Ddl concorrenza, norma “Booking”: vietare parity rate danneggia i consumatori
La norma “Booking” del ddl Concorrenza che vieta il “parity rate”, dando agli albergatori la possibilità di praticare alla clientela finale prezzi minori rispetto a quelli offerti da intermediari terzi, anche online (come ad esempio Booking.com) è passata nella sua formulazione originaria. La 10° commissione del Senato ha infatti approvato l’articolo 50 del disegno di legge sulla concorrenza, quello che dovrebbe garantire agli hotel la possibilità di pubblicare sul loro sito un prezzo più basso di quello proposto dalle agenzie online (OTA). La legge deve ancora terminare il suo cammino, con l’approvazione dell’aula del Senato e quella definitiva della Camera, ma la notizia ha già suscitato le prime reazioni.
“Salvata la lobby degli albergatori”, dichiara Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori. “La norma va solo apparentemente in favore dei consumatori. In realtà li danneggia. Al di là del fatto che non si capisce perché un albergatore dovrebbe avere convenienza a pubblicizzare su una piattaforma un prezzo più alto di quello effettivamente praticato, il punto è che la concorrenza si ottiene con un numero maggiore di alberghi, la perfetta informazione e la trasparenza dell’offerta”.
I siti comparatori hanno permesso fino ad oggi al consumatore di poter valutare migliaia di alberghi, scegliendo quello più conveniente, con il miglior rapporto qualità prezzo. Questo meccanismo, però, funziona solo se il prezzo sui siti internet è vero, è quello realmente praticato, non un prezzo gonfiato rispetto a quello che si ottiene chiamando direttamente l’albergo.
“Ecco perché la norma è un regalo agli albergatori, riducendo tra di loro la concorrenza” prosegue Dona. “Dopo quanto deciso dall’Antitrust in materia, il problema era già stato risolto. Inoltre, il mercato, per funzionare, ha bisogno di semplici regole. E tra queste non rientra il fatto di dichiarare quei patti liberamente sottoscritti dagli albergatori come non più validi”, conclude Dona.
