contraffazione

Sempre più spesso la contraffazione viaggia sul web. Internet rappresenta la nuova frontiera del mercato del falso e assume un peso sempre maggiore per la facilità nel raggiungere i consumatori e per il progressivo aumento di fiducia nei confronti degli acquisti online. Allo stesso tempo, è internet la via privilegiata – forse l’unica – per raggiungere i giovani quando si vogliono attuare campagne di sensibilizzazione e di educazione contro il falso. Anche perché, se tutto intorno c’è una stringente crisi economica, tutti i fenomeni legati alla contraffazione non conoscono affatto crisi. Tutt’altro. È la crisi stessa che rischia di dare un nuovo impulso alla contraffazione, attraverso un maggior richiamo da parte di consumatori dalle tasche sempre più provate e una minore attenzione da parte delle aziende. E attenzione: dai prodotti contraffatti arrivano spesso rischi seri per la salute, specialmente (ma non solo) quando si parla di farmaci contraffatti e illegali, di accessori per automobili di scarsa qualità e quindi soggetti a rotture improvvise, di scarpe “avvelenate” dove sono presenti sostanze chimiche pericolose. Senza contare lo sfruttamento del lavoro che un prodotto falso spesso cela. Sono questi i temi al centro della seconda Giornata nazionale anticontraffazione, organizzata da Confindustria e Ministero dello Sviluppo economico alla presenza di aziende, istituzioni e rappresentanti dei consumatori.
Difficile dare numeri certi. A livello mondiale, le stime dell’Organizzazione mondiale del commercio dicono che i beni contraffatti ammontano all’8% del commercio mondiale, mentre l’Ocse nel 2009 quantificava il giro d’affari mondiale in 250 miliardi di dollari. Stime comunque relative.
In Italia, il valore del mercato del falso è stimato fra 3,5 e 7 miliardi di euro nel 2010 – ma il dato non comprende la quota di merci contraffatte che partono dal nostro Paese. Nel 2010 l’Agenzia delle Dogane ha sequestrato oltre 15 milioni di prodotti, soprattutto abbigliamento, tabacchi e prodotti del settore audiovisivo. Ammontano invece a più di 110 milioni di pezzi gli articoli sequestrati dalla Guardia di Finanza nello stesso anno, fra i quali 37 milioni di pezzi nel comparto moda, 8 milioni nell’elettronica, 45 milioni nei beni di consumo. Fra il 2008 e il 2010, aggregando i dati dell’Agenzia delle Dogane e della Guardia di Finanza, si hanno oltre 174 milioni di pezzi sequestrati (al netto di alimentari, bevande, tabacchi e medicinali). Primeggiano abbigliamento e accessori, ma il documento di Confindustria rileva che “sul mercato si riversano quantità sempre più ingenti di prodotti di uso comune contraffatti (apparecchi sanitari, ricambi auto, giocattoli ed altro) con gravi conseguenze sulla sicurezza e salute del cittadino consumatore”.
Nel 2011 la Direzione generale per la contraffazione-Ufficio italiano brevetti e marchi e Unioncamere hanno realizzato un focus su calzature e occhiali, in particolare sulla percezione del fenomeno della contraffazione di questi prodotti da parte di consumatori e imprese. I consumatori intervistati, per questi due settori, sono generalmente consapevoli di comprare contraffatto. Sono consapevoli in particolare che la contraffazione danneggia l’economia nazionale (93,5%) e aumenta la criminalità (84,7%) e che acquistare prodotti contraffatti è un reato; allo stesso tempo, oltre il 28% del campione dichiara di aver acquistato almeno un prodotto contraffatto e oltre il 40% degli acquisti riguarda calzature e occhiali. Il 67% di chi acquista occhiali o scarpe contraffatte lo fa consapevolmente, anche se dall’indagine l’acquisto emerge come fatto sporadico. Il 71% dei consumatori intervistati ha invece dichiarato di non aver mai comprato prodotti contraffatti – stima che va probabilmente aggiustata, perché il numero degli intervistati che ha ammesso l’acquisto di prodotti contraffatti può essere in difetto.
Per il Generale della Guardia di Finanza Bruno Buratti “c’è un problema di percezione e comunicazione: la contraffazione non è solo un fenomeno illegale, è anche un fenomeno sociale e criminale. Le organizzazioni criminali hanno creato dei veri e propri distretti produttivi del falso”. Sul piano sociale, esiste “un basso livello di illegalità percepita. Non si ha idea – prosegue il Generale – di cosa ci sia dietro il falso. Chi acquista si trova davanti alla faccia presentabile della contraffazione, che si oppone a quella relativa alla scarsa qualità dei prodotti e alla condizione di sfruttamento dei lavoratori”. La contraffazione è diventata sempre più campo di azione della criminalità organizzata, perché “consente di realizzare ingenti guadagni, comparabili solo col traffico di sostanze stupefacenti”. Del resto, la dimensione dei sequestri effettuati evidenzia indirettamente anche la dimensione di tutto quello che ai sequestri sfugge – la Guardia di Finanza “viaggia” a una media di 40 operazioni di sequestro al giorno, pari a 300 mila prodotti e a due milioni di euro in valore. Prosegue Buratti: “La contraffazione è anche evasione fiscale, lavoro nero, sfruttamento della manodopera con un metodo schiavistico, riciclaggio di denaro”.
Si pone allora un problema di comunicazione, educazione e formazione dei consumatori. Che vengono richieste da Confindustria e dalle aziende, sia nelle scuole e fra i giovani, sia alla platea più ampia di tutti i consumatori. Perché, afferma il vice presidente per l’internazionalizzazione di Confindustria Paolo Zegna, “non abbiamo ancora una sufficiente cultura della legalità”.
Ma non è così semplice e la responsabilità non può finire tutta nelle mani dei singoli consumatori. Spiega Antonio Longo, presidente del Movimento Difesa del Cittadino: “Non è con la penalizzazione dei consumatori che si risolve il problema della contraffazione, ma con un’azione forte fatta di indagini investigative. Chi produce e chi commercia contraffatto va perseguito penalmente. Va rafforzata l’azione preventiva di controllo dell’Agenzia delle Dogane e della Guardia di Finanza. E servono attività di comunicazione e sensibilizzazione ai cittadini”.
 
di Sabrina Bergamini


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