Quasi un miliardo di persone non ha accesso all’acqua potabile. E nel 2030 la domanda d’acqua aumenterà del 50%. I due dati bastano a fotografare l’importanza delle risorse idriche e il senso della Giornata dell’Acqua che ricorre domani, 22 marzo. In vista di questo appuntamento vengono diffusi dati che delineano una situazione sempre più preoccupante. Ieri il World Water Council ha ricordato che quasi un miliardo di persone, e cioè il 12,5% della popolazione mondiale, non ha accesso a fonti d’acqua potabili e sicure. Si tratta di 319 milioni di abitanti dell’Africa Sub-Sahariana (il 32% della popolazione), 554 milioni di asiatici (il 12,5% della popolazione), e 50 milioni di sudamericani. A ciò si aggiungono i 3,5 milioni di decessi all’anno che, secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), sono imputabili a malattie legate all’acqua.

acquaCome se non bastasse, secondo un rapporto realizzato nell’ambito del JMP (Joint Monitoring Programme for Water Supply and Sanitation) di UNICEF e OMS, nel 2030 la domanda di acqua aumenterà del 50%. Il problema è l’enorme e costante spreco di cui siamo diventati responsabili. Solo invertendo questa pericolosa tendenza sarà possibile raggiungere l’Obiettivo Globale di Sviluppo Sostenibile Locale delle Nazioni Unite numero sei: garantire accesso all’acqua sicura e a strutture igienico-sanitarie adeguate a tutto il pianeta. E risparmiare così ben 500 miliardi di dollari all’anno che rappresentano il costo totale dell’insicurezza delle risorse idriche sull’economia globale. È questo l’appello lanciato ieri dal Presidente del World Water Council che ha ribadito l’importanza di adottare una buona governance locale, una gestione sostenibile delle risorse naturali e un’urbanizzazione efficace per evitare di sprecare una risorsa così preziosa come l’acqua.

Sempre secondo il rapporto UNICEF E OMS, l’80% dello spreco delle risorse idriche proviene dalla nostra incapacità di dare vita a un processo di riciclo e riuso dell’acqua che possa far fronte alle necessità sempre più impellenti da parte delle città in pieno sviluppo urbanistico e delle attività industriali e produttive. Basterebbe promuovere maggiori investimenti in quei progetti che favoriscono il riutilizzo dell’acqua. In ambito industriale, il riciclo con adeguati processi di trattamento può apportare benefici da un punto di vista economico e finanziario. A Kalundborg, in Danimarca, è stata ricreata una sorta di catena tra imprese in cui l’una riutilizza l’acqua proveniente dall’altra, dopo averla sottoposta a trattamento. Il risparmio è notevole e si aggira intorno ai 3000.000 di m3 di acqua.  Allo stesso modo in agricoltura c’è bisogno di implementare nuove tecnologie per “ripulire” l’acqua da tutti le sostanze chimiche inquinanti, per poterla riutilizzare evitando così rischi per la salute delle persone e ulteriore spreco. In Israele, grazie a questo sistema, riescono a riutilizzare per l’irrigazione il 50% dell’acqua trattata. Dopo essere stata pre-trattata, usata, distribuita, raccolta e ritrattata, l’acqua dovrebbe ritornare all’ambiente ripulita, pronta per essere nuovamente parte di un ciclo.

 

di Ludovica Criscitiello


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