Ecosistema Urbano Legambiente: città ferme, l’innovazione parte dai cittadini
Da una parte la pigrizia delle amministrazioni. Dall’altra la vitalità dei singoli cittadini e delle comunità. Da una parte l’Italia delle città, che in fondo sono sempre un po’ uguali a se stesse, coi soliti problemi di traffico, qualità dell’aria, spreco di acqua. Dall’altra l’Italia dei cittadini che recuperano spazi abbandonati o cercano di valorizzare il proprio quartiere. Ecco i due volti delle città italiane, e della loro qualità ambientale, secondo il rapporto di Legambiente Ecosistema Urbano 2016.
“C’è un’Italia delle città e un’Italia dei cittadini – scrive il presidente Legambiente Rossella Muroni nell’apertura della ricerca – La prima, che accomuna tanti Comuni capoluogo, fatica a liberarsi dal traffico, stenta a trovare soluzioni strutturali all’emergenza smog, alla gestione dei rifiuti e delle risorse idriche, non ha ancora messo tra le priorità efficienza energetica, rigenerazione urbana, qualità delle periferie, ridistribuzione dello spazio pubblico. La seconda, fatta di associazioni, volontari, comitati di quartiere, cooperative di comunità, è sempre più attiva, vitale, solidale, attenta e partecipe alla valorizzazione dei beni comuni e impegnata a produrre e a sollecitare con forza il cambiamento”. La fotografia delle “performance ambientali” delle città italiane – su cinque direttrici di fondo: acqua, aria, rifiuti, energia e mobilità – evidenzia una “diffusa staticità” delle ammninistrazioni, che viene animata solo dall’innovazione che parte dal basso e dalle idee dei cittadini. Secondo lo studio, fatto da Legambiente in collaborazione con l’istituto di ricerca Ambiente Italia e con la collaborazione editoriale del Sole 24 ore, c’è infatti “un sostanziale immobilismo che non si registra solo considerando i dati attuali con quelli dell’anno precedente, ma che si conferma anche valutando un periodo più lungo, i cinque anni della durata del mandato di un sindaco”.
Per gli amanti delle classifiche, fra le prime dieci città ci sono capoluoghi al di sotto degli 80mila abitanti (Macerata, Verbania, Mantova, Belluno, Oristano, Cuneo, Savona), tre centri di medie dimensioni (Trento, Bolzano e Parma) e nessuna grande città. In testa ancora prevalentemente il nord del Paese assieme con due città del centro Italia, la marchigiana Macerata quest’anno prima su tutte e la sarda Oristano (ottava). Le ultime cinque città sono invece Frosinone e quattro città meridionali: Palermo, Siracusa, Caserta, Vibo Valentia, fanalino di coda della classifica.
“Questo rapporto racconta un Paese a due velocità: quella delle amministrazioni e quella dei cittadini con le associazioni, i comitati di quartiere, le cooperative solidali – ha dichiarato Rossella Muroni durante la presentazione dello studio – E mentre le prime si confermano lente, rigide e quasi impermeabili ai cambiamenti, le seconde spiccano per vivacità e spirito d’iniziativa con tantissime buone pratiche che pur coinvolgendo concretamente un condominio, una strada o un quartiere, esprimono un’idea di città e di futuro ben più ampia, in grado di coniugare giustizia sociale e vivibilità, cultura e socialità, economia e ambiente”.
Il capitolo “grandi città” evidenzia che queste non sono molto cambiate negli ultimi cinque anni. A Roma, sempre paralizzata dal traffico, il numero dei passeggeri del trasporto pubblico è addirittura in leggera diminuzione; a Milano lo smog è ancora fuorilegge; Palermo spreca ancora molta acqua potabile immessa in rete. “Insomma mentre le grandi metropoli europee si rigenerano, si rinnovano, si trasformano, le nostre – si legge nello studio – sembrano tutt’ora impantanate nella gestione dell’ordinario, incapaci non solo di dar vita a profonde trasformazioni, ma anche di immaginare e progettare città diverse, più sane, più vivibili, più sostenibili, più attente alla qualità della vita degli abitanti”. Andando un po’ nel dettaglio, emerge che fra le grandi città Palermo (terz’ultima nella classifica) ha risultati accettabili solo per i dati legati all’ozono, tra i più bassi in assoluto, e nel numero di auto circolanti con 57 auto ogni 100 abitanti. Performance deludente anche per Milano (73esima), con i peggiori dati in assoluto per le medie dell’Ozono e penultima nelle polveri sottili (fa peggio solo Frosinone), nei consumi idrici (solo Reggio Calabria la supera), e con solo il 4% di copertura dei consumi elettrici domestici provenienti da fonti rinnovabili. Napoli (82esima), mostra perdite della rete idrica che superano il 40% e infrastrutture dedicate alle bici praticamente quasi inesistenti; Roma (85esima), registra pessime medie per NO2, perdite della rete idrica che sfiorano il 45%, elevata produzione di rifiuti e zero per solare installato su edifici pubblici. Infine, Torino (93esima), fa molto male sia per quel che riguarda il biossido di azoto (No2), in cui va peggio solo Milano, che nelle medie delle polveri sottili (Pm10). Molto meglio vanno tante città medio-piccole che in cinque anni hanno fatto veri cambiamenti, come raddoppiare la raccolta differenziata, oppure i passeggeri del trasporto pubblico, o migliorare la qualità dell’aria.