“No a una liberalizzazione di facciata che comporterà gravi oneri per i cittadini”: è quanto scrivono le associazioni dei consumatori, che hanno deciso di interpellare il Governo sulle recenti modifiche del ddl concorrenza relative alla vendita di energia ai consumatori. Secondo una recente previsione introdotta nel ddl, chi nel 2018 non sarà passato al mercato libero si vedrà rifornire da un “servizio di salvaguardia” assegnato a privati a condizioni che dovranno incentivare il passaggio proprio al mercato libero. Il rischio denunciato? Prezzi più alti per l’energia.
bollette-luceA scrivere sono un gruppo di associazioni – Federconsumatori, Adusbef, Unione Nazionale Consumatori, Lega Consumatori, Adoc, Rete Consumatori Italia (Codici, Casa del Consumatore e Assoutenti) e Codacons – che hanno deciso di rivolgersi al presidente del Consiglio e al Ministro dello Sviluppo economico e di contestare il modo in cui si sta delineando la vendita di energia nella versione del ddl concorrenza in discussione al Senato. Spiegano le associazioni: “Nelle scorse settimane è stata introdotta nella norma una nuova previsione, secondo cui i clienti che il primo gennaio 2018 non avranno scelto il proprio venditore verranno riforniti da un “servizio di salvaguardia”. Tale servizio verrà assegnato agli operatori privati “a condizioni che incentivino il passaggio al mercato libero”. Il che, tradotto, significa “a prezzi molto alti”. Da quello che apprendiamo in queste ore da fonti parlamentari – proseguono i Consumatori – non si è fatto nulla per porre rimedio a quello che era stato definito – in privato – alle scriventi associazioni “un errore”. Anzi, al danno si aggiunge la beffa. Il servizio di salvaguardia viene ridefinito servizio “universale a salvaguardia”, stravolgendo il senso delle direttive e offendendo le famiglie consumatrici”.
Le associazioni ricordano che il mercato libero finora è stato poco attrattivo per gli utenti domestici, tanto che il servizio di maggior tutela rifornisce ancora oggi circa 25 milioni di clienti domestici e piccole imprese, mentre 10 milioni sono quelli passati al mercato libero. “Nel momento in cui scatterà l’assegnazione delle utenze ai fornitori, che se le aggiudicheranno tramite aste appositamente costruite per esprimere prezzi molto alti (oggi la salvaguardia può costare anche quattro volte il normale prezzo dell’energia), è altamente probabile che la misura riguarderà milioni di utenti. A voler essere ottimisti, almeno 10 milioni (dieci milioni!) di utenze, che corrispondono a circa 20 milioni di persone”, spiegano le associazioni, che non si dichiarano affatto contrarie al mercato né pensano al mercato solo come luoghi di problemi di fatturazione e servizi di non richiesti. Quello che è considerato “inaccettabile”, spiegano, è che “in nome di una liberalizzazione di facciata ci si stia predisponendo a prelevare soldi dalle tasche di milioni di cittadini per trasferirli nelle tasche di operatori che svolgeranno lo stesso servizio di prima, se non peggiore, a prezzi assolutamente immotivati. Una pratica – commentano i Consumatori – che si estenderà ben presto al resto del mercato, per cui questo prezzo di salvaguardia diventerà il punto di riferimento. Basterà infatti offrire poco meno di quel prezzo per accaparrarsi il cliente. I teorici della concorrenza ci dicono che nel lungo termine, a forza di limature, il prezzo scenderà. Quindi, il massimo che possiamo sperare è che, dopo molto lavoro, il prezzo torni al livello attuale. Complimenti per il brillante risultato”.

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