Le piattaforme online hanno fatto passi avanti nella trasparenza dei messaggi pubblicitari di natura politica, ma devono chiarire meglio come l’eliminazione di bot e profili falsi abbia inciso online e abbia ridotto la diffusione della disinformazione in Europa. Così la Commissione europea, che qualche giorno fa ha pubblicato le ultime relazioni mensili di Google, Twitter e Facebook nel quadro del codice di buone pratiche sulla disinformazione in regime di autoregolamentazione. Il Codice è stato firmato a ottobre 2018 da Facebook, Google, Twitter, Mozilla e dalle associazioni di categoria che rappresentano le piattaforme online, l’industria della pubblicità e gli inserzionisti.

“Le piattaforme online hanno una particolare responsabilità nella lotta alla disinformazione”, ha detto Bruxelles. Da gennaio, questo il bilancio della Commissione, “tutte le piattaforme hanno compiuto progressi per quanto riguarda la trasparenza dei messaggi pubblicitari di natura politica e la divulgazione al pubblico di tali messaggi all’interno di librerie che offrono strumenti utili per l’analisi delle spese pubblicitarie dei soggetti politici in tutta l’UE. Facebook ha preso provvedimenti per garantire la trasparenza delle campagne di sensibilizzazione, mentre Google e Twitter devono ancora mettersi al passo a questo riguardo”.

Gli sforzi fatti hanno contribuito a vanificare i tentativi di manipolazione diretti alle elezioni europee, ma – prosegue Bruxelles – “le piattaforme devono illustrare più chiaramente come l’eliminazione di bot e profili falsi abbia ridotto la diffusione della disinformazione nell’UE. Google, Facebook e Twitter hanno segnalato miglioramenti nel vaglio delle inserzioni pubblicitarie per limitare le pratiche malevoli di clickbait e ridurre gli introiti pubblicitari di coloro che diffondono disinformazione; tuttavia non sono stati compiuti sufficienti progressi nello sviluppo di strumenti volti ad aumentare la trasparenza e l’affidabilità dei siti web che ospitano messaggi pubblicitari”.


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I risultati dunque non mancano ma rimane molto da fare. Le piattaforme online devono fornire informazioni più dettagliate per identificare, dice la Commissione, gli attori malevoli e gli Stati interessati, nonché aumentare la cooperazione con i fact checkers e fornire agli utenti strumenti per individuare meglio la disinformazione. Le piattaforme dovrebbero infine consentire alla comunità dei ricercatori un accesso effettivo ai dati, in linea con le norme in materia di protezione dei dati personali. La Commissione ha poi invitato le piattaforme ad applicare le politiche di trasparenza dei messaggi pubblicitari di natura politica nell’ambito delle prossime elezioni nazionali.

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