Deforestazione, Greenpeace: Lollobrigida vuole rinviare il regolamento salva-foreste
Denuncia degli ambientalisti: il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida vorrebbe rinviare di un anno l’attuazione in Italia del regolamento europeo sulla deforestazione, che impone alle imprese di garantire che i prodotti venduti nell’Ue non siano all’origine di deforestazione
E anche oggi le foreste… le salviamo domani. Così il commento online del WWF a fronte della richiesta del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida di rinviare di almeno un anno l’attuazione in Italia del regolamento europeo sulla deforestazione. Lollobrigida propone infatti il rinvio al 2026 dell’Eudr, la European Union Deforestation Regulation. Per il ministro le imprese non sarebbero pronte a garantire la tracciabilità richiesta dal regolamento – attestando che i prodotti non vengano da terreni oggetto di deforestazione. A margine del Consiglio Agrifish, il 23 settembre, il ministro ha detto che “Attualmente quel regolamento mette in difficoltà tutto il sistema produttivo, non solo quello della trasformazione dei prodotti derivanti dall’agricoltura ma anche altri. Ovviamente quello è l’obiettivo, e lo vogliamo perseguire. Ma siamo più responsabili nel chiedere il rinvio di un anno per avere un effetto reale” (Fonte: Greenme).
Il regolamento sulla deforestazione
“Il regolamento europeo per smettere di importare nell’UE prodotti e materie prime legate alla deforestazione dovrà essere attuato nel 2025, ma l’Italia già sta facendo un passo indietro”, denuncia Greenpeace.
La European Union Deforestation Regulation (EUDR), in vigore dal 29 giugno 2023, è la normativa che mira a eliminare la deforestazione dalle catene di approvvigionamento dell’Ue. Secondo il regolamento, aziende multinazionali con sede nell’Ue dovranno dimostrare che i prodotti che immettono sul mercato comunitario non contribuiscono alla distruzione delle foreste.
Le aziende potranno vendere nella Ue solo i prodotti di cui il fornitore abbia rilasciato una due diligence che attesti che il prodotto non proviene da terreni deforestati e non ha contribuito al degrado di foreste, comprese le foreste primarie insostituibili, dopo il 31 dicembre 2020. Le imprese dovranno verificare che questi prodotti siano conformi alla legislazione anche su diritti umani e che siano rispettati i diritti delle popolazioni indigene. Il regolamento si applica a capi di bestiame, cacao, caffè, olio di palma, soia e legno, compresi i prodotti che contengono, sono stati alimentati con o sono stati prodotti utilizzando questi prodotti (ad esempio cuoio, cioccolato e mobili). I deputati europei sono riusciti a far includere, durante i negoziati, anche gomma, carbone, prodotti di carta stampata e una serie di derivati dell’olio di palma.
Greenpeace evidenzia che la normativa ha delle lacune perché di fatto si applica solo a sette materie prime – carne bovina, soia, caffè, cacao, olio di palma, gomma, legno/cellulosa e relativi prodotti derivati. Un’altra criticità è che il regolamento non prevede la tutela di ecosistemi come savane e zone umide. “A ciò si aggiunge un’altra grave lacuna: al momento gli obblighi dell’EUDR non riguardano banche e associazioni, nonostante il ruolo centrale del comparto finanziario nell’alimentare la deforestazione”, spiega Greenpeace.
“Nel 2025 è prevista la revisione della normativa, un’occasione unica per migliorarla e metterla in atto – prosegue l’associazione ambientalista – Tuttavia, l’Italia rischia di fare marcia indietro: il Ministro Lollobrigida ha chiesto un rinvio di un anno nell’attuazione del regolamento, sostenendo che le imprese non sono pronte a garantire la tracciabilità richiesta, sottolineando le difficoltà economiche e l’aumento del rischio di alimentare mercati illegali. Peccato che l’EUDR sia stata approvata nel 2023 e gli Stati membri abbiano avuto tempo fino alla fine di dicembre 2024 per prepararsi a implementarla”.
Il peso della deforestazione
Fra il 1990 e il 2020 la deforestazione ha colpito una superficie più grande dell’Unione europea.
Le foreste sono fondamentali, custodiscono l’80% della biodiversità e aiutano a regolare il clima, contribuendo dunque a contenere gli effetti della crisi climatica. Ma ogni giorno la deforestazione fa scomparire aree grandi come un campo da calcio.
Il principale motivo è legato alla produzione intensiva di prodotti e materie prime come appunto soia, olio di palma e legno. Ed è un problema che attraversa il Pianeta.
A luglio di quest’anno, spiega Greenpeace, la superficie dell’Amazzonia si è ridotta di oltre 666 km², un’area che equivale a quasi sette volte la città di Milano, con un incremento degli incendi del 98% rispetto a luglio 2023. Ma il pericolo è anche dietro casa. Nelle foreste dei Carpazi sparisce un’area pari a cinque campi da calcio ogni ora e si stima che negli ultimi vent’anni la Romania abbia perso più del 50% delle sue foreste vetuste a causa della deforestazione.