Diamanti da investimento: Tar Lazio conferma multe Agcm a banche e società
Confermate dal Tar del Lazio le sanzioni inflitte dall’Agcm nei confronti delle società IDB e DPI e di alcune banche coinvolte per la questione diamanti da investimento. Con le cinque sentenze pubblicate oggi, la vicenda che riguarda molti consumatori che si sono avventurati in quello che doveva essere un investimento sicuro, può sperare in un epilogo positivo. Il Tar del Lazio ha confermato multe pari a 12 milioni di euro inflitte dall’Antitrust per pratiche commerciali scorrette a Unicredit, Banco Bpm, Mps e ai due principali broker attivi nella vendita di diamanti anche attraverso gli sportelli bancari.L’Autorità ha giudicato “infondati” sia i ricorsi presentati da IDB (la società Intermarket Diamond Business spa e IDB Intermediazioni Srl) e da Diamond Private Investment (DPI) che quelli delle tre banche.
In particolare le sanzioni irrogate dall’Antitrust erano state: 2 milioni per IDB; 4 milioni per Unicredit; 3,35 milioni per Banco BPM; 1 milione per DPI; 2 milioni per MPS e 3 milioni per Banca Intesa che non ha presentato ricorso al Tar avverso il provvedimento Agcm.
I profili di scorrettezza riscontrati per entrambe le società venditrici hanno anche riguardato le informazioni ingannevoli e omissive diffuse attraverso il sito e il materiale promozionale dalle stesse predisposto in merito: a) al prezzo di vendita dei diamanti, presentato come quotazione di mercato, frutto di una rilevazione oggettiva pubblicata sui principali giornali economici; b) all’andamento del mercato dei diamanti, rappresentato in stabile e costante crescita; c) all’agevole liquidabilità e rivendibilità dei diamanti alle quotazioni indicate e con una tempistica certa; e d) alla qualifica dei professionisti come leader di mercato.
L’Autorità ha, inoltre, accertato che gli Istituti di credito, principale canale di vendita dei diamanti per entrambe le imprese, utilizzando il materiale informativo predisposto da IDB e DPI, proponevano l’investimento a una specifica fascia della propria clientela interessata all’acquisto dei diamanti come un bene rifugio per diversificare i propri investimenti.
Il Tar ha quindi confermato quanto rilevato nel provvedimento ovvero il fatto che l’investimento fosse proposto da parte del personale bancario e tale circostanza forniva ampia credibilità alle informazioni contenute nel materiale promozionale delle due società, determinando molti consumatori all’acquisto senza effettuare ulteriori accertamenti.
“Fino ad oggi”, evidenzia Davide Cecchinato, presidente di Adiconsum Verona, “le proposte formulate dal Banco popolare per tentare di trovare concretamente un accordo stragiudiziale di risarcimento non sono state congrue”. “Ora, alla luce delle sentenze odierne la situazione cambia per le persone che hanno investito nei diamanti e pertanto chiediamo a tutti gli istituti coinvolti, ed in particolare al Banco Popolare, la celere e completa rifusione delle somme perse dai consumatori a causa dell’investimento”.
“A breve”, conclude Cecchinato, “organizzeremo un incontro pubblico per discutere in dettaglio con tutti i consumatori coinvolti le conseguenti iniziative che, dopo la pubblicazione dell’odierna sentenza, l’Associazione metterà in campo per ottenere il rimborso dell’investimento”.
“È una sentenza importantissima“, commenta il Segretario Nazionale di Codici Ivano Giacomelli, “perché conferma che quanto sosteniamo da tempo è giusto. Unicredit è stata scorretta nei confronti dei sui clienti. Per indurli ad acquistare diamanti da investimento, sono stati utilizzati materiali promozionali ingannevoli e omissivi. Decine di risparmiatori sono stati ingannati, si sono fidati di un investimento prospettato come ‘sicuro’ e che invece si è rivelato una trappola. La sentenza di oggi del Tar segna un punto importante in questa vicenda”, sottolinea il Segretario Nazionale di Codici Ivano Giacomelli, “dimostra che la correttezza sbandierata da Unicredit era falsa e rafforza la class action che abbiamo avviato per chiedere il risarcimento dei risparmiatori”.