Edilizia, Ance: nel 2012 – 49% di compravendite, persi 446mila posti di lavoro
Neanche il mattone è più un rifiugio dalla crisi. “Il 2012 è stato per le costruzioni l’anno più nero” nella crisi “più intensa e più lunga nella storia del Paese”: persi 446mila posti di lavoro, – 49% delle compravendite di abitazioni soprattutto a causa del crollo del potere di acquisto delle famiglie (- 14% dal 2008) e per i prezzi delle case ancora troppo elevati. Per non parlare delle tasse sulla casa: con l’Imu sono aumentate di 12 miliardi. E’ il quadro che emerge dal Rapporto dell’Ance, l’associazione dei costruttori.
Circa 446.000 quindi i posti di lavoro persi da inizio crisi: con i settori collegati salgono a 669mila “come l’intera popolazione di Palermo”; 11.177 le imprese fallite (il 23% dei fallimenti registrati in tutti i settori economici). Investimenti mai così bassi: nel 2013 arrivano al sesto anno consecutivo di caduta, con un calo complessivo del 29%. Le stime per il 2013 indicano che gli investimenti registreranno una ulteriore caduta del 5,6% rispetto al 2012, nonostante l’effetto positivo degli interventi del governo su incentivi fiscali e debiti della P.a.
Da inizio crisi le compravendite di abitazioni si sono dimezzate (- 49%) “riportandosi ai livelli di metà anni ’80, con una caduta vertiginosa solo nel 2012 di circa il 26%”. La causa principale è che “le banche hanno smesso di concedere mutui alle famiglie”. Tra il 2007 e il 2012 in Italia la riduzione dei finanziamenti alle imprese “é stata del 45,6% per gli investimenti nel comparto abitativo e del 62,4% nel non residenziale”. “E’ come se – calcola l’Ance – negli ultimi 6 anni le banche avessero negato 77 miliardi di euro di finanziamenti per gli investimenti nell’edilizia”. In 6 anni è del 58% il calo dei mutui concessi alle famiglie per l’acquisto di abitazioni.
Ma ci sono anche le troppe tasse che pesano sulla casa: sono 9 le voci di tassazione che gravano sugli immobili in Italia per possesso, vendita o locazione. E “con l’Imu le imposte sugli immobili sono aumentate di 12 miliardi. L’Italia ha quindi raggiunto il Regno Unito in cima alla classifica dei Paesi con la più alta tassazione sulla casa”. L’Imu, poi, “a differenza dell’Ici ha reso non conveniente l’affitto a canone concordato”.
“Il decreto sugli ecobonus avrà un impatto per il 2013 di circa 2,4 miliardi di euro, derivante da un aumento del 3,2% degli investimenti in manutenzione straordinaria dello stock abitativo”.
Per il 2014 sono due gli scenari possibili tracciati dall’Ance: senza politiche per il settore gli investimenti continueranno a calare del 4,3%, e vorrà dire che in 7 anni le costruzioni avranno perso investimenti per 59,3 miliardi, il 32,1%. Sarà “il tramonto dell’intero tessuto industriale dell’edilizia”. Se invece verranno messe in campo politiche per il settore, ed in particolare attuando le proposte dell’associazione dei costruttori (revisione Imu, messa a regime degli incentivi fiscali per ristrutturazioni e ecobonus, riattivazione del circuito del credito) gli investimenti potrebbero tornare a crescere, dell’1,6%. Spendere 5 miliardi in infrastrutture nel 2014 aumenterebbe il Pil dello 0,33% e produrrebbe 44.500 posti di lavoro.
Secondo Federconsumatori la contrazione disastrosa delle compravendite immobiliari non è dovuta unicamente alla stretta sui mutui o al peso del fisco sulle abitazioni. “Ad incidere in maniera determinante su tale andamento, come denunciamo da anni, è soprattutto la caduta verticale del potere di acquisto delle famiglie, la cui contrazione dal 2008 ad oggi ha raggiunto quota -14,1%. Alla scarsissima domanda, per di più, si aggiunge l’aggravante dei prezzi ancora troppo elevati degli immobili. Non è affatto vero, infatti, che vi sia una forte discesa dei costi delle case: nelle aree metropolitane i prezzi sono pressoché stabili, tutt’al più si registra qualche lievissima diminuzione nelle zone più marginali e periferiche. Alla luce di questo andamento è chiaro ed evidente che l’unica strada per far ripartire il mercato immobiliare è quella del ridimensionamento dei prezzi, coerentemente con le sane logiche di mercato, in concomitanza con una riduzione della tassazione”.