverimento e benestanti – imprigionata in una logica feudale dove le élite difendono i propri privilegi mentre la società civile è vittima e complice al tempo stesso dell’esistente.
È un’Italia che ha bisogno di ripartire, di progettare il futuro, di rompere quel “patto di complicità” che fa annaspare la democrazia e azzoppa lo sviluppo. L’Italia fotografata dal Rapporto Eurispes di quest’anno è un paese che deve fare i conti con la crisi economica, che sembra “bloccato, immobile, rassegnato, ripiegato su se stesso”, che continua a non avere fiducia nelle istituzioni e considera quello appena trascorso un anno da dimenticare. Ma non si può dare la colpa solo alla politica: da un lato c’è una “classe dirigente generale” arroccata sui propri privilegi, dall’altra una società civile vittima e complice di un sistema nel quale troppo spesso vige una doppia morale. Questo il ragionamento del presidente Eurispes Gian Maria Fara, che spiega: “Siamo di fronte a un generale senso di depressione che taglia trasversalmente tutte le classi sociali: i poveri perché vedono, giorno per giorno, allontanarsi la possibilità di poter migliorare la loro condizione economica e sociale; i ceti medi perché hanno sempre più timore di cadere nel baratro della povertà; i benestanti e i ricchi perché si sentono criminalizzati”.
Principale responsabile di un sistema a “vocazione feudale” è la “classe dirigente generale”, ovvero tutti coloro che hanno ruoli direttivi nella società, una élite che ormai è blocco a sé stante, separato dal resto della società. Ma la società civile, spiega Fara, non è migliore delle sue élite perché nel tempo si è adattata al sistema. Così si dà vita a una “doppia articolazione della morale”. La società civile è vittima e complice al tempo stesso, come evidenzia il caso del sommerso (per l’Eurispes, pari a 540 miliardi di euro, il 35% del Pil ufficiale, con un’evasione di 230/250 miliardi di euro) e dei tre Pil da tempo presenti in Italia – “uno ufficiale, uno sommerso e un criminale”. Cosa fare? Ripartire dalla produttività e dalla progettualità, riscoprire e seguire un progetto per il paese che muova dalle sue ricchezze e dai suoi asset. Per farlo, argomenta Fara, serve il ritorno di “una buona politica che sappia assicurare al Paese il futuro che merita”.
Nel frattempo? L’analisi della situazione economica delle famiglie mette in evidenza che quello appena trascorso è stato un anno da dimenticare. Per il 67% degli italiani la situazione economica è nettamente peggiorata; un buon 56,6% pronostica un ulteriore peggioramento per il futuro, mentre il 26,9% degli italiani confida nella stabilità e solo il 6,1% ritiene che ci sarà un miglioramento. E se l’anno è nero per il paese, non va meglio per la propria famiglia: i tre quarti degli italiani, pari al 74,8%, dichiara che la propria situazione economica è peggiorata nell’ultimo anno.
Gli italiani sono alle prese con la contrazione dei redditi e con la difficoltà di arrivare a fine mese (oltre un quarto del campione dichiara di non riuscirci, quasi la metà lo fa intaccando i risparmi). Le famiglie ormai hanno detto addio al risparmio e sono sempre più costrette in una morsa di prestiti contratti non solo per pagare un mutuo ma anche per pagare altri debiti, per finanziare un matrimonio o le spese mediche. Che si tratti di situazioni di difficoltà è evidente proprio dall’importo richiesto: il 35% di chi ha chiesto un prestito negli ultimi tre anni non ha superato i 10 mila euro.
Negli ultimi tre anni, oltre un quarto del campione (26,2%) ha chiesto un prestito bancario per esigenze di base: per il 41,9% serve al mutuo per la casa, per il 33,1% al pagamento di debiti accumulati, per il 20,9% per saldare prestiti con altre banche o finanziarie. Queste ultime due voci indicano chiaramente che si rischia la “moltiplicazione del debito familiare secondo modalità usurarie: si apre un mutuo per pagare un debito pregresso”. Da evidenziare che nel 13,6% dei casi il prestito serve a pagare matrimoni, battesimi, cresime; nel 9,8% per pagare spese mediche; solo nel 2,3% dei casi viene usato per andare in vacanza.
Il risparmio ormai è un miraggio. Quasi la metà delle famiglie (48,5%) è costretta a intaccare i risparmi per arrivare a fine mese e comunque incontra difficoltà, mentre il 27,3% dichiara di non arrivare proprio alla quarta settimana. Oltre il 70% non riesce più a risparmiare. Un quarto degli italiani (24,9%) ha difficoltà a pagare la rata del mutuo, quasi un quinto (18,6%) ha lo stesso problema col canone d’affitto. Il 34,8% degli italiani è certo che non potrà risparmiare nei prossimi 12 mesi e per un altro 38,2% “è probabile che non ci sarà possibilità di risparmio”.
In questo contesto si tagliano tutte le spese considerate superflue o riconducibili a piccoli o grandi lussi quotidiani, regali, viaggi e vacanze, mentre si adottano strategie anti-crisi comprando in saldo o cercando prodotti più convenienti anche nel comparto alimentare – dove però i consumatori continuano a privilegiare il Made in Italy, dichiarano di acquistare prodotti Dop, Igp e Doc mentre meno di un terzo (30,7%) sceglie i prodotti alimentari più economici indipendentemente dalla provenienza. Le strategie di consumo vedono il ricorso alle promozioni e agli sconti online – cercati dal 32,9% degli italiani.
Specchio della crisi, spiega l’Eurispes, sono i Compro Oro, un fenomeno ormai dilagante specialmente nelle grandi città: a un esercizio di questo tipo, con i gioielli di famiglia in mano, si è rivolto l’8,5% del campione intervistato. Il problema che sta dietro l’angolo è il rischio di finire preda dell’usura. Il 6,3% degli intervistati, non potendo accedere a un prestito bancario, ha dichiarato di essersi rivolto a privati, che non fossero parenti né amici, per chiedere soldi in prestito. Se si considera la reticenza che una domanda diretta porta con sé, è facile immaginare che la percentuale possa essere superiore.
di Sabrina Bergamini
…e se lo dice Eurispes…
meglio tardi che mai !!!
e ora chi ci risolleva?!
il Monticarichi?