La procura di Stato di Braunschweig ha dato a Volkswagen una multa da oltre 1 miliardo di euro per lo scandalo emissioni (Dieselgate) che ormai si protrae da tre anni. In una nota, la casa automobilistica ha fatto sapere di accettare la sanzione e riconosce le proprie responsabilità. Con il pagamento della multa, l’azienda spera di chiudere definitivamente i conti con il recente passato e l’accettazione della sentenza, nei confronti della quale Volkswagen non ha fatto alcuna richiesta di appello, potrebbe addirittura avere un positivo impatto anche sugli altri procedimenti ancora aperti in Europa a carico dell’azienda e delle sue controllate.

Il Tribunale tedesco motiva la sanzione evidenziando la “violazione dell’obbligo di supervisione” che ha portato ad immettere sul mercato 10,7 milioni i veicoli con il motore diesel dei tipi EA 288, negli Usa e in Canada, e del tipo EA 189, nel resto del mondo, con una funzione software non ammessa”.

“Una multa che dimostra come l’Italia continui ad essere la Cenerentola d’Europa anche nella tutela dei diritti dei consumatori”, commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Non solo la class action italiana ha le armi spuntate, non essendo previsto il danno punitivo come negli Stati Uniti, ma nel nostro Paese le multe sono quasi sempre irrisorie ed inferiori all’illecito guadagno o al danno subito dalla collettività”.

“L’Antitrust italiano ha fatto il suo dovere, comminando sulla vicenda del Dieselgate la sanzione massima possibile. Peccato che fosse pari ad appena 5 milioni di euro. Per questo da anni chiediamo un rafforzamento del potere sanzionatorio delle Authority”, conclude Dona.


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