Equo compenso, petizione: Ministro Franceschini non firmi decreto
Il precedente Ministro per i Beni culturali Bray aveva bloccato il decreto, in attesa di sviluppare un’indagine ad hoc sulle abitudini dei consumatori per verificare se davvero le copie private di opere musicali e cinematografiche siano cresciute negli ultimi tre anni tanto da legittimare addirittura un aumento di ben 5 volte l’equo compenso, come pretenderebbe la Siae.
Resa pubblica, l’indagine ha dimostrato che solo il 13% dei consumatori fa effettivamente copie private e di questi solo 1 terzo usa smartphone e tablet. “Se proprio dovesse essere aggiornato, l’equo compenso andrebbe sensibilmente ridotto – scrive l’Associazione – Il decreto non farebbe altro che innalzare le quote già imposte dal precedente decreto Bondi, portando i precedenti 80 milioni di prelievo annuo a oltre 200 milioni”.
“L’equo compenso, destinato ad arricchire di fatto solo le casse della Siae, in alcuni Paesi europei non esiste. In Italia viene soprattutto distribuito tra gli artisti più noti e importanti. Chi acquista musica e film legalmente da piattaforme online, paga già i diritti d’autore per poterne fruire. Con il decreto queste persone si troverebbero a dover dunque pagare due volte.
lo sbaglio è mettere a gestire la cosa comune persone e partiti che non sono consapevoli che i soldi vanno spesi in modo corretto e proficuo in particolare quando sono soldi altrui.
Si è visto quando non sapevano cosa fare dei danari dati dai fratelli Della Valle per il colosseo.
NO A NUOVE TASSE.
Le tasse è sbagliato chiamarle giusto compenso.
Le tasse vanno tolte per agevolare la circolazione del danaro e ciò migliora la vita delle persone, società e commercio in generale