Proseguono le “trattative” per risolvere il caso dei diamanti da investimento acquistati dai risparmiatori secondo modalità di offerta che l’Antitrust ha giudicato “ingannevoli e omissive”. I legali di Rete Consumatori Italia hanno incontrato ieri a Milano Banco BPM, uno degli istituti di credito coinvolti nella vicenda dei diamanti venduti ai clienti da Intermarket Diamond Business – IDB S.p.A., per tramite della banca. BPM ha presentato una proposta risarcitoria che non è piaciuta ai consumatori. Se ne riparlerà, anche perché Rete Consumatori Italia ha presentato una controproposta in cui chiede alla banca di riacquistare i diamanti allo stesso prezzo di vendita.

“Decine di risparmiatori in tutta Italia si sono rivolti a noi e dallo scorso febbraio chiedevamo inutilmente di sedere a un tavolo di contrattazione con la banca” spiega l’avvocato Agostino Luca Cesareo, Coordinatore Nazionale Assolex, Rete Avvocati di Assoutenti. BPM ha finalmente risposto e ha presentato una soluzione risarcitoria nei confronti dei risparmiatori. Quale? Ai risparmiatori, propone la banca, verrebbe offerta una percentuale che non andrebbe oltre il 50% del valore delle pietre acquistate, anche nei casi di particolari sofferenza economica del risparmiatore. Le pietre rimarrebbero al risparmiatore.

 “La proposta di BPM non ci soddisfa – spiega però Cesareo – Noi crediamo che i risparmiatori traditi non debbano avere alcun onere e che per tutelare davvero i loro interessi andrebbe seguita la strada che, nella stessa situazione, sta già percorrendo Unicredit: la banca deve impegnarsi a riacquistare i diamanti allo stesso prezzo con cui li aveva venduti ai risparmiatori. A quel punto, coperto il capitale iniziale, i risparmiatori potranno rivalersi su IDB per il mancato guadagno”. Una risposta alla controproposta arriverà dalla banca entro una settimana. “Speriamo che la nostra proposta venga accolta – commenta Cesareo – Qualsiasi altro accordo provocherebbe un danno ingiustificato ai consumatore e dunque non siamo disponibili ad accettarlo”.

Continuano così le trattative per dare ristoro ai risparmiatori che hanno acquistato negli ultimi anni i diamanti da investimento proposti da Intermarket Diamond Business – IDB e da Diamond Private Investment – DPI, con modalità di offerta che sono state giudicate “ingannevoli e omissive” da parte dell’Antitrust. L’Autorità, nell’ottobre 2017, ha dunque sanzionato le due società e le banche di cui si avvalevano come intermediarie per complessivi 15 milioni di euro. Fra i profili di scorrettezza che l’Antitrust ha sanzionato c’erano il prezzo di vendita dei diamanti, definito in misura superiore al costo di acquisto della pietra e ai benchmark internazionali di riferimento, e l’andamento del prezzo dei diamanti, rappresentato in stabile e costante crescita. L’Autorità ha chiamato in causa anche le banche perché  il fatto che l’investimento in diamanti fosse proposto da personale bancario e la presenza di personale della banca agli incontri fra i due professionisti e i clienti “forniva – ha scritto l’Antitrust – ampia credibilità alle informazioni contenute nel materiale promozionale delle due società, determinando molti consumatori all’acquisto senza effettuare ulteriori accertamenti”.


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