I “piatti pronti” hanno fatto registrare, tra tutti i generi alimentari, il record di aumento delle quantità acquistate: più del 10% negli ultimi 10 anni. Nella categoria dei cibi elaborati, i consumi di verdure pronte sono triplicati, arrivando nel 2010 ad essere presenti nel carrello di 1 italiano su 2, soprattutto le “insalate pronte”. E anche i surgelati nonostante la crisi tengono. Questi prodotti hanno resistito al difficile momento economico, o addirittura hanno registrato aumenti nei consumi interni, perché il tempo è oggi considerato un bene sempre più prezioso.
Il tempo non ha prezzo, sia in termini economici che ambientali. I piatti pronti, surgelati e di quarta gamma registrano infatti prezzi maggiori rispetto al fresco (un chilo di insalata in busta può costare anche dieci volte di più al chilo rispetto alla insalata fresca) e, come vedremo, anche in termini ambientali.
Torniamo a parlare dell’impatto ambientale della nostra alimentazione, in particolare in termini di emissioni di CO2, insieme al Movimento Difesa del Cittadino che, nell’ambito del progetto europeo Ecolife , campagna di comunicazione sugli stili di vita sostenibili coordinata da Legambiente e cofinanziata dalla Commissione Ue, ha messo a punto una serie di consigli per il consumatore sostenibile e risparmioso. Ieri, all’interno della trasmissione Usi e Consumi di CO2, MDC è stato ospite con la puntata di Ecolife, Il consumatore sostenibile proprio per affrontare questo aspetto dei nostri stili di vita alimentari. (Clicca qui per scaricare il podcast) #EcolifeIlconsumatoresostenibile
Questa tipologia di alimenti che include anche sughi, surgelati, caffè in cialde, piatti pronti refrigerati, barrette di cereali, frutta già tagliata in vaschetta e prodotti light, ha impatti ambientali molto elevati, prioritariamente dovuti alle richieste di energia nelle fasi di produzione e conservazione.
Basta a tal fine citare la “catena del freddo” per la conservazione degli alimenti surgelati per comprendere l’aumento di impiego di energia per produrre e distribuire questo tipo di alimenti. Le emissioni di CO2 per la generazione del freddo derivano sia dall’elevato consumo energetico di corrente degli impianti (magazzini frigoriferi, camion refrigerati e apparecchiature frigorifere per i centri di commercializzazione di prodotti freschi e surgelati) , sia da emissioni dirette, dovute cioè alle perdite di gas refrigeranti anch’essi capaci di contribuire all’effetto serra.
A livello generale gli aspetti ambientali di un impianto frigorifero sono soprattutto quelli associati al consumo di energia, più è bassa la temperatura e più è lungo il tempo di stoccaggio, più aumentano le emissioni.
Per valutare l’impatto dei principali alimenti, un indicatore del livello di insostenibilità del sistema alimentare contemporaneo è dato dal rapporto fra l´energia consumata per la preparazione di un alimento e l´apporto energetico dell´alimento stesso. Ridurre perciò il consumo di questi alimenti, non può che giovare all’ambiente e alla salute, preferendo prodotti freschi e, come detto più volte, di origine biologica e locale.
Ipotizzando che una famiglia media (di 3 persone) consumerà circa 30 kg di prodotti congelati/anno (dato fortemente soggetto a variabili come la provenienza geografica, l’età ecc.), con una spesa di circa 186 €/anno. La produzione di circa 30 kg di prodotti surgelati (più facile da calcolare rispetto ai prodotti “eccessivametne elaborati”) peserà circa 390 kg di CO2 (considerando trasporto, produzione e refrigeramento).Risparmio stimato in un anno: circa 186 euro / 390 Kg CO2 equivalenti (dato calcolato su i dati ufficiali dell’ IIAS – Istituto Italiano Alimenti Surgelati).
Un altro importante consiglio è quello di acquistare prodotti con poco packaging. L’impatto ambientale del packaging (termine inglese che sta per confezione, imballaggio) è indubbiamente elevato per alcuni prodotti e per le bevande alcoliche od analcoliche imbottigliate. Tuttavia, occorrerebbe tener conto di come localmente vengono gestiti i rifiuti e quale grado di recupero o riciclaggio sia effettuato. Ciascun italiano produce quasi 532 kg di rifiuti l’anno per un costo medio di gestione di 138,22 euro. Il 38% di questi rifiuti è costituito da imballaggi (circa 225 kg co2 eq pro-capite).
Riducendo del 30% l’acquisto di prodotti con packaging “eccessivo” si potrà avere un risparmio di 168kg di CO2 e di circa 10€. Il calcolo è stato effettuato considerando che ognuno di noi ‘produce’ mediamente 225 Risparmio stimato in un anno: circa 10 euro / 168 Kg CO2 equivalenti.
Ricordiamo che Ecolife è l’iniziativa, partita ad ottobre 2013 con durata triennale, che rientra nel programma di co-finanziamento LIFE+ Informazione e Comunicazione dell’Unione Europea. È frutto delle idee e del lavoro di cinque soggetti provenienti da mondi contigui quali l’ambiente, la consulenza tecnico scientifica, l’informazione e il supporto ai cittadini: Legambiente, AzzeroCO2, Deep Blue, ACLI e Movimento Difesa del Cittadino. Per saperne di più sul progetto visitate il sito www.ecolifestyles.eu! Sul portale potrete trovare anche la Local Community a voi più vicina, veri e propri sportelli dove chiedere informazioni sul progetto e partecipare ad attività sul territorio!


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