TopNews. Consumi, Demopolis: meno austerità e più infedeltà negli stili di spesa
Le famiglie stanno abbandonando l’austerità. L’Italia sente il peso della crisi, tanto è vero che la maggioranza degli italiani segnala negli ultimi anni un peggioramento della situazione economica familiare, delle opportunità di lavoro e della sanità pubblica. Allo stesso tempo, qualcuno comincia a vedere la ripresa. Il 25% pensa che la situazione economica migliorerà nei prossimi 12 mesi (era il 13% cinque anni fa). Negli stili di consumo e nella spesa gli italiani sono sempre più infedeli: comprano in punti vendita diversi, spesso sulla base di costo e promozioni, ma tengono in conto anche la marca e l’italianità del prodotto.
Sono consumatori con molte richieste al nuovo Governo quelli che emergono dall’indagine “Dopo il voto: clima sociale e fiducia dei consumatori”, realizzata da Demopolis per IBC Associazione industrie beni di consumo che oggi tiene a Milano la sua assemblea annuale. L’Italia sente le conseguenze della crisi economica ma fra le famiglie comincia a diffondersi un po’ di ottimismo. Più di 7 italiani su 10 si dichiarano convinti che si troverà un accordo per la nascita di un nuovo Governo e solo il 20% immagina invece un rapido ritorno alle urne.
I dati sono stati illustrati dal direttore di Demopolis Pietro Vento. La maggioranza assoluta dei cittadini rileva negli ultimi dieci anni un peggioramento nella propria situazione economica familiare (51%), nelle opportunità di lavoro (53%), nelle prestazioni della sanità pubblica (55%). 6 intervistati su 10 si sentono oggi meno sicuri nella loro quotidianità. Il peggio però, dice Demopolis, sembra passato e le famiglie stanno recuperando fiducia. Il 25% è convinto che la situazione economica del Paese migliorerà nei prossimi 12 mesi. Nel dettaglio, per il 58% delle famiglie la situazione economia italiana nei prossimi 12 mesi rimarrà invariata, mentre per il 25% migliorerà e per il 17% peggiorerà. Dal 2013 a oggi, la percentuale di chi confida in un miglioramento è aumentata ed è passata dal 13% al 25%. Più ridotta la percentuale di chi confida in un effettivo aumento dell’occupazione: per il 67% la situazione occupazionale rimarrà invariata, per il 15% peggiorerà e solo il 18% indica un miglioramento (ma nel 2013 era il 15%)
Nel frattempo, sembra passato il peggio per quanto riguarda gli acquisti e la necessità di tenere a bada lo shopping, anche se si continua a guardare al risparmio. “Chiari sono i segni di superamento dell’austerità nei comportamenti delle famiglie – dice Demopolis – Oggi è del 15% la quota di cittadini che immagina un miglioramento della propria situazione economica familiare rispetto all’ultimo triennio, ma cresce al 24% il segmento di quanti prevedono di poter aumentare gli acquisti”.
“La disponibilità all’incremento dei consumi – ha spiegato Pietro Vento – è più accentuata rispetto alle previsioni di aumento del reddito disponibile. È la conferma ulteriore di un recupero di fiducia dei consumatori. A fronte di una maggiore tranquillità rispetto agli anni passati, il 51% dichiara comunque di prestare attenzione alle possibilità di risparmio ed agli acquisti in promozione. Così come nella politica e nelle scelte di voto – ha concluso il direttore dell’Istituto Demopolis – cresce l’infedeltà degli italiani anche nel modo di fare la spesa”. Solo un quarto dei consumatori (25%) si affida di norma allo stesso punto vendita nella spesa alimentare mentre la grande maggioranza, il 75%, utilizza punti vendita o catene differenti. L’88% di italiani si rivolge a catene diverse per acquisti quali abbigliamento, accessori, elettronica, scelti anche in base alle promozioni.
Ma quali elementi orientano maggiormente gli acquisti? Ai primi posti ci sono nell’ordine costo e promozioni (67%), marca e italianità. Spiega Demopolis: “La prudenza pesa ancora: la variabile “costo e promozioni” incide sui comportamenti di circa i due terzi dei consumatori alle prese con la spesa alimentare. Al secondo posto, la marca, la Brand Equity, che assume un valore determinante nelle scelte di acquisto del 60% degli italiani: dovendo spendere, i consumatori hanno imparato ad essere più esigenti. Se la necessità di risparmiare incide ancora, le scelte d’acquisto divengono sempre più una questione di fiducia. Un peso significativo lo esercita infine, per il 58%, l’italianità delle produzioni. Ed il valore del “Made in Italy” va ben oltre la dimensione alimentare”.
La ricerca evidenzia infine che sono molte le attese degli italiani cui dovrà far fronte il nuovo Governo. La priorità va alle misure per la ripresa dell’economia (76%) mentre al secondo posto c’è il tema ormai storico della riduzione della pressione fiscale per le famiglie e le imprese, segnalato da 7 cittadini su 10. Il rilancio dell’occupazione giovanile è indicato dai due terzi degli intervistati. Demopolis ha indagato anche l’opinione dei cittadini sul temuto incremento dell’IVA, previsto nel 2019 dalle clausole di salvaguardia: si tratta del primo scoglio che dovrà affrontare il nuovo Governo. La risposta è netta: l’88% degli italiani ritiene che l’aumento dell’Iva vada assolutamente bloccato. Ed è questa la richiesta che arriva da IBC, Associazione industria beni di consumo. “In Italia la debolezza della domanda pesa sulla scarsa dinamicità dell’economia. Per questo è fondamentale sterilizzare l’aumento dell’Iva previsto nel 2019”: queste le parole del presidente Aldo Sutter, che ha invitato le forze politiche a non sottovalutare il pesante impatto negativo che l’incremento dell’imposta sul valore aggiunto avrebbe su bilanci delle famiglie, consumi e ripresa economica.
Notizia pubblicata il 12/04/2018 ore 16.00