Consumi: il food cresce nel mercato online, più 30% nel 2016
Agli italiani piace acquistare online. Nel 2016, il mercato e-commerce nel settore food&grocery (cibo e generi alimentari) è cresciuto del 30% rispetto al 2015, per un giro d’affari di 575 milioni di euro. A raddoppiare sono gli acquisti via smartphone, che raggiungono quota 100 milioni di euro, pari al 17% del totale e-commerce del comparto (25% se si aggiungono gli acquisti via tablet). L’enogastronomia cresce del 17% e con un valore di poco superiore ai 240 milioni di euro rappresenta ancora il 47% del valore dell’alimentare online, mentre la spesa grocery sui siti ecommerce dei supermercati tradizionali con consegna a domicilio cresce del 40% e vale 188 milioni di euro. È quanto emerge da una ricerca condotta dall’Osservatorio eCommerce B2C presentata l’1 dicembre a Milano presso il Campus Bovisa in occasione del Convegno “Food online: l’appetito vien comprando!”. L’indagine è promossa dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm, il Consorzio del Commercio elettronico italiano.
I dati sono incoraggianti, ma ancora molto contenuti se paragonati ai mercati stranieri più evoluti come Francia, UK e USA. Basti pensare che il food&grocery in valore assoluto incide ancora marginalmente (3%) sul totale mercato ecommerce B2c italiano, pari a quasi 20 miliardi di euro. A confermare questa tendenza Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori Digital innovation del Politecnico di Milano: «L’incidenza degli acquisti online sul totale acquisti retail è pari allo 0,35% nel 2016, una penetrazione significativamente inferiore sia rispetto a quella osservata in altri comparti merceologici più sviluppati – abbigliamento (5%), turismo (29%) – sia rispetto ai valori registrati (tra il 2 e l’8%) nello stesso settore in altri mercati internazionali come Francia, UK, USA. Negli ultimi anni però si è assistito a una proliferazione di iniziative online, sia da parte dei retailer tradizionali sia da parte di Dot Com pure player (anche startup): l’aumento dell’offerta si è osservato indistintamente in tutti gli ambiti, dai prodotti da supermercato ai prodotti gastronomici, dal vino al cibo pronto e possiamo ritenere che siano state finalmente gettate le basi per uno sviluppo strutturato del settore». L’offerta italiana sta dunque mettendo le basi per uno sviluppo importante del mercato. Nel Food&Grocery la componente principale – in termini di valore degli acquisti – è rappresentata dall’alimentare, pari al 90% del comparto, per un valore di 519 milioni di euro, in crescita del 27% rispetto al 2015. La componente health&care pesa per il restante 10%. L’alimentare è a sua volta composto per oltre il 90% dall’acquisto di prodotti food e per meno del 10% dal wine. In particolare, nel food il 60% della domanda si riferisce all’acquisto di prodotti “secchi” (ossia confezionati, incluso il caffè), il 31% ai “freschi” (prodotti a temperatura controllata, incluso il cibo pronto), il 7% alle “bevande” e il restante 2% ai “surgelati”.
«Il digitale ha reso qualsiasi settore più fluido e mutevole, e il mercato del food non è escluso da questo cambiamento», afferma Roberto Liscia, Presidente di Netcomm. «Le aziende ne fanno tesoro e hanno iniziato a creare una nuova offerta in grado di modificare le abitudini dei consumatori. Il risultato è l’affermazione e l’aumento a livello globale dei servizi di egrocery, ready to eat e ready to cook, modelli di business che seguono l’onda del nuovo contesto competitivo che l’ecommerce del food sta oggi vivendo. Sebbene non manchino le opportunità e la domanda per le aziende di offrire nuovi servizi o soddisfare nuovi bisogni legati all’alimentazione, in Italia le iniziative di efood sono ancora marginali e rappresentano ancora una nicchia del mercato ecommerce. Il 2016 sarà percepito come un anno spartiacque in cui l’ecommerce si è imposto come modello di business contando circa 20 miliardi di euro di ricavi e 19 milioni di eshopper. Il cambiamento deve provenire dalle aziende e le imprese del food non sono esenti» sottolinea Liscia.
Se dagli acquisti dei consumatori italiani si passa a considerare le vendite da siti italiani a consumatori italiani e stranieri, il giro d’affari supera i 650 milioni di euro. L’Export, inteso come valore delle vendite da siti italiani a consumatori stranieri, incide per circa il 10% delle vendite del settore.
«Nel Food&Grocery, contrariamente a quanto avviene mediamente nell’ecommerce B2c italiano, sono gli operatori tradizionali (retailer e produttori) a ricoprire un ruolo dominante, con il 67% del valore delle vendite nel 2016», sostiene Riccardo Mangiaracina, direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano. «Tuttavia le Dot Com crescono a un tasso superiore e il loro peso passa dal 25% nel 2015 al 33% nel 2016. Visto lo stato embrionale di molte di queste iniziative, è lecito aspettarsi che le Dot Com incrementino il loro peso anche nei prossimi anni. Prendendo in esame la concentrazione di mercato emerge che i primi 5 operatori del Food&Grocery generano il 68% delle vendite online, in linea con il 2015» dice Mangiaracina.
Sono tre i segmenti che si possono identificare all’interno dell’alimentare online: il grocery alimentare (prodotti alimentari da supermercato), l’enogastronomia (prodotti gastronomici e alcolici quali vino, birra, liquori e distillati) e la ristorazione (cibo pronto). Gli acquisti grocery alimentare valgono, nel 2016, 188 milioni di euro, in crescita del 40% rispetto al 2015. Si tratta prevalentemente della spesa sui siti ecommerce dei supermercati tradizionali con consegna al piano. L’enogastronomia cresce, nel 2016, del 17% ma, con un valore di poco superiore ai 240 milioni di euro, si conferma il primo segmento per valore degli acquisti. La ristorazione cresce, nel 2016, del 29% e raggiunge i 90 milioni di euro.
«In tutti e tre i settori possiamo notare una decisa tendenza all’innovazione sulla customer experience» spiega Samuele Fraternali, ricercatore dell’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano. «Pensiamo al Click&Collect (il ritiro della spesa a carico del cliente in negozio o in un punto concordato) come alternativa alla consegna a domicilio, o all’aumento di iniziative focalizzate sulla vendita di prodotti tipici di alta qualità o, ancora, del fresco con consegna rapida e di ingredienti/box per la preparazione di ricette. La ristorazione controbatte con una maggiore attenzione all’elenco degli ingredienti contenuti all’interno del piatto – al fine di poter rispondere a esigenze specifiche come diete, intolleranze e allergie – e alla garanzia di consegna dell’ordine in tempi brevi al fine di soddisfare l’urgenza del cliente» conclude Fraternali.
di Marianna Castelluccio